Questa settimana la nostra rubrica dedicata alla grammatica vuole concentrarsi sull’uso dell’articolo determinativo, esempi e regole nella lingua italiana. La volta scorsa ci eravamo dedicati alle complicate evoluzioni dell’apostrofo nell’articolo indeterminativo, in realtà semplicissime una volta appreso che al maschile non si usa e al femminile sì. Non è difficile, no? Vediamo adesso l’articolo determinativo. Viene normalmente utilizzato per indicare qualcosa di ben preciso: si usa per specificare bene nomi comuni, aggettivi, pronomi, nomi concreti o astratti e in alcuni casi accompagna le descrizioni fisiche. L’articolo determinativo si distingue in maschile, ‘il’ (forma debole), ‘lo’ (forma forte) e ‘gli’ al plurale e in femminile, ‘la’ e ‘le’ al plurale. Come avrete di sicuro notato, l’articolo determinativo femminile è unico sia per la forma forte che per quella debole.
Vi avevamo promesso qualche esempio su quando si usa l’articolo determinativo, eccoli:
– il e i si usano davanti ai nomi maschili inizianti per consonante (il forcone, i carrarmati)
– lo e gli si usano davanti ai nomi maschili che iniziano per:
pn: lo pneumococco, lo pneumotorace
ps: gli psichiatri, gli psicologi
gn: lo gnomo, lo gnocco
z: gli zoccoli, gli zerbini
x: lo xilofono), lo xenofobo
y: lo yogurt, lo yoga
s quando è seguita da consonante: gli scogli, gli stivali
i quando è seguita da vocale: lo iodio, lo iato
Tanto per complicarci un po’ le cose, ma neanche poi tanto, davanti a un nome iniziante per vocale si usa l’articolo ‘lo’ con l’apostrofo, come per esempio l’abete, l’esemplare, l’intuito, l’orso, l’udito.
Più semplice la questione di ‘la’ e ‘le’, che si usano davanti a tutti i nomi di genere femminile (esempio: la fata, le fate) e, come per l’articolo ‘lo’, davanti a un nome iniziante per vocale, l’articolo ‘la’ si apostrofa, per esempio: l’alba, l’edera, l’idea, l’ocarina, l’upupa.
Ci sono dei casi specifici in cui l’articolo indeterminativo viene omesso, cioè non si usa proprio:
– nelle numerazioni
– davanti ai nomi di città, tranne in alcuni casi in cui è compreso, come il Cairo, la Spezia, però si usa minuscolo, senza maiuscola
– nelle apposizioni
– con alcuni complementi di luogo (andare a scuola, recarsi a casa)
– nella maggior parte delle locuzioni avverbiali (di proposito, in fondo)
– in espressioni che si usano come avverbi qualificativi (con calma, con intelligenza)
– quando un sostantivo, una congiunzione o espressioni di valore modale integrino il significato del termine o espressione che segue, come per esempio in carta da forno, in auto, in vestaglia, senza giacca e via dicendo.
Nell'universo apparentemente sicuro dei supermercati italiani, un nuovo caso sta catturando l'attenzione dei consumatori. Un…
Hai mai notato come le luci possano trasformare completamente un ambiente? C’è qualcosa di quasi…
Quando una vita si spegne, il silenzio lascia spazio a domande spesso trascurate. Non sono…
Un tranquillo pomeriggio si è trasformato in un susseguirsi di eventi degni di un film…
A quasi un anno dalla morte di Giulia Cecchettin, evento brutale che ha acceso un’ulteriore…
E sono sempre di più gli italiani che vorrebbero andare in pensione in anticipo. Per…