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Perché l’Isis attacca la Francia sistematicamente con sanguinosi e terribili attentati terroristici? Perché la Francia è considerata ‘colpevole’ e da punire, e dunque presa come bersaglio prediletto dai terroristi jihadisti? Analizziamo insieme i possibili motivi alla base dei numerosi assalti dei terroristi che continuano a provocare morti nelle città francesi (nelle foto: Nizza, la strage sulla Promenade des Anglais).
Abbiamo già visto i motivi che hanno portato i terroristi a prendere di mira il Belgio, e dopo l’ennesimo attentato sanguinoso realizzato a Istanbul, abbiamo analizzato anche le motivazioni alla base dei continui attacchi in Turchia, ma adesso cerchiamo di capire quali sono i perché che spingono l’Isis a mietere morti e seminare feriti nelle città francesi.
Da quando il Califfato sta provando a egemonizzare Siria e Iraq per la creazione dello Stato Islamico, è stata dichiarata una sorta di guerra civile e terroristica alla Francia. Più volte i ”capi jihadisti” hanno rivolto inviti ai musulmani francesi di trasformarsi nei cosiddetti ‘lupi solitari‘ al fine di realizzare attacchi mortali in tutto il Paese. Perché? Una delle motivazioni risiede nel fatto che la Francia è uno dei Paesi europei che ha di fatto deciso di bombardare attivamente le postazioni dei miliziani islamici in Iraq e in Siria, insieme agli Stati Uniti. E più volte si è schierata a favore di provvedimenti giudicati ‘anti-islam’, come il divieto per le donne di indossare in pubblico il velo integrale.
Poi non bisogna dimenticare che in tutta la Francia, e in particolar modo in città come Parigi, il passato coloniale ha lasciato in eredità migliaia di immigrati dal Nord Africa, che nessun governo ha mai pensato di integrare, anzi, la politica indirizzata a destra di Le Pen e soci ha più volte creato attriti con i gruppi musulmani. In definitiva quello che succede oggi pone senz’altro le sue radici nella Guerra d’Algeria (1954-1962), con le sue violenze e torture messe in atto dalla ‘democratica’ Francia, e la serie di attentati realizzati dai ribelli algerini che cercavano l’indipendenza del Paese. Ma anche il ruolo di primo piano nella deposizione di Gheddafi in Libia ha ”regalato” al Paese un altro motivo per essere odiato.
L’emarginazione degli immigrati e dei loro figli e nipoti è palpabile da anni. Nelle università non ci sono progetti che interessano la lingua e la cultura araba. Gli immigrati di seconda o terza generazione, molti dei quali relegati a vivere nelle banlieu, sono alla ricerca di una identità perduta (e spesso sono senza lavoro) in una Nazione che non fa nulla per agevolare la loro integrazione, e che lascia alle moschee radicali e a altri ”enti” riconducibili ad alcuni Paesi del Golfo, l’istruzione di questi soggetti, che spesso finiscono con abbracciare la radicalizzazione per trovare un posto in un mondo che sembra ignorarli. E infatti molti nemmeno lo conoscono, il Corano, come Salah Abdeslam, il terrorista della strage a Bruxelles che aveva letto qualche sura online, su pagine in internet. L’odio e l’insoddisfazione trovano terreno fertile in quelle idee radicali distruttive che con l’Islam c’entrano ben poco , facendo infatti diventare i musulmani le altre vere vittime di questa situazione assurda.
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