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Parigi è sotto choc dopo l’attentato al giornale satirico Charlie Hebdo: due uomini a volto coperto, vestiti di nero e armati di kalashnikov e un lanciarazzi hanno fatto irruzione nella sede del giornale, sparando contro i redattori e uccidendo 12 persone, 10 giornalisti e 2 poliziotti. Numerosi i feriti, di cui 4 in gravissime condizioni. Il ministro dell’interno francese Bernard Cazeneuve ha dichiarato che il commando sarebbe composto da tre uomini. Il settimanale era nel mirino degli integralisti per le sue vignette satiriche su Maometto. Le testimonianze e i video sembrano togliere ogni dubbio sulla matrice.
Colpiti a morte il direttore della testata Stéphane Charbonnier, detto Charb, noto vignettista: morte anche altre tre firme del settimanale, i fumettisti Cabu, Tignous e Wolinski. I due assalitori, identificati nei fratelli Said e Cherif Kouachi sono scappati, sparando contro i poliziotti e urlando “Vendicheremo il profeta“.
L’attentato
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Secondo una prima ricostruzione, i due assalitori hanno prima sbagliato il numero civico, arrivando solo dopo a quello giusto. Intorno a mezzogiorno, racconta una superstite, la fumettista Coco, i due assalitori le hanno puntato contro le armi, costringendola ad aprire la porta con il codice numerico, poi hanno iniziato a sparare falcidiando i giornalisti. In seguito si sono dati alla fuga a bordo di una Citroen nera, poi abbandonata e ritrovata dalla Polizia in rue de Meaux, nel diciannovesimo arrondissement di Parigi.
Questa la testimonianza della fumettista Coco rilasciata al quotidiano L’Humanité: “Stavo andando a prendere mia figlia all’asilo, davanti alla porta della redazione c’erano due uomini incappucciati e armati che ci hanno minacciato. Volevano entrare e salire. Ho digitato il codice. Hanno sparato su Wolinski, Cabu… è durata cinque minuti. Io mi sono nascosta sotto una scrivania. Parlavano perfettamente il francese e hanno rivendicato l’appartenenza ad Al Qaeda“.
Due video mostrano gli attimi successivi all’attacco: in uno, registrato da alcuni giornalisti della stessa testata, scappati sul tetto, si vedono i due uomini fuori dall’auto con le portiere aperte mentre sparano contro i poliziotti che li avevano intercettati in una via dietro la redazione. In un video girato dal giornalista Martin Boudot dell’agenzia Premières Lignes (clicca qui per vederlo), si sente chiaramente uno dei due assalitori gridare “Allah Akbar” prima di sparare contro i poliziotti.
In un altro video si vedono gli attentatori dopo l’assalto scendere dall’auto con i kalashikov, sparare contro un altro poliziotto, freddato con un colpo alla nuca, e poi darsi alla fuga. Immagini che hanno scioccato la Francia e non solo per la freddezza e l’organizzazione militare con cui il piccolo commando ha agito.
L’Isis rivendica l’attentato
L’Isis rivendica l’attentato al Charlie Hebdo del 7 gennaio 2015 e minaccia altri paesi dell’Occidente. L’imam Abu Saad al-Ansari, religioso vicino al califfato, ha pronunciato un sermone a Mosul, in Iraq, dicendo che l’organizzazione di Abu Bakr al-Baghdadi è la responsabile dell’attacco al giornale satirico.
“Abbiamo iniziato con l’operazione in Francia, per la quale ci assumiamo la responsabilità. Domani saranno la Gran Bretagna, l’America e altri“, le sue parole citate dall’agenzia Dpa. “Questo è un messaggio a tutti i paesi che partecipano alla coalizione che ha ucciso militanti dello Stato islamico“, ha sottolineato.
Lo Stato Islamico aveva già espresso la sua soddisfazione per la strage di Parigi e su Twitter un jihadista del califfato aveva scritto che “la vendetta per il Profeta” era solo all’inizio; la radio dell’Isis aveva poi definito degli “eroi” i due attentatori, Said e Cherif Kouachi, che in un primo momento si erano definiti di Al Qaeda.
Manifestazioni per l’attentato al Charlie Hebdo
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Nella sera del 7 gennaio, a poche ore dall’attentato al Charlie Hebdo, la città di Parigi è scesa in piazza per dimostrare la sua solidarietà con le vittime e per dimostrare di non voler far vincere il terrore. Per le strade della capitale francese e non solo, centinaia di persone hanno mostrato le copertine del settimanale, cartelli con la scritta “Je Suis Charlie” e penne e matite, simbolo dei vignettisti uccisi.
Le vittime
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Le foto dei fumettisti uccisi nell’attentato. Da sin: Cabu, Charb, Tignous e Wolinski
Dodici le vittime dell’attentato al giornale satirico Charlie Hebdo: dieci giornalisti e vignettisti, tra cui il direttore, e due poliziotti. Secondo le prime testimonianze, gli assalitori hanno chiamato per nome i giornalisti prima di fare fuoco. Confermato il decesso del direttore della testata, Stéphane Charbonnier, detto Charb, noto vignettista. Classe 1967, collaboratore e poi direttore di Charlie Hebdo, era stato più volte minacciato per le sue vignette ed era sotto protezione. Morti anche altre tre firme del settimanale, i fumettisti Cabu, Tignous e Wolinski , le firme più prestigiose del settimanale e molto amati in Francia e non solo. L’ultima vignetta postata su Twitter dal giornale risale a un’ora prima della strage con protagonista il leader del califfato Isis Al-Baghadi.
Tra le vittime anche l’economista Bernard Maris, collaboratore della rivista e presente alla riunione di redazione al momento dell’attacco. Rivelato anche il nome di battesimo di uno dei poliziotti, freddato per strada dagli assalitori: Ahmed, 42 anni, era di origine araba come indica il nome.
Una delle redattrici del giornale, la fumettista Coco sopravvissuta all’assalto, ha raccontato di essere stata obbligata dagli attentatori ad aprire le porte della redazione: gli uomini erano a volto coperto e imbracciavano le armi, hanno dichiarato di essere di Al Qaeda in un perfetto francese, poi hanno iniziato a svuotare i caricatori degli AK-47 sui colleghi.
L’homepage del sito di Charlie Hebdo: sul web la solidarietà corre con l’hastag #JeSuisCharlie
Le reazioni
“Si tratta di un attacco alla libertà, un atto barbarico contro i giornalisti e contro i poliziotti“, sono state le prime parole di Hollande. “Non c’è dubbio che si tratti di terrorismo. La Francia è sotto choc“, ha chiarito, annunciando che è già partita la caccia ai due responsabili dell’attacco che sono riusciti a fuggire a bordo di un’auto, poi abbandonata. Hollande ha aggiunto che nelle ultime settimane sono stati sventati altri attacchi.
Il presidente ha annunciato l’entrata in vigore del piano Vigipirate, con la massima allerta innalzata in tutta Parigi e in Francia: poliziotti sono già schierati davanti alle scuole, nelle stazioni pubbliche, nelle sedi dei giornali e nei centri commerciali. Transennata tutta la zona dove ha sede il giornale che si trova nell’11esimo arrondissement, zona est della città.
Immediata la condanna da parte della comunità islamica francese. Per il segretario generale dell’unione delle moschee di Francia, Mohammed Mraizika, “Nulla, assolutamente nulla, può giustificare o scusare questo crimine“.
Grande il cordoglio da tutti i maggiori esponenti politici internazionali. Matteo Renzi ha parlato di “orrore e sgomento” per l’attentato al Charlie Hebdo, dal Vaticano arriva una doppia condanna “per l’assassinio dei giornalisti e per l’attentato alla libertà di stampa”.
Condoglianze da parte della Casa Bianca e di Vladimir Putin, come dal premier inglese David Cameron. “Sconvolta” da “un attentato abominevole” Angela Merkel; “Profondamente scioccato per l’attacco assassino contro Charlie Hebdo. I miei pensieri allo staff, ai poliziotti e ai loro cari“, scrive su Twitter il presidente del Parlamento europeo Martin Schulz.
Dura la condanna di Marine Le Pen e del Front National che si dicono “inorriditi” per “l’odioso attentato” al Charlie Hebdo: stesso tono duro da parte dell’alleato in Europa del partito della destra francese, la Lega Nord di Matteo Salvini che, su Twitter, punta il dito “contro il nemico in casa“.
Condoglianze e condanna arrivano anche dal mondo islamico. Il ministro degli Esteri egiziano, Sameh Shukri, ha condannato “con forza” l’attacco esprimendo la solidarietà del Cairo con la Francia e il sostegno per la lotta contro il terrorismo. Il ministro ha espresso le condoglianze dell’Egitto alle famiglie delle vittime, al popolo e al governo della Francia. Il terrorismo, si legge nella nota, “è un fenomeno internazionale il cui obiettivo” è quello di minacciare la sicurezza e la stabilità nel mondo, e le forze internazionali si devono unire per sconfiggerlo.
Allerta in Italia
Il ministro dell’Interno Angelino Alfano ha convocato il Comitato di analisi strategica antiterrorismo presso il Dipartimento di pubblica sicurezza. Il comitato, composto da tutti gli esperti di antiterrorismo delle forze dell’ordine e dell’intelligence, esaminerà la minaccia terroristica alla luce del grave attacco avvenuto oggi a Parigi alla sede della rivista Charlie Hebdo. Innalzata l’allerta per la stampa anche in Italia. In Spagna è stata evacuata la sede del quotidiano El Pais a Madrid poco dopo le 15 per la presenza di un pacco sospetto portato in mattinata da un uomo: la polizia sta procedendo alle analisi del contenuto.
Charlie Hebdo
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Il giornale satirico Charlie Hebdo è finito più volte nel mirino degli integralisti islamici in particolare per aver pubblicato delle vignette satiriche su Maometto che avevano scatenato la rabbia della comunità islamica.
L’episodio più noto risale al 2006, quando il settimanale satirico decide di dare alle stampe i disegni del giornale danese Jyllands-Posten, facendo registrare un balzo nelle vendite in un giorno dalle 140mila alle 400mila copie. Allora il Consiglio francese del culto musulmano chiese il ritiro delle copie dalle edicole. Incriminato per razzismo, l’allora direttore Philippe Val fu assolto l’anno dopo da un tribunale francese.
Charlie Hebdo però non si è fermato e ha continuato a pubblicare vignette satiriche anche sul mondo musulmano e i suoi tabù, in particolare con il numero dedicato alla vittoria degli islamisti in Tunisia. In una vignetta messa in copertina Maometto viene ritratto mentre promette “cento frustate se non morite dal ridere”. I redattori hanno aggiunto la scritta: “Sì, l’Islam è compatibile con l’umorismo”, con un disegno del Profeta con il naso rosso da clown. Il direttore di Charlie Hebdo nel 2013 era stato inserito nella lista delle persone da uccidere da parte di Al Qaeda perché pericolose.
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