L’asinello e l’elefante sono gli animali simbolo rispettivamente del partito democratico e di quello repubblicano negli Stati Uniti. I due schieramenti, che ogni 4 anni si sfidano per portare il proprio candidato alla Casa Bianca, sono rappresentati da due animali piuttosto insoliti. Dietro la scelta di ciascun animale ovviamente c’è una precisa storia, ma c’è una cosa che accomuna i rappresentanti delle due specie: tanto l’asinello, quanto l’elefante, nascono dalla creatività e dall’ingegno del vignettista Thomas Nast.
È il 1828 quando, durante la campagna elettorale per la Casa Bianca, il democratico Andrew Jackson usò l’animale sui manifesti elettorali. Perché questa scelta? Jackson era stato attaccato dai suoi oppositori che l’avevano definito un ”asino” a causa delle sue posizioni populiste. Il futuro settimo presidente degli Stati Uniti non fu per nulla turbato dall’epiteto, anzi, scelse di adottare l’animale come immagine simbolo della sua battaglia.
Una volta terminato il mandato, l’etichetta di asino continuò a restargli ben attaccata. Jackson venne raffigurato in una vignetta che lo ritraeva nei panni di un contadino intento a trascinare un asinello. Fu però un fumettista originario dalla Germania, che quindi non aveva la più pallida idea del legame di Jackson con l’asino, a incoronare definitivamente l’animale al partito democratico.
Si trattava Thomas Nast, un celebre vignettista politico emigrato con i genitori negli Usa nel 1840 quando aveva soltanto sei anni. Proprio Nast usò per la prima volta l’asinello in un ‘cartoon’ di Harper’s Weekly nel 1870 per rappresentare una fazione anti-militarista dei democratici con cui si trovava in disaccordo. Il simbolo piacque molto al pubblico e Nast continuò ad usarlo per indicare giornali e opinionisti democratici.
A differenza dei repubblicani, che si identificano con l’elefante, tuttavia, i democratici non hanno mai fatto dell’asinello il loro simbolo ufficiale pur usandolo ripetutamente come mascotte nelle pubblicazioni del partito. E ai rivali repubblicani che puntualmente ridicolizzano l’asinello sostenendo che sia un animale sciocco e ostinato, rispondono per le rime decantandone le lodi della sua umiltà, intelligenza e amabilità.
Abbiamo detto che come per l’asinello, anche nel caso dell’elefante, simbolo dei repubblicani, fu sempre Thomas Nast ad associare l’animale al partito. Era il 1874 e in un ‘cartoon’ pubblicato sempre su Harper’s Weekly, all’epoca in cui era in discussione un terzo mandato per Ulysses Grant, il vignettista raffigurò una serie di animali associandoli a diverse posizioni politiche.
Più nello specifico, Nast si lasciò ispirare da una notizia, in seguito rivelatasi falsa, sulla fuga di alcuni animali dallo zoo di New York: disegnò il grosso animale in fuga, sul punto di cadere in un burrone (in fondo al precipizio inflazione e caos) accompagnato da una didascalia che recitava “il voto repubblicano”.
La vignetta serviva a rappresentava il partito e la paura del popolo americano per il dispotismo del presidente repubblicano Ulysses Grant. Dopo questo primo esordio, Nast usò ancora l’elefante nelle successive elezioni, che videro i repubblicani perdere clamorosamente. Questa volta però, il partito repubblicano era visto come un grande elefante in gabbia e diversi fumettisti lo utilizzarono come metafora del partito: anzi, ben presto i repubblicani stessi lo adottarono come simbolo, glorificandone doti quali l’intelligenza e la dignità, a differenza, come detto, dei democratici che non hanno mai ufficializzato quello dell’asinello.
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