Sei persone, tra cui una donna incinta, hanno creduto di morire intrappolate in un ascensore di un grattacielo che aveva avuto un guasto. E’ accaduto nella città americana di Chicago. Il gruppo di sei persone si trovava sul John Hancock Center, un grattacielo di 100 piani progettato da Bruce Graham e Fazlur Khan. Erano state a mangiare presso un ristorante che si trova al 95esimo piano dell’edificio. In seguito avevano quindi preso l’ascensore per tornare ai piani bassi, quando all’improvviso un cavo si è staccato e tutta la cabina dell’ascensore è precipitata in fretta per oltre 84 piani.
I malcapitati che si trovavano dentro l’ascensore del John Hancock Center, sulla North Michigan Avenue, hanno vissuto momenti di puro terrore. Credevano di morire nello schianto al suolo della cabina, che si era staccata da almeno una delle funi che la reggevano. La revisione della struttura era però stata effettuata lo scorso luglio e non erano stati riscontrati problemi.
In pratica l’ascensore è precipitato nel vuoto dal 95esimo all’undicesimo piano, il sistema di sicurezza non si è attivato e gli esperti ancora si chiedono come si sia potuta bloccare la cabina prima che si sfracellasse al suolo.
Le sei persone, rimaste ferite, sono poi riuscite a mandare messaggi di sos con i loro telefonini. Hanno chiamato i servizi di emergenza e sono stati liberati dopo oltre tre ore dai vigili del fuoco. I quali hanno dovuto aprire un varco nel muro del parcheggio per poter estrarre i superstiti.
Ma i momenti in cui si sono resi conto che stavano precipitando sono stati pieni di panico. Indescrivibili, hanno detto alcuni. Altri hanno invece trovato il coraggio di raccontare quello che hanno vissuto.
Jaime Montemayor, ad esempio, 50 anni, in visita a Chicago ma proveniente dal Messico, ha spiegato che a un tratto ha avuto come la netta sensazione di cadere nel vuoto. Poi di aver sentito un rumore ripetuto “Clack clack clack”, e tanta polvere che ha iniziato a filtrare nella cabina. A bordo del grattacielo le persone hanno così cominciato a urlare, pregare e piangere, credendo che tutti sarebbero morti.
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