Salva per miracolo. Tra le tante storie dei sopravvissuti agli attacchi di Parigi, c’è anche quella di Barbara Serpentini, 18 anni, studentessa di Scienze Politiche e Filosofia nella capitale francese. È lei la ragazza inquadrata nel video delle telecamere di sorveglianza del caffè “Casa Nostra”, divulgato dal Daily Mail. Con lei, la sera del 13 novembre, c’era anche Sophia Bejali, 40 anni, avvocato franco-algerina. Le due sono diventate amiche frequentando un centro per senza tetto: non si vedevano da un paio di settimane e quel venerdì sera hanno deciso di uscire per bere qualcosa. Non si aspettavano di trovarsi nel cuore di un attentato terroristico. “È venuto verso di noi, mi ha puntato l’arma alla testa: è successo tutto così in fretta. Siamo state fortunate”, ricorda Sophia. “Mi sento fortunata”, replica Barbara. “Non riesco a credere che quella persona del video sono io”.
Le immagini sono agghiaccianti. È un venerdì sera, gli avventori sono seduti al tavolo del locale, quando alle 21:34 vedono la Seat nera fermarsi davanti al locale. Sentono gli spari, che scambiano per petardi, poi capiscono che sta succedendo qualcosa di grave e istintivamente si accucciano sotto i tavoli: le raffiche continuano, poi diminuiscono e un membro del commando si avvicina a loro, armato di kalashikov. “Ho aperto gli occhi e ho visto i suoi piedi. Aveva le scarpe da ginnastica nere, è stato davanti a me per un tempo che mi è sembrato un’infinità. Non volevo che i nostri occhi si incrociassero e mi sono messa le mani sul viso. Le scarpe erano a 20 centimetri da me”, racconta Barbara al Daily Mail.
“Eravamo indecise su che locale scegliere. Sono stata tante volte in Rue de la Fontaine-au-Roi, ma solo una volta al ‘Casa Nostra’”, continua Barbara. Quella sera era il più tranquillo e lo hanno scelto: si sono sedute per bere un drink e forse è stato questo a salvarle. “Se avessimo scelto l’altro ristorante, quello di fronte, magari ci saremmo sedute fuori, era una bella serata. E saremmo morte”.
Quando il terrorista, forse proprio Salah Adbesalam che è ancora in fuga, si è avvicinato a loro, hanno pensato che fosse la fine. Invece, l’arma si è inceppata: con un AK-47 puntato alla testa, le due amiche si sono salvate per un puro caso del destino, scampate anche ai proiettili vaganti.
“I colpi erano così forti che non sentivo altro, né urla né nulla. Quindi i colpi sono finiti e ho urlato a Barbara di correre” conclude Sophie. “Non riuscivo a sentire nulla”, ricorda ancora Barbara. Le due donne, come si vede nel filmato, appena l’attentatore si allontana, si alzano e fuggono. “Abbiamo corso e bussato a una porta ma non volevano farci entrare perché anche loro erano spaventati. Abbiamo bussato ad altre porte, urlavamo di farci entrare. Alla fine abbiamo trovato una porta aperta e siamo entrate. Ero sconvolta e non riuscivo a parlare”, conclude la 18enne.
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