Sarebbe stato fermato dalla Polizia francese un presunto complice di Amedy Coulibaly, il killer di Montrouge e autore della strage all’Hyper Cacher di Parigi. Secondo quanto riporta iTele, dalla notte sono in corso perquisizioni nelle zone di Montrouge, Chatenay-Malabry, Epinay-sur-Seine, Fleury-Mérognis e Grigny, che hanno portato al fermo di 12 persone tra cui una ritenuta complice di Coulibaly. Le autorità sospettano che tutti abbiano offerto supporto logistico all’attentatore: tra i fermati ci sarebbero tre donne. Nel frattempo, alcuni siti d’informazione francese come 20 Minutes, Mediapart, France Info, Le Parisien e Slate sono offline dalle prime ore della mattina. Si sospetta che questo sia opera di hacker legati ai jihadisti. A Parigi inoltre è arrivato in visita il segretario di Stato USA John Kerry che ha espresso le cordoglianze e la vicinanza al presidente Francois Hollande dopo la mancata partecipazione di una rappresentanza di alto livello alla manifestazione di domenica. Numerose nelle ultime ore le operazioni contro i terroristi in altri paesi tra cui la più importante in Belgio.
Nella serata di giovedì 15 gennaio le forze speciali belga hanno sgominato una cellula jihadista composta da ceceni a Verviers: uccise due persone dopo una violenta sparatoria con gli agenti, fermate altre 13. Gli inquirenti hanno deciso di portare avanti la maxi-operazione per fermare il gruppo di miliziani tornati dalla Siria e che sarebbero stati pronti per attentati contro la Polizia e al rapimento e alla decapitazione di un importante personaggio. Secondo i media locali, ci sarebbe stato anche un piano per il sequestro di un bus.
“Possiamo confermare che l’obiettivo era quello di uccidere funzionari di polizia per la strada o negli uffici. Abbiamo trovato uniformi di poliziotti“, hanno spiegando i magistrati che seguono il caso in conferenza stampa. Nel covo sono state sequestrate numerose armi da fuoco. Massima allerta in tutto il Paese: rafforzate le difese dei luoghi più sensibili, a iniziare da sinagoghe e scuole ebraiche.
Anche a Berlino sono stati eseguiti due arresti: si tratta di due uomini, uno di origine turca di 41 anni identificato come Ismet D., accusati di aver recuclato combattenti per la jihad. Ismet è accusato di essere a capo di un gruppo di estremisti islamici che univano turchi, ceceni e provenienti dal Daghestan. “Non ci sono indizi sul fatto che il gruppo stesse organizzando attentanti in Germania“, fa sapere la Polizia tedesca.
La rivendicazione di Al Qaeda Yemen
La notizia arriva dopo la rivendicazione di Al Qaeda Yemen dellattentato al Charlie Hebdo, arrivata con un video diffuso su Youtube. Nasser bin Ali al-Ansi, membro del gruppo yemenita, ha spiegato che l’ordine è arrivato direttamente dal numero uno di al Qaeda, Ayman al-Zawahiri. “Li avevamo incaricati noi”, spiega riferendosi ai fratelli Said e Chérif Kouachi in cui volti si vedono alle sue spalle. “L’operazione è una vendetta per le offese contro il profeta Maometto. Diffonderemo il terrore se non saranno rispettate le nostre richieste”, spiega al-Ansi nega che ci sia stato un coordinamento con Amedy Coulibaly, che aveva dichiarato la sua appartenenza all’Isis e ha parlato di “una coincidenza”.
La Polizia ha identificato un quarto uomo, il complice dei Kouachi. Gli inquirenti sono risaliti a lui dalle chiavi di una moto ritrovata nel rifugio di Coulibaly dove era nascosto un vero arsenale: secondo Le Parisien, l’uomo sarebbe riuscito a fuggire in Siria. Sempre il giornale francese, il killer di Montrouge era riuscito ad ottenere un finanziamento da 6mila euro presso una banca francese e avrebbe comprato le armi in Belgio.
Arriva anche un nuovo video della fuga dei fratelli Said e Chérif Kouachi subito dopo la strage al Charlie Hebdo. Le immagini, diffuse da Reuters e riprese da tutti i media, mostrano i momenti immediatamente successivi alla strage nella redazione del giornale satirico. I due killer imbracciano i kalashikov, urlano: “Abbiamo ucciso Charlie Hebdo, abbiano vendicato il profeta Maometto”, poi si scambiano i caricatori delle armi e rientrano in auto. Stanno iniziando la fuga, ma una macchina della Polizia di Parigi gli blocca l’uscita: a quel punto i due scendono dall’auto, sparano contro la vettura, costringendola a indietreggiare. Da lì, imboccano una via a sinistra dove saranno ripresi dai giornalisti scappati sul tetto.
Nel frattempo continuano le ricerche dei loro complici e di Amedy Coulibaly. Secondo gli investigatori sarebbero sei i terroristi legati ai due attentati in fuga, tra cui Hayat Boumediene, la compagna dell’autore all’Hyper Cacher. La donna sarebbe stata ripresa dalle telecamere dell’aeroporto di Instanbul il 2 gennaio e dall’8 sarebbe passata in Siria usando i corridori creati dai miliziani.
Intanto, non accenna a diminuire l’allerta terrorismo in Francia in particolare dopo l’avviso lanciato dall’Europol secondo cui ci sarebbero tra i 3mila e i 5mila foreign fighters europei presenti in Medio Oriente. Nel paese transalpino sarebbero 1.200 le persone attenzionate: per questo il primo ministro Manuel Vals ha annunciato “misure eccezionali” che però “non derogheranno allo Stato di diritto”.
In queste ore si registrano anche le minacce contro il settimanale satirico Le Canard Enchainé che l’8 gennaio ha ricevuto mail minatorie in cui si annunciava che, dopo l’attacco al Charlie Hebdo, sarebbe arrivato il “loro turno”, non con i kalashikov ma “con asce”. Il giornale è stato messo sotto protezione, mentre il comico francese Dieudonné, già noto per un gesto ritenuto antisemita, è stato arrestato per apologia di terrorismo dopo aver scritto su Facebook “Je suis Charlie Coulibaly”. Il comico ha rimosso il messaggio e ha scritto una lettera al ministro degli Interni Bernard Cazeneuve, in cui accusa lo Stato francese di trattarlo “come il nemico pubblico numero 1”, anche se lui cerca “solo di far ridere” come Charlie Hebdo.
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