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Attacco terroristico contro un residence per stranieri a Kabul. Come ha confermato la Farnesina, tra le 14 persone rimaste uccise c’è anche un italiano. Avrebbero perso la vita anche un americano e 4 indiani. Ci sarebbero almeno 6 feriti. Le fonti affermano che il gruppo terroristico avrebbe preso di mira il residence perché frequentato da stranieri. In base a ciò che è stato detto dalla rivendicazione, a condurre l’attacco sarebbe stato soltanto un uomo e non 3, come precedentemente aveva affermato il governo afghano.
Erano state prese in ostaggio 50 persone, che la polizia è riuscita a mettere in salvo al termine dell’assedio durato 7 ore. Secondo ciò che hanno riferito alcuni testimoni, l’uomo protagonista dell’attentato, prima di essere ucciso dalla polizia, andava di stanza in stanza per cercare gli stranieri.
Il residence
Il residence è il Park Hotel, molto frequentato dagli stranieri per la sua vicinanza ai compound delle Nazioni Unite. Sarebbe stata in corso una festa con musica in onore di un ospite canadese. Proprio nel corso di questo party c’è stata l’irruzione. La polizia si è posta in assetto antiterrorismo e ha pattugliato l’edificio. Per molte ore è rimasta a controllare le stanze e i locali.
La rivendicazione
Una rivendicazione è arrivata da un portavoce dei talebani, che ha specificato come un attentatore suicida ha attaccato il residence. E’ stato specificato che si tratta di un attacco ad un luogo dove si trovavano oltre 100 persone e di un attentatore armato di una pistola, un fucile e di materiale esplosivo. Secondo coloro che hanno rivendicato l’attentato, nel residence ci sarebbero stati cittadini americani e ci sarebbe stato in corso di svolgimento un importante incontro.
La vittima italiana
La vittima italiana dell’attentato è il bergamasco di Alzano Lombardo Alessandro Abati, di 47 anni. Svolgeva la professione di consulente per progetti infrastrutturali e lavorava soprattutto con gli Stati esteri. Insieme a lui è morta la compagna kazaka di 27 anni. I due avrebbero dovuto sposarsi a luglio a San Pellegrino. La coppia era già sposata con il rito afghano, che però non ha valore in Italia. Alessandro Abati aveva lavorato a lungo all’estero, nel 2006 in Albania, in Romania, in Siria, in Giordania e nell’Uganda, nel 2008 e successivamente in Bulgaria, in Moldavia e in Canada. Dal 2010 il suo lavoro si era concentrato soprattutto nei territori del Kazakistan e in Afghanistan, ma anche in Egitto.
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