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Sul web è stato pubblicato un video in cui Hamas minaccia in arabo e in ebraico una serie di attentati. Inoltre è stato preannunciato che alcuni passanti saranno investiti da automobili guidate da palestinesi oppure verranno pugnalati per strada. Secondo i testimoni che si sono trovati sul posto durante la strage alla sinagoga, la scena sarebbe stata terrificante. In rete circolano delle immagini, che mostrano il corpo a terra di un rabbino in una pozza di sangue. Si vedono anche i cadaveri di due attentatori, che sono privi di vestiti, forse perché spogliati dalle forze di sicurezza, per controllare che non avessero esplosivi addosso. Secondo alcune fonti, potrebbe esserci anche un terzo killer in fuga.
Gerusalemme si è svegliata nel terrore e la paura torna per le strade della città. Una sinagoga del sobborgo di Har Nof, su Agasi Street, è stata assaltata da due uomini palestinesi, armati di pistole, asce e coltelli, che si sono riversati nel corso della preghiera mattutina, uccidendo almeno 4 persone e ferendone almeno 9. La polizia è subito intervenuta e, dopo una sparatoria, ha ucciso i due assalitori. Per l’esercito non ci sono dubbi. “È stato un attentato terroristico”, ha dichiarato un portavoce. “I testimoni parlano di una scena terrificante”. Secondo le prime ricostruzioni, i due uomini sarebbero entrati nella sinagoga a volto scoperto, urlando “Allah akbar” (“Allah è grande”), prima di avventarsi sui fedeli. A togliere ogni incertezza è arrivata la rivendicazione da parte di Hamas. Immediata la reazione del premier israeliano Benyamin Netanyahu: “Reagiremo duramente”.
L’attentato alla sinagoga è stato rivendicato dal movimento al potere nella Striscia di Gaza: si è trattata di una ritorsione dopo la tensione che si è creata sulla Spianata delle Moschee, il cui accesso è stato vietato e poi riaperto con molte restrizioni da parte delle autorità. Non solo: Hamas ha dichiarato che l’attentato è stata la risposta alla morte di un autista di autobus palestinese di una ditta israeliana.
Yusuf Hasan al Ramuni, questo il nome, aveva 32 anni: padre di due bambini e residente nel quartiere di Ras al Amud, sul Monte degli Ulivi, a Gerusalemme Est, è stato trovato impiccato nella notte tra domenica e lunedì nella zona industriale di Har Hotzvim, a Gerusalemme Ovest. Secondo le autorità israeliane si sarebbe trattato di un suicidio, tesi respinta dai parenti.
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Le reazioni
La rivendicazione di Hamas ha fatto scattare la reazione di Netanyahu che ha additato il presidente palestinese Abu Mazen come responsabile dell’attacco, visto come “conseguenza diretta del loro incitamento, un incitamento che la comunità internazionale ha irresponsabilmente ignorato”.
Per questo, Israele ha deciso di intervenire in prima persona. “Reagiremo duramente alla crudele uccisione di ebrei che si erano recati a pregare, da parte di biechi assassini”, si legge in un comunicato emesso dal governo israeliano.
Immediata è stata anche la reazione degli Stati Uniti. Il segretario di Stato americano, John Kerry, ha condannato l’attacco definendolo un “atto di puro terrore”, e ha chiesto ai leader palestinesi di non incitare alla violenza.
L’attacco alla sinagoga arriva dopo settimane di tensione a seguito della richiesta di Marwan Barghouti, leader di Tanzim (braccio armato di al-Fatah) che sta scontando cinque ergastoli, di dare il via alla Terza Intifada. Negli ultimi tempi si sono registrati gli omicidi di cinque israeliani e uno straniero; dodici le vittime palestinesi tra cui i sei responsabili degli omicidi.
In realtà la tensione non è mai scemata del tutto dopo la guerra di Israele contro Gaza, nata dalla reazione del governo di Netanyahu al rapimento e alla morte di tre ragazzi israeliani che fece più di duemila morti tra i palestinesi.
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