È stato catturato il quarto indagato per la morte di Petrit Caka, trovato morto in casa a Rocca Priora (Roma) da sua moglie, nel dicembre scorso.
Il fermo dell’uomo è avvenuto grazie alla collaborazione fra i carabinieri di Frascati e dell’Interpol, che con la coordinazione della Procura di Velletri, hanno indagato per arrivare a scoprire che l’uomo si trovava in Albania. È scattata la caccia a livello internazionale, nel mese di luglio, e oggi il risultato che i familiari aspettavano da mesi per rendere giustizia all’albanese, colpito a morte in casa.
Aveva accompagnato i bambini a scuola e poi era andato al supermercato Petrit Caka, 49enne albanese residente da tempo a Rocca Priora, la più alta cittadina dei Castelli Romani in termini di altitudine. Il comune alle porte di Roma è rimasto scosso alla notizia del ritrovamento del cadavere dell’uomo, segnalato dalla moglie il 13 dicembre poche ore dopo l’aggressione mortale.
Il soggetto arrestato oggi è ritenuto essere uno degli esecutori materiali del fatto di sangue, che dopo mesi di indagine sappiamo essere stato un omicidio studiato nel dettaglio con la complicità della stessa donna che ha finto di aver trovato il marito morto.
Grazie alla ricerca in Albania, dove le indagini hanno condotto gli inquirenti in questo tempo, l’uomo è stato rintracciato e sottoposto a un’ordinanza che dispone la misura della custodia cautelare in carcere a Velletri. Lo scorso luglio i carabinieri di Frascati sono riusciti ad arrestare altri due uomini e una donna – sua moglie – ritenuti complici.
Le attività in Albania, dove il soggetto era riuscito ad espatriare dopo il delitto, sono state coordinate dall’Esperto per la Sicurezza della Direzione Centrale della Polizia Criminale di stanza a Tirana.
È importante precisare che ancora non è stata confermata la colpevolezza di queste persone ma in attesa della sentenza definitiva a loro carico, ripercorriamo cosa è successo in quel giorno di dicembre che è rimasto impresso nella mente dei residenti di Rocca Priora, specialmente in chi conosceva Petrit.
Era la mattina del 13 dicembre quando Petrit ha accompagnato i figli a scuola e si è recato a fare alcune commissioni. Poi è rientrato nella sua casa al centro di Rocca Priora. Sarà l’ultimo suo giorno di vita, infatti ad attenderlo c’era qualcuno che lui conosceva bene, che ha fatto entrare in casa e che l’ha aggredito a morte.
Sappiamo che inizialmente sua moglie ha avvisato i carabinieri dicendo di aver trovato il cadavere quando è rientrata in casa, ma la svolta è arrivata poche settimane fa, quando i carabinieri di Frascati, sulla base degli elementi raccolti in mesi di indagini e ricostruzioni grazie anche alle analisi dello smartphone 49enne, hanno arrestato la moglie di Petrit. In manette anche due uomini, accusati di complicità ma la vera ideatrice del diabolico piano sarebbe proprio lei, la prima in lacrime quando ha raccontato lo shock nell’aver ritrovato il consorte senza vita in quell’appartamento all’ultimo piano di via del Sassone 13.
Il volto di Petrit era stato trovato con ferite importanti al volto e diversi tagli sparsi in tutto il corpo, cosa che ha portato gli inquirenti a pensare che fosse stato picchiato selvaggiamente, magari da più di una persona e poi lasciato lì a morire.
Il 27 luglio scorso i carabinieri hanno appunto arrestato la donna e due complici ma poi è iniziata la ricerca anche del cognato della vittima, che appunto si era rifugiato nel Paese natale. A inchiodare il gruppo sono state le telecamere della zona, analizzate a fondo dalle forze dell’ordine di Frascati con il supporto di quelle di Rocca Priora.
Secondo l’accusa la donna sarebbe la mandante e avrebbe deciso di escogitare la morte di Petrit Caka perché era stanca dei maltrattamenti che subiva ogni giorno. L’albanese era noto alle forze dell’ordine per alcuni precedenti penali e sappiamo che era un giocatore d’azzardo, per questo inizialmente si pensava alla ritorsione per qualche debito di gioco.
Stando all’ultima ricostruzione dunque, quella più plausibile, la donna avrebbe coinvolto il fratello, che aiutato da altri due uomini avrebbe inscenato una rapina degenerata poi in omicidio, accoltellando a morte la vittima. Poi l’uomo è fuggito raggiungendo dopo il fatto, l’aeroporto di Fiumicino in direzione Albania.
Dopo mesi di indagini la donna è stata arrestata all’interno di una nuova abitazione sempre nei Castelli Romani, un secondo indagato in procinto di abbandonare il Paese è stato fermato prima di imbarcarsi da Bari verso Durazzo, infine il terzo è stato fermato mentre viaggiava in auto lungo la via Cassia. Rimaneva il cognato della vittima, bloccato oggi in Albania dopo un mandato di arresto europeo emesso dall’Interpol.
Ora sta al giudice decidere se davvero questa storia è tale oppure c’è qualcuno più colpevole di altri, attribuendo quindi de varie pene in base al grado di coinvolgimento del brutale omicidio.
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