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Nuove ricerche sulla cura dell’asma grave forniscono nuove speranze agli italiani che soffrono di questa patologia. In Italia sono circa 3 milioni le persone con asma, di cui 10 mila colpite dalla forma grave. Gli esperti ne hanno parlato di recente a Milano, durante un simposio promosso nell’ambito del XVI Forum internazionale di pneumologia. Vediamo fin dove si è spinta la ricerca sulle cure per l’asma che diventano sempre più personalizzate.
All’incontro con gli esperti in relazione agli studi sulle nuove terapie per chi soffre di asma si è parlato dei risultati della ricerca ‘Salford’, spiegata da David Leather, Global Medical Expert di Gsk. Si tratta di una ricerca che prende il nome dalla città inglese in cui gli esperti hanno lavorato su studi clinici su un ampio campione di popolazione. Il tutto ha permesso una migliore valutazione dell’efficacia e della sicurezza della terapia in un contesto quanto più possibile vicino alla realtà.
In pratica i pazienti in cura per l’asma residenti nella città britannica sono stati individuati e monitorati man mano che proseguivano la normale terapia già prescritta dal proprio dottore. In particolare si è controllata anche la mancata aderenza al trattamento in termini di assunzione saltuaria, solo al bisogno o comunque non regolare.
I pazienti sono stati poi valutati a un anno di distanza e messi a confronto con il gruppo al quale era stata prescritto la combinazione di farmaci fluticasone furoato-vilanterolo. “L’analisi – spiega Leather – ha dimostrato che, oltre al miglior controllo della malattia, i pazienti che hanno assunto questo mix hanno ottenuto un punteggio più elevato anche nell’analisi della qualità di vita (misurata con il Questionario Aqlq), e un minore impatto sulla loro capacità lavorativa e di partecipazione alle normali attività della vita quotidiana”.
Altre successi nelle terapie messe in campo contro l’asma grave riguardano un farmaco biologico, l’anticorpo monoclonale umanizzato mepolizumab che ha dimostrato un miglioramento in termini di diminuzione della riacutizzazione della patologia. Inoltre sono stati presentati anche i risultati dello studio ‘Osmo’, reso pubblico all’American Academy of Allergy, Asthma & Immunology (Aaaai) e World Allergy Organization (Wao) Joint Congress di Orlando. Lo studio ha mostrato che i pazienti asmatici gravi incontrollati nonostante la terapia con omalizumab (l’altro anticorpo monoclonale oggi disponibile), ed eleggibili al trattamento con mepolizumab, quando sono passati a quest’ultimo hanno migliorato il controllo della propria asma.
A un anno dalla sua introduzione questo anticorpo umanizzato ha confermato nella vita reale quanto aveva già dimostrato negli studi clinici. Ce ne ha parlato Claudio Micheletto, direttore della Pneumologia dell’ospedale di Legnago (Verona), secondo cui: “I pazienti che negli ultimi 3 anni avevano fatto registrare fino a 70 ricoveri ospedalieri e avevano dovuto circoscrivere la propria vita all’interno delle mura di casa, sono riusciti addirittura a tornare al lavoro. Tutto questo grazie proprio a una terapia personalizzata, costante e non saltuaria”.
La sfida degli esperti, ora più che mai, è anche quella di abituare i pazienti a curarsi con regolarità, e non soltanto nel momento di crisi: “Qualsiasi forma d’asma va curata costantemente; con meno farmaci nei casi più lievi, con più farmaci per quelli più gravi, avendo cura di evitare che si possa passare da una forma lieve a una grave”.
In collaborazione con AdnKronos