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Tra coloro che sono sfuggiti all’attentato di Nizza, emerge la storia di Alessandra Locatelli, psicologa di Codogno, in provincia di Lodi. Lo scorso giovedì sera, si trovava anche lei sulla Promenades des Anglais, per assistere ai fuochi d’artificio, in occasione della ricorrenza nazionale della Presa della Bastiglia. Pochi minuti prima che il camion killer si scaraventasse sulla folla, la donna, insieme al figlio Giorgio di 5 anni, si era allontanata, dal punto esatto in cui il mezzo ha travolto decine di persone innocenti.
‘Era una serata fresca e siamo rientrati in hotel con l’idea di prendere un golf. La mia intenzione era di tornare immediatamente sulla Promenade ma Giorgio mi ha comunicato che non se la sentiva ed io ho acconsentito a che restassimo in stanza. A quel punto mi ha dato la buona notte dicendomi: Grazie mamma per non avermi riportato in strada’, ha raccontato la dottoressa Locatelli al Fatto Quotidiano.
Come colto da una sorta di premonizione, il piccolo non è più voluto tornare su quel lungomare dove era stato fino a pochi minuti prima. Coincidenze? O istinto infantile?
Di certo rimane il fatto, che di lì a qualche minuto, sulla Promenades des Anglais è letteralmente scoppiato l’inferno.
‘Le persone, prese dal panico sfondavano persino le vetrine dei negozi e delle botteghe per mettersi in salvo. Ad certo punto si sono poi viste in strada persone armate, di coltelli e addirittura di mannaie, che non si sa in quale tipo di guerra fossero impegnati. Ma era la paura, mista a follia, a farli agire, davvero uno spettacolo tremendo’ ha ricordato la dottoressa sfuggita alla tragedia per un attimo.
Poi il suo pensiero si è immediatamente spostato su tutti quei bambini, che a differenza del suo, sono rimasti coinvolti nell’attentato: ‘Quel che invece preoccupa sono le decine di bambini che ancora sono rimasti soli, perché si sono persi durante il parapiglia e di loro non si riescono a reperire genitori e o accompagnatori. So che sono circa una trentina e che si trovano in due task force sanitarie create in altrettanti punti della città di Nizza. E’ di loro che ci si deve occupare ora’.
La psicologa di Codogno ha poi concluso così la sua testimonianza: ‘Questa terribile vicenda che ha avuto soprattutto i bambini come vittime, non mi farà però cambiare idea: voglio che mio figlio cresca libero in una società multietnica; non abbacinato dall’odio ma sereno’.
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