Il Pd esulta per i dati incoraggianti diffusi dall’Inps a proposito delle assunzioni, soprattutto a tempo indeterminato. Secondo il governo Renzi, che ha da sempre sostenuto le qualità della riforma, il jobs act e gli altri provvedimenti sul lavoro funzionano. Da gennaio a novembre 2015 sono state registrate oltre 2,1 milioni di assunzioni a tempo indeterminato (comprese le trasformazioni di rapporti a termine e apprendisti) contro 1,525 milioni di cessazioni. Il totale complessivo si attesta a 584.000 posti stabili nell’anno, contro i 510.292 dell’anno 2014.
”Dopo un anno di ruvide polemiche, oggi i dati dell’Inps si prestano ad una lettura inequivocabile. E’ un bene per il Paese, una disdetta per i soliti profeti di sventura”, ha commentato il senatore del Pd Andrea Marcucci, mentre il premier Matteo Renzi ha voluto affidare un messaggio a Twitter “Oltre mezzo milione di posti di lavoro a tempo indeterminato in più nel 2015. INPS dimostra assurdità polemiche su Jobsact #avantitutta“. E ancora, “Se ne facciano una ragione: l’Italia è tornata, più solida e ambiziosa“.
Secondo i dati analizzati dall’Osservatorio sul precariato dell’Inps, nella forbice temporale che va da dicembre 2014 a novembre 2015, l’aumento totale dei contratti per posti di lavoro dipendente è stata pari a 300mila unità, grazie anche alla diminuzione dei contratti a termine e apprendistato. Nel complesso le assunzioni private in 11 mesi sono aumentate del 9,7% e si sono concentrate particolarmente nelle regioni del Nord Italia come Lombardia, Friuli Venezia Giulia e Veneto.
Il nodo voucherL’incremento medio nazionale di voucher venduti nel 2015 rispetto al 2014 è stato del 67,5%, ”un dato davvero allarmante, con un probabile nesso con la stretta sulla collaborazioni” dichiara Gigi Petteni, segretario generale della Cisl, che mette in guardia sull’uso indiscriminato di questo metodo, che rischia di favorire il lavoro nero. Nei primi undici mesi del 2015 risultano venduti 102.421.084 voucher destinati al pagamento delle prestazioni di lavoro accessorio, del valore nominale di 10 euro, con un incremento medio del 97,4% in Sicilia, dell’85,6% in Liguria e dell’83,1% in Abruzzo e 83% in Puglia. La richiesta avanzata dal sindacalista al governo è dunque quella di “una riflessione seria ed eventuali correttivi sulla base di un confronto con le parti sociali” per evitare “che norme con un fine positivo possano avere effetti indesiderati“
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