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Parigi cerca di tornare alla normalità dopo tre giorni da incubo, conclusi il 9 gennaio 2015 con la morte dei fratelli Kouachi, responsabili della strage al Charlie Hebdo, e di Amedy Coulibaly, il killer di Montrouge che si era barricato in un negozio kosher a Porte de Vincennes con degli ostaggi. Le operazioni della Polizia però non sono ancora finite: è avvolta nel mistero la sorte di Hayat Boumeddiene, la compagna di Coulibaly presente all’interno del supermercato kosher e di cui si sono perse le tracce dopo il blitz. Al Qaeda ha rivendicato i due attentati e ha minacciato l’Occidente, mentre in Francia si sta organizzando la manifestazione di domenica contro il terrorismo. Il presidente Francois Hollande si è rivolto alla nazione, ringraziando le Forze dell’Ordine e rassicurando i francesi: solidarietà e vicinanza da parte delle potenze occidentali e dal mondo musulmano.
Ora tutti gli sforzi sono concentrati nella ricerca della Boumeddiene, 26enne compagna del killer di Montrouge, e sospettata di essere la complice dei killer di Parigi. La donna nel 2014 si tenne in stretto contatto con la fidanzata di Said Kouachi, implicato nella strage al Charlie Hebdo, chiamandola oltre 500 volte. Secondo la Polizia, sarebbe armata e pericolosa. Nelle prime ore dell’assalto al supermercato kosher, si riteneva che fosse all’interno del negozio, ma la sua presenza non è stata confermata.
Secondo una fonte di polizia, che ha riferito a Le Figaro, la compagna di Coulibaly avrebbe lasciato la Francia e sarebbe probabilmente in Siria: sarebbe partita il 2 gennaio. Le autorità turche hanno visto una donna che potrebbe essere proprio Hayat passare la frontiera con la Siria.
Quello che è certo è che Hayat Boumedienne e Amely Coulibaly erano legati sentimentalmente dal 2010 e che entrambi erano diventati jihadisti. Secondo quanto ricostruito dalla Polizia, i due avevano visitato Djamel Beghal, adepto del movimento radicale takfir, una setta salafista, scattando delle foto in posa da combattimento, lui da cecchino, lei con il niqab nero e la balestra.
Il blitz a Dammartin-en-Goele
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La caccia ai due killer della strage al Charlie Hebdo si è conclusa dopo una lunga giornata d’assedio. Nella seconda giornata di ricerca, i fratelli Kouachi sono stati individuati a circa 80 km a nord-est di Parigi, all’interno di un’azienda del comune di Dammartin-en-Goele, dipartimento di Senna e Marna, ad alcuni chilometri dall’aeroporto di Roissy. Intorno alle 9 del mattino nella zona è avvenuta una violenta sparatoria e i due fratelli hanno preso un ostaggio, Lilian Lepère, 27enne contabile della tipografia. Le trattative con i due attentatori sono durate ore allo scopo di avere i fratelli Kouachi vivi. Intorno alle 17 il via al blitz delle teste di cuoio.
Dopo una giornata di contatti, tutto si è concluso in pochi minuti: poco prima delle cinque si sono avvertiti numerosi spari provenire dall’interno del cortile, mentre si sono levate colonne di fumo a dare il via all’azione delle teste di cuoio: i fratelli Kouachi vengono uccisi, l’ostaggio liberato. In contemporanea, è stato dato il via il blitz a Parigi contro Amedy Coulibaly, il killer di Montrouge: anche lui è stato ucciso.
I due killer, appena si sono resi conto del blitz, hanno affrontato le teste di cuoio imbracciando i kalashikov e sparando. Nel corso della lunga giornata d’assedio avevano detto di essere “pronti a morire da martiri“. L’operazione dei servizi antiterrorismo puntava a catturarli vivi, come aveva chiarito il premier Manuel Valls ai giornalisti: prima del calare della sera, quando ormai era chiaro che non si sarebbero arresi, il blitz.
Le forze di sicurezza hanno asserragliato l’azienda per circa sette ore: gli agenti speciali dell’antiterrorismo hanno avuto contatti con i fratelli Kouachi per evitare ulteriori spargimenti di sangue.
Chiusi tutti gli istituti scolastici del paese con dentro circa mille studenti, compresa la scuola elementare a circa 300 metri in linea d’aria dalla tipografia: gli edifici sono stati protetti da un grande cordone di polizia ed esercito che hanno lavorato per evacuare tutte le scuole.
Foto da Twitter
A Dammartin-en-Goele un cliente dell’azienda ha raccontato a France Info di aver visto nella prima mattina uno dei due fratelli Kouachi. L’uomo si era recato alla tipografia per consegnare un pacco: qui è stato accolto dal responsabile dell’azienda accanto a un uomo armanto che gli ha detto di allontanarsi e di essere della Polizia. “Quando mi ha detto ‘Va, comunque non uccidiamo civili’, ho capito che potevano essere gli attentatori e ho chiamato le Forze dell’ordine“, ha riferito.
Le telefonate con i killer
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Nel corso della mattinata, i due killer sono stati contattati dalla radio e televisione BfmTv che ha telefonato alla tipografia. Gli audio sono stati divulgati solo al termine del doppio blitz. I primi a essere contattati sono i killer del Charlie Hebdo. Al telefono risponde Cherif Kouachi. “Siamo i difensori del Profeta“, spiega al giornalista. Poco prima, ai negoziatori, i fratelli avevano spiegato di essere pronti a morire da martiri. Cherif racconta alcuni dettagli della sua storia, del viaggio in Yemen dove ha incontrato lo sceicco Anwar al-Awlaki, uno dei leader di Al Qaeda. Quello che sembra una follia di “lupi solitari” inizia a delinearsi come parte di un piano. Loro non uccidono civili, spiega Kouachi: i vignettisti non lo erano, erano “bersagli”.
“Ti dico solamente che siamo i difensori del Profeta e io, Cherif Kouachi, sono stato inviato da al Qaeda dello Yemen e che sono partito da lì e che è Anwar al-Awlaki che mi ha finanziato, un po’ di tempo fa, prima che morisse (ucciso da un drone americano nel settembre del 2011 ndr)”.
Anche Coulibaly viene raggiunto al telefono dalla redazione. Alla domanda sull’assalto al supermercato parigino, risponde che “sì, siamo sincronizzati per fare le due operazioni“. Conferma di aver ucciso quattro ostaggi: non si sono sentiti al telefono con i Kouachi, ma sanno cosa devono fare: “Loro hanno Charlie Hebdo, noi i poliziotti“.
L’incredibile storia dell’ostaggio
Nella foto Said e Cherif Kouachi
Fin dalle prime ore della giornata si era parlato di un ostaggio nelle mani dei killer: era circolato il nome di Michel Catalano, il responsabile della tipografia. Solo a fine del blitz si è scoperta la verità: dentro la tipografia c’era Lilian Lepère, il giovane contabile dell’azienda, che era rimasto nascosto all’interno senza essere scoperto dai fratelli Kouachi.
Il ragazzo, quando li ha sentiti entrare, si era nascosto in un ufficio sul soppalco: con il passare dei minuti ha capito cosa stava avvenendo e ha iniziato a mettersi in contatto prima con la famiglia, poi con la Polizia. Nel corso della giornata, ha mandato messaggi alle Forze dell’Ordine, aiutandoli a ricostruire la piantina dei locali. Mezz’ora prima del blitz, le teste di cuoio lo ringraziano e gli chiedono di nascondersi perché il blitz sta per iniziare. fratelli Kouachi non avrebbero così saputo di avere un ostaggio: l’uomo si sarebbe tenuto in costante contatto con le forze dell’ordine dando continui aggiornamenti dall’interno all’insaputa dei killer.
Il discorso di Hollande
Parigi e la Francia cercano di tornare alla normalità dopo tre giorni di paura e terrore: nelle prime ore della sera del 9 gennaio, al termine dei due blitz, sull’Arc de Triomphe è comparsa la scritta “Paris est Charlie”
Alle 20 il presidente Francois Hollande parla alla nazione. I due blitz si sono conclusi e, dopo tre giorni di terrore, il Paese può tirare il fiato. Il presidente ringrazia le Forze dell’Ordine, si stringe nel cordoglio dei familiari delle vittime e sprona la Francia ad andare avanti. “Ne usciremo più forti“, assicura. Parla di un “atto antisemita abominevole” per la strage al supermercato kosher, chiarisce che “questi fanatici non hanno nulla a che fare con la religione musulmana“, e fa un appello all’unità nazionale e all’orgoglio della nazione. “Dobbiamo continuare a essere vigili, ma anche uniti: l’unità è la migliore arma, mostrare determinazione a lottare contro tutto quello che ci può dividere“. Infine il richiamo per la manifestazione di domenica: “Voglio fare appello a tutti i francesi per dimostrare con la marcia di domenica i valori della democrazia e del pluralismo, e tutti i princìpi che l’Europa rappresenta. Viva la Repubblica, viva la Francia“.
Arrivano anche le conferme da parte di molte personalità alla manifestazione contro il terrorismo che si terrà domenica a Parigi in ricordo delle vittime della strage al Charlie Hebdo: oltre a David Cameron, Angela Merkel, Jean-Claude Junker, Federica Mogherini e Mariano Rajoy, ci sarà anche Matteo Renzi, come annunciato dal premier su Twitter.
Nel tweet del giornalista de Le Figaro un’immagine della località dove si sono asserragliati i fratelli Kouachi
In mattinata, il presidente Francois Hollande si è recato a piedi dall’Eliseo al ministero dell’Interno per partecipare alle operazioni e prendere le decisioni riguardo alle trattative in corso.
“La Francia è sotto choc dal momento che gli autori di queste azioni non sono stati arrestati“, ha dichiarato Hollande in conferenza stampa. “Dal paese arriverà una risposta unita e forte contro la violenza. Non bisogna avere paura: dico a tutti i cittadini di scendere in piazza senza timore per la manifestazione di domenica: la Francia è un paese sicuro“.
80mila i poliziotti impiegati nelle operazioni. Tutte le strade di accesso al paese sono state bloccate: un giornalista de Le Figaro ha riferito su Twitter che le forze dell’ordine hanno chiesto agli abitanti del villaggio di non uscire di casa. Diversi testimoni raggiunti dall’emittente Rtl hanno parlato di una zona in assetto da guerra. Dalle prime ricostruzione i fratelli Kouachi nella notte si erano nascosti nei boschi intorno alla cittadina: individuati dagli elicotteri, si sono lanciati verso l’azienda sparando all’impazzata e prendendo degli ostaggi.
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