Sono ugualmente morbide, resistenti e sicure, ma pesano il 30% in meno. Arrivano anche in Italia le protesi “spaziali” per il seno, spaziali perché realizzate con la stessa tecnologia utilizzata per rivestire il “muso” dello Shuttle. Sono le B-lite, di studio e progettazione israeliana, e se ne è parlato al 64° congresso nazionale della Società Italiana di Chirurgia Plastica Ricostruttiva ed Estetica SICPRE, appena concluso a Milano.
“Per noi chirurghi plastici – spiega Roy de Vita, socio SICPRE responsabile del reparto di Chirurgia Plastica all’Istituto dei Tumori Regina Elena di Roma – quello delle protesi leggere è un sogno che si realizza, perché meno peso significa un risultato più bello nel tempo e meno complicanze”.
Per capire il primo vantaggio, cioè la qualità del risultato negli anni, bisogna ricordare che i corpi tendono verso il centro della Terra in modo direttamente proporzionale al loro peso. Più sono pesanti, insomma, più cadono. A parità di volume, quindi, un seno aumentato in modo “leggero” tenderà ad essere meno cadente con il passare degli anni. “E poi il peso delle protesi – dice ancora de Vita, primo utilizzatore italiano di queste protesi – è correlato a una delle più diffuse complicanze, per fortuna non pericolosa per la salute: l’incapsulamento”. Si parla di incapsulamento quando l’organismo reagisce a quel corpo estraneo che sono le protesi rivestendole di tessuto fibroso particolarmente resistente. Così “bloccate”, e di conseguenza rigide, le protesi possono diventare evidenti, dando luogo a un effetto poco naturale e a volte asimmetrico.
Già provviste di marchio CE, che identifica i dispositivi che hanno superato tutti i controlli relativi alla sicurezza, le B-lite sono riempite di silicone medico, proprio come le protesi tradizionali, ma con l’aggiunta di microsfere di vetro borosilicato, un materiale inerte in grado di creare una fitta rete di legami chimici con il gel di silicone. “Il primo studio scientifico relativo a queste nuovissime protesi è appena stato pubblicato sull’Aesthetic Surgery Journal – dice ancora de Vita – ma è ovvio che anche per questo dispositivo medico deve valere quello che vale per tutte le novità: non c’è follow up”. Questo vuol dire che al momento non si conosce l’evoluzione a 10, 20 o 30 anni di pazienti che si sono sottoposte a una mastoplastica additiva con le B-lite, come invece è per le altre protesi.
“Al momento sono il primo e unico utilizzatore italiano di queste protesi”, dice ancora De Vita. “Le ho impiantate su 5 donne, tutte estremamente soddisfatte. I primi interventi sono solo relativi a casi estetici, ma ovviamente le caratteristiche delle B-lite le rendono ideali anche per gli interventi ricostruttivi e dove sono presenti esiti cicatriziali, cioè in tutti i casi in cui i tessuti di rivestimento esterni possono trarre beneficio da una minor sollecitazione legata al peso”.
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