Una bambina di 11 anni si è uccisa in Somaliland dandosi fuoco dopo che l’uomo che l’ha stuprata è stato assolto dai giudici della Camera degli Anziani della sua comunità. La madre della giovane era riuscita a portare in tribunale il caso di sua figlia. Il colpevole in verità fu arrestato e condannato a 8 anni in un primo giudizio. Purtroppo però, in seguito, la decisione è stata revocata, e alla fine la bambina si è uccisa. Anche perchè in Somaliland c’è una forte tendenza a mettere sotto accusa le vittime di stupro.
La Camera degli Anziani della comunità aveva preso la decisione di rilasciare lo stupratore e il padre della bambina ha accettato in cambio un risarcimento di 400 dollari. A metà gennaio 2015, la bimba si è tolta la vita e la polizia ha archiviato la sua morte come incidente.
La piccola, originaria della regione di Sanag, prima di suicidarsi ha combattuto per mesi contro le pesanti conseguenze fisiche e psicologiche dello stupro subito a settembre da un uomo di 28 anni.
La bambina aveva raccontato che stava raccogliendo la legna quando un uomo arrivato alle sue spalle l’ha colpita. ‘Sono caduta per terra e lui mi ha coperto la testa con un cappotto, così le mie urla non si sarebbero sentite‘. Come la maggior parte delle bambine in Somaliland, era stata sottoposta all’infibulazione, agghiacciate mutilazione genitale femminile. L’uomo l’ha poi minacciata di tagliarle la testa se avesse raccontato quello che le era successo.
La madre portò la piccola all’ospedale ma i medici si rifiutarono di curarla senza una denuncia alla polizia. Quando finalmente la bambina fu esaminata, fu deciso il ricovero nella clinica di Borama, grazie al supporto di ActionAid, che ha pure diffuso la notizia.