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Si riapre il caso di Ashley Olsen, la ragazza americana assassinata a Firenze l’8 gennaio scorso. La perizia medico-legale sulla salma della 35enne prova che la morte è avvenuta istantaneamente tra le 12 e le 12.30 per strangolamento, ma a quell’ora il presunto assassino, Cheik Diaw era già uscito dall’appartamento dove la ragazza americana è stata trovata morta.
Cheik Diaw, 28enne senegalese, aveva conosciuto Ashley nella notte tra il 7 e l’8 gennaio i due erano andati nell’appartamento di lei, avevano bevuto, assunto cocaina e avuto un rapporto sessuale. Cheik Diaw è stato arrestato pochi giorni dopo il ritrovamento del cadavere, l’uomo aveva confessato e raccontato di non avere intenzione di uccidere Ashley e aveva spiegato che la ragazza era caduta sbattendo la testa dopo una furiosa lite. In seguito alla perizia medica i legali dell’uomo hanno ribadito come le telecamere abbiano ripreso Cheik Diaw allontanarsi alle 11.30 dunque un’ora prima della morte della ragazza. Gli avvocati dunque ritengono possibile l’intervento di un’altra persona che, dopo l’uscita dal monolocale di Cheik Diaw, potrebbe aver strozzato la giovane donna, già sofferente per aver battuto la testa dopo la lite con il loro assistito.