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Attacco USA in Siria, quando Trump chiedeva a Obama di non bombardare Assad

L’attacco USA in Siria ha segnato una svolta per la politica estera americana e per lo stesso Donald Trump. Nel 2013 era infatti lui a chiedere a Barack Obama di non bombardare Bashr al-Assad: i suoi tweet di allora oggi sono tornati virali sul web, indice di come l’arrivo alla Casa Bianca abbia fatto cambiare idea sulla Siria anche a Donald Trump. Uno dei primi tweet risale ad agosto 2013, quando Trump era un semplice cittadino. Assad era nel mirino di Obama dopo l’attacco chimico di Ghouta, quando il regime usò il gas Sarin e uccise oltre 1.300 persone: gli Stati Uniti erano pronti a scendere in guerra, ma allora Trump era contrario a un intervento USA in Siria contro Assad. “Cosa otterremmo bombardando la Siria, oltre un debito pubblico maggiore e un conflitto più lungo? Obama ha bisogno dell’approvazione del Congresso“, scriveva. Tre anni e mezzo dopo, dalla Casa Bianca, Trump ha ordinato l’attacco USA in Siria senza l’approvazione del Congresso.

Non solo. In tante altre occasioni Trump si era pubblicamente schierato contro l’intervento militare americano in Siria. Nei giorni successivi, il miliardario continuava ad attaccare Obama e a chiedere di non intervenire contro Assad, giocando la carta dell’anti militarismo mista al sentimento nazionale.

Se Obama attaccherà la Siria e innocenti civili verranno colpiti o uccisi, lui e gli Stati Uniti sembreranno davvero cattivi“.

E ancora. “Quello che sto dicendo è che dobbiamo stare fuori dalla Siria“.

Infine, un lungo attacco di Trump a Obama, sempre sulla Siria, e sempre da Twitter. “Mi rivolgo ancora al nostro sciocco leader: non attaccare la Siria. Se lo farai avremo molte e cattive conseguenze e da questa lotta gli Usa non guadagneranno nulla!“.

Presidente Obama, non attaccare la Siria. Conserva la tua “polvere” per un altro (e più importante) giorno!“.

Il tweet forse più importante per capire il cambio di strategia di Trump sulla Siria è questo.

È il 5 settembre e Donald Trump scrive che “la sola ragione per cui il Presidente Obama vuole attaccare la Siria è salvare la faccia sulla sua stupida dichiarazione sulla Linea Rossa. Non attaccare la Siria, metti a posto gli USA“. In queste parole c’è il senso dell’attacco in Siria voluto da Trump.

Attacco USA in Siria, quando Trump ha cambiato idea

L’attacco USA in Siria ha cambiato la politica americana verso Assad e c’è stato un preciso momento in cui Trump ha cambiato idea. L’attacco chimico avvenuto nel villaggio di Khan Sheikhun, vicino Idlib, è stata la chiave di volta e ha dato al presidente USA il movente per un’azione militare che era nell’aria fin dalla campagna elettorale, cioè il superamento di quella “Linea Rossa” di cui parlava nel 2013 nel suo tweet: l’uso delle armi chimiche.

Nonostante sembra che ci si sia accorti solo ora degli orrori in Siria, sono anni che Assad usa armi vietate da ogni convenzione internazionale, dalle barrel bomb (qui una spiegazione di cosa sono) al gas Sarin e altre armi chimiche. L’episodio che ha cambiato tutto è stato l’attacco chimico di Ghouta, avvenuto il 21 agosto 2013, quando l’uso di gas nervino, in una zona controllata dai ribelli, provocò tra 1.400 e 1.700 morti (stime che variano a seconda delle fonti).

L’indignazione internazionale fu enorme, l’ONU mandò ispettori nella regione siriana e, dopo mille peripezie, confermarono l’uso di gas nervino in Siria: nell’attacco di Ghouta furono usati razzi terra-terra contenenti 350 litri di gas Sarin. Era quella la linea rossa che Obama aveva chiesto di non superare ad Assad nei primi tre anni di guerra (ricordiamo che il conflitto in Siria è iniziato nel 2011): il regime non doveva usare armi chimiche o armi vietate dalle convenzioni internazionali, altrimenti gli USA sarebbero intervenuti.

Allora il quadro politico era diverso: il Parlamento inglese aveva votato contro l’intervento militare in Siria (mentre oggi Theresa May plaude a Trump), la crisi dei migranti non era ancora al suo massimo e si preferì l’opzione diplomatica.

A scongiurare l’intervento militare fu l’accordo tra USA e Russia (che anche allora parlò di “fake news”) che aprì le porte degli arsenali chimici di Assad agli ispettori ONU. Nel giugno 2015, l’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (Opac) annunciò di aver distrutto il 99% delle armi chimiche di Assad (nel dettaglio 1.328 tonnellate di iprite, gas mostarda e Df, un precursore del Sarin). Mancava all’appello il gas cloro, perché usato per scopi industriali, e negli anni successivi i ribelli hanno accusato il regime di averlo usato contro la popolazione.

La questione delle armi chimiche in Siria sembrava chiusa, almeno fino al 4 aprile 2017, quando sono ricomparse a Khan Sheikhun. In quel momento, Assad aveva di nuovo superato la “linea rossa”, ma alla Casa Bianca non c’era più il “diplomatico” Obama (tra i fallimenti peggiori che ha lasciato in eredità, c’è proprio l’escalation delle violenze in Siria). È allora che Donald Trump cambia del tutto opinione, su Assad, la Siria e l’intervento militare.

Prima dell’elezione, era solo l’Isis il nemico degli USA, tanto che Trump sperava di usare anche la Siria. “Assad, la Russia e l’Iran sono gli unici che combattono l’Isis. Sarebbe utile andare d’accordo con loro e farlo insieme“, disse nel secondo faccia a faccia con Hillary Clinton. Oggi Assad torna a essere il dittatore da abbattere, a ogni costo, con o senza la Russia, l’approvazione del Congresso o altro.

Lorena Cacace

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