Dopo una notte frenetica, Parigi si sveglia nella paura dopo gli attentati che hanno causato 127 morti e 200 feriti. Nella notte tra venerdì 13 e sabato 14 novembre, sette diversi attacchi hanno colpito la capitale francese, tra il X e l’XI arrondissement: il più grave al teatro Bataclan, dove era in corso un concerto del gruppo californiano Eagles of Death Metal: 80 i morti. Tre esplosioni sono avvenute nei pressi dello Stade de France dove si giocava la partita tra Francia e Germania, altre sparatorie per le strade. Per la prima volta dalla Seconda Guerra Mondiale, il presidente Francois Hollande ha dichiarato lo stato di emergenza nazionale. “È stato un atto di guerra, la reazione contro le barbarie dell’Isis sarà spietata”, ha detto parlando alla nazione. Nella mattina di sabato, è arrivata la rivendicazione ufficiale dell’Isis. “È solo l’inizio della tempesta”. Ripercorriamo la dinamica dei fatti.
È venerdì sera 13 novembre 2015. Sono le 21:15 quando vengono colpiti due ristoranti, le Carillon in rue Alibert e le Petit Cambogia in rue Bichat. Gli attacchi vengono portati avanti da uomini in auto che sparano raffiche di mitra sui passanti: almeno 14 i morti e 10 feriti gravi. Che sia un attacco coordinato appare subito chiaro.
Pochi minuti dopo, alle 21:23, avvengono tre esplosioni nei pressi dello Stade de France dove si gioca l’amichevole Francia-Germania. Il presidente Hollande è allo stadio e viene informato di quanto accade: almeno quattro morti. Fra le vittime anche due terroristi che si sono fatti saltare in aria con cinture esplosive: è il primo attacco kamikaze in territorio europeo.
Alle 21:30 avviene l’attacco al Bataclan: quattro uomini sparano sugli spettatori che stanno assistendo al concerto. I morti sono almeno 80: decine i feriti. Testimoni parlano di esecuzioni: i terroristi uccidono le persone una a una.
Alle 21:45 altri spari in strada causano altri cinque morti e otto feriti gravi; dieci minuti dopo, alle 21:55, all’incrocio tra rue Faidherbe e rue de Charonne un uomo spara sulla terrazza di un caffè, causando 19 vittime e 14 feriti gravi.
Si mobilitano le teste di cuoio. Alle 00:25 parte il blitz al Bataclan: durante l’intervento delle forze dell’ordine un terrorista viene ucciso e altri tre si fanno esplodere con cinture esplosive. Viene dichiarato lo stato di emergenza nazionale. Si chiudono le frontiere e vengono ripristinati i controlli anche per i cittadini europei. Holland parla di atto di guerra: “Gli attentati sono stati pianificati dall’interno ma organizzati dall’esterno”.
Immediata scatta la solidarietà del mondo intero. Il primo a parlare è Barack Obama, mentre gli edifici delle città di tutto il pianeta si illuminano dei colori della bandiera francese. “Sono commosso e addolorato, non è umano. Non ci sono giustificazioni. Prego per le vittime e tutta la Francia a cui voglio tanto bene”, dichiara un commosso Papa Francesco.
Alle 3, la Procura fa sapere che ci sarebbero altri attentatori in fuga per le strade di Parigi: scatta la caccia all’uomo. Alle 8 del mattino di sabato, arrivano i primi dati ufficiali sulle vittime da parte della Procura: si parla di almeno 127 morti, 200 i feriti di cui 80 gravissimi, ma il bilancio è destinato a salire. Alle 12 arriva la rivendicazioni ufficiale dell’Isis. “E’ solo l’inizio della tempesta“.
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