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14 luglio 2016, attentato a Nizza, nel sud della Francia: sono almeno 84 i morti e 100 i feriti, di cui 43 gravi, un bilancio destinato inesorabilmente a crescere. Tutto è accaduto nella notte: un camion di 15 metri ha travolto la folla lungo la Promenade des Anglais, sul lungomare, al termine dei festeggiamenti per la ricorrenza nazionale della Presa della Bastiglia. Il camion, come inferocito, ha travolto tutto ciò che era sulla sua traiettoria, per oltre 2 chilometri. Il conducente del camion è stato ucciso: era un 31enne francese di origine tunisina. Ora le Forze dell’Ordine sono alla ricerca dei complici della strage. Nel frattempo la rete e i social network stanno mostrando il proprio cordoglio e la propria solidarietà per chi, a Nizza, ha perso la vita all’improvviso e per chi invece, è rimasto qui, privato di qualche familiare o persona cara.
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Come in un circolo senza ritorno, ad ogni attentato, immediatamente dopo lo sconcerto, la paura e la rabbia, si innesca quel meccanismo di solidarietà di cui la rete è portatrice sana: sono centinaia al momento i messaggi di cordoglio per chi è rimasto coinvolto, in un modo o nell’altro, in questa ennesima strage ordita dal terrorismo internazionale.
Dopo l’attentato presso la sede del giornale satirico Charlie Hebdo del 7 gennaio 2015, dopo quello al Bataclan dello scorso 13 novembre 2015, la Francia si ritrova nuovamente stritolata nella morsa del terrore, ancora una volta i profili Facebook si tingono dei colori della bandiera francese, i profili Twitter si riempiono di vignette che ritraggono cuori tricolori, cuori con le lacrime, immagini di Nizza con l’hashtagh #PrayforNice, e poi ancora volti disegnati di donne che piangono lacrime tricolore.
E’ un crescendo di emozioni contrastanti, pensieri che si rincorrono nel tentativo di dare una spiegazione a qualcosa che forse non ce l’ha, nel frattempo dinanzi a questa ennesima strage, l’Isis e i suoi messaggeri di morte esultano.
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