Può l’intelligenza artificiale aiutare i medici a combattere i tumori? Secondo una serie di studi presentati ad Asco 2017 da Ibm Watson Health possiamo dire di sì. La tecnologia cognitiva presente nell’utilità clinica di Watson for Oncology non solo riesce a elaborare i dati dei pazienti ma anche a suggerire dei metodi per combattere i tumori. Metodi e suggerimenti che nella stragrande maggioranza combaciano con le raccomandazioni dei medici esperti nel trattamento del tumore (96% dei casi). Una novità che si preannuncia di grande impatto nel futuro della lotta al cancro.
Testato e migliorato dai medici del Memorial Sloan Kettering di New York, e addestrato dagli esperti della Clinical Trial Matching (Ctm), il sistema di cognitive computing che usa il linguaggio naturale, conosciuto con il nome Watson, è messo a disposizione per la cura dei tumori.
Il sistema di calcolo è in grado di analizzare la storia medica dei pazienti, ricavarne informazioni per elaborare un piano di trattamento personalizzato talmente completo da suggerire anche quali trattamenti non dovrebbero essere applicati. Inoltre in uno studio qualitativo condotto da un gruppo di oncologi messicani è stato dimostrato anche che l’aiuto a individuare potenziali opzioni di trattamento per i pazienti è fondamentale in particolare nelle cliniche che non dispongono di competenze specialistiche per la formazione di studenti e specializzandi in medicina. Inoltre questo tipo di valutazione dei dati clinici ha permesso una riduzione del tempo necessario ai controlli dei test clinici da 1 ora e 50 minuti a 24 minuti.
Da un’altra ricerca svolta in India è emerso che i consigli di Watson per il trattamento del cancro ai polmoni si sono dimostrati in linea con quelli dei medici per il 96%, per il 93% nel caso del cancro al retto e per l’81% nell’esame del cancro del colon. Percentuali simili sono state registrate anche in uno studio in Thailandia riguardo il tumore del color-retto e al seno.
L’ultima specializzazione è il cancro alla prostata, ed entro fine anno la tecnologia arriverà a riconoscere 12 tipi di cancro, ossia l’80% delle tipologie in cui si manifesta. Infatti, durante l’addestramento di Watson for Oncology al Memorial Sloan Kettering Cancer Center di New York, il ‘cervellone’ è stato istruito e testato per aiutare i medici nei casi di cancro al seno, al polmone, al colon-retto, alla cervice, ovarico e gastrico. La novità è ora il rilascio della tecnologia per sostenere anche la cura multidisciplinare dei pazienti affetti da tumore alla prostata.
Ad oggi nove centri medici nel mondo stanno sperimentando la tecnologia per unirsi ai 48 già coinvolti nella sperimentazione. Tra i Paesi in cui viene usato il sistema ricordiamo Stati Uniti, Messico, Brasile, India, Cina, Thailandia, Corea, Taiwan, Bangladesh, Australia, Spagna e Slovacchia.
In collaborazione con AdnKronos
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