Un’indagine partita dal ritrovamento di un cadavere, quello di un giovane, nel maggio dello scorso anno. Evidenti segni di violenza sul suo corpo, avevano fatto pensare a qualcosa di molto più grande, molto vicino allo spaccio di droga.
Da qui sino ad oggi, quando è stata sgominata una banda di spacciatori, attivi fra il Piemonte e la Lombardia. Ben 26 gli arresti.
Sono 26 le persone arrestate nel blitz portato avanti dalle forze dell’ordine fra il Piemonte e la Lombardia. La Polizia di Varese ha eseguito le misure cautelari, fra le quali 24 in carcere, 1 agli arresti domiciliari e un divieto di dimora in Lombardia e Piemonte.
Si tratta di un gruppo di persone, tutte originarie del Marocco insieme anche ad un italiano, coinvolto negli arresti che aveva, più che altro, le cosiddette “mansioni di uscita” per lo spaccio di droga. Diversi i capi d’accusa alzati contro le 26 persone arrestate, fra i quali il più grave è quello di tortura e violenza. A questi fanno seguito anche quello di rapina, tentata estorsione, detenzione di armi, spaccio di stupefacenti in quelle che erano alcune zone boschive comprese fra Lombardia e Piemonte.
A Milano, a Lodi, a Pavia e a Cremona, ma anche nelle provincie di Novara e Piacenza: qui sono state arrestate le 26 persone accusate. Alcuni dei soggetti raggiunti dalla misura cautelare risulta essere irregolare in Italia e senza fissa dimora, di conseguenza al momento irreperibile. Un arresto è stato portato avanti anche in Germania, dopo l’emissione del mandato d’arresto europeo da parte del Gip.
Quasi tutti gli indagati hanno precedenti in materia per detenzione e spaccio di droga. L’uomo a capo della banda, inoltre, è stato denunciato in tre occasioni precedenti, a partire dal 2020, per reati quali sequestro di persona e lesioni commesse ai danni degli altri membri del gruppo.
Le indagini sono state portate avanti a seguito, come dicevamo, del ritrovamento del cadavere di un giovane, con evidenti segni di violenza sul suo corpo, nel maggio dello scorso anno. Il giovane era stato abbandonato seminudo in una piazzola di sosta a bordo strada nel Comune di Lonate Pozzolo. Da accurate indagini, si arrivò a capire che era un giovane di 24 anni, marocchino, anche se al momento non aveva addosso documento alcuno.
Aveva fatto parte di un gruppo di spacciatori tutti marocchini che era attivo in zone comprese fra Lombardia e Piemonte. A quanto ricostruito, il ragazzo sarebbe stato torturato e ucciso per un furto di droga e soldi per un valore di circa 30mila euro. Il furto era avvenuto qualche settimana prima ai danni proprio del gruppo di spacciatori di cui faceva parte.
Durante le violenze che il giovane stava subendo è stata proprio una donna, la compagna del capo del gruppo, a chiamare più volte il padre della vittima, dicendogli ciò che stava accadendo a suo figlio e chiedendo il pagamento della cifra che questi aveva rubato, per evitare che succedesse il peggio. L’uomo, sentendosi braccato, aveva chiesto di liberare il figlio rendendosi disponibile a recuperare la cifra necessaria e chiedendo del tempo.
Ma questo non è servito: il giovane è stato ucciso prima che l’uomo potesse consegnare il denaro richiesto. Da lì, le indagini che hanno portato alla scoperta del gruppo criminale di spacciatori, ed agli arresti di oggi.
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