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Attentato a Sydney: sequestrate decine di persone in un bar – DIRETTA LIVE

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C’è voluto il blitz della Polizia per porre fine al sequestro di decine di persone in una cioccolateria a Sydney a opera di Man Haron Monis, radicale islamico iraniano, già noto alle forze dell’ordine. Dopo 16 ore di paura, le forze dell’ordine sono entrate nel bar e hanno liberato gli ostaggi: prima si sono sentiti gli spari, poi alcuni ostaggi sono usciti, subito soccorsi. I media locali riferiscono di alcuni feriti e anche di due persone uccise, tra cui ci sarebbe anche il sequestratore. Nel corso della diretta eseguita dalla tv australiana si sono viste due persone portate in barella. C’è già un primo identikit di Man Haron Monis: tra i 49 e i 50 anni, era già conosciuto alle autorità per aver intrapreso una campagna d’odio contro i soldati australiani in Afghanistan, inviando decine di lettere offensive ai familiari dei militari uccisi. Non è però l’unico crimine di cui si è macchiato.

Monis, arrivato in Australia autodefinendosi uno sceicco, è infatti noto anche per essere un santone, accusato nel 2002 di violenza sessuale su una donna, a cui sono seguite denunce da almeno altre 40 donne; infine, lo scorso anno è stato accusato di aver organizzato, con l’attuale moglie Amirah Droudis, l’assassinio della sua ex consorte, Noleen Pal, accoltellata e data alle fiamme in un condominio a Sydney. Al momento era libero dopo aver pagato la cauzione.

Ancora non sono chiari i motivi del gesto che l’hanno portato anche a esporre una bandiera nera dell’Isis. La piazza Martin Place, nel cuore del quartiere degli affari, è stata chiusa, con ogni mezzo della polizia che circondano l’edificio. Secondo alcuni testimoni, l’uomo avrebbe preso in ostaggio una ventina di persone e avrebbe piazzato due bombe all’interno e all’esterno del locale. Il presunto terrorista è asserragliato dentro da ore e ha chiesto di parlare con il primo ministro australiano Tony Abbott; secondo i media locali, nel primo contatto con la polizia avrebbe chiesto la bandiera dell’Isis da issare sull’edificio in cambio della liberazione di alcui ostaggi. Uno degli ostaggi liberati avrebbe parlato alle autorità delle bombe piazzate dall’uomo.

Al momento sono in corso i negoziati tra l’uomo e le forze di polizia, ma non sono ancora del tutto chiari i moventi del sequestratore. “Ci vorrà forse del tempo, ma vogliamo risolvere la cosa pacificamente. Le informazioni che abbiamo sono che nessuno è stato ferito finora“, ha dichiarato la vice comandante della polizia Catherine Burn. L’edificio è sorvegliato da centinaia di poliziotti, armati di tutto punto e pronti a intervenire per liberare gli ostaggi; molti altri sono stati evacuati, fra cui la Reserve Bank, il consolato Usa e l’Opera House, il monumento simbolo della città dove si era temuto un altro “incidente”, come hanno riferito i media locali.

Il sequestro

Il sequestro è avvenuto davanti agli uffici della catena tv Channel Seven e molti dipendenti hanno assistito agli attimi di tensione e paura in diretta. “Ci siamo precipitati alla finestra e abbiamo avuto la visione scioccante e agghiacciante di persone alzare le mani di fronte ai vetri del locale“, hanno raccontanto all’Australian Broadcasting Corporation.

Alcuni ostaggi sono stati visti mentre tenevano una bandiera nera contro la finestra con la scritta in arabo “Non c’è altro dio che Allah. Maometto è il messaggero di Allah”; i media locali riferiscono che il sequestratore sta facendo ruotare gli ostaggi davanti alla vetrina e sta usando una delle persone come scudo umano. Condanna unanime è arrivata dalla comunità musulmana australiana.

L’azione del governo

Il primo ministro ha convocato il Comitato di sicurezza nazionale e si è rivolto alla nazione. “Si tratta evidentemente di un avvenimento inquietante ma tutti gli australiani devono essere rassicurati sul fatto che le forze dell’ordine e della sicurezza sono ben addestrate e agiscono in maniera professionale“, ha spiegato Abbott.

Da settembre il governo australiano ha innalzato il livello di allerta, mentre la Polizia ha portato avanti raid in tutto il Paese per fermare l’avanzata terroristica: dalle ultime indagini infatti sarebbero almeno una settantina i cittadini australiani che si sono arruolati nelle milizie dell’Isis e già una ventina sarebbero morti in battaglia.

Il luogo

Il luogo in cui l’uomo ha deciso di agire è quello dell’area commerciale di Martin Place, una zona in cui si trovano alcune banche commerciali, la Reserve Bank of Australia e in prossimità del Parlamento del Nuovo Galles del Sud. All’interno del bar sotto sequestro, secondo quanto ha comunicato un responsabile della Lindt, lavorerebbero circa 10 persone. Con molta probabilità all’interno del locale si trovavano 30 persone.

Le testimonianze

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Un testimone ha riferito al Channel Seven di aver visto l’attentatore entrare nel bar: “Quando quello è entrato io stavo uscendo, ci siamo guardati, sembrava calmo”. Si hanno ancora delle incertezze sul numero degli ostaggi. La ricostruzione di un testimone parla di una dozzina di clienti presenti in quel momento all’interno del locale, ma altre informazioni indicano un numero più elevato. E’ mistero anche su una borsa sportiva che a quanto pare l’uomo ha con sé. Non si sa cosa ci sia all’interno: si potrebbe trattare di caricatori per la sua arma o di esplosivo. Craig Stoker, un testimone, ha detto: “Mentre andava verso l’ingresso mi ha urtato con una borsa pesante, dentro c’era qualcosa di duro. Gli ho detto ‘che cavolo fai, guarda come ti muovi’. Lui si è girato e mi ha risposto ‘vuoi che spari anche a te?’. Aveva gli occhi da matto”.

Le dichiarazioni del capo della polizia

Andrew Scipione, capo della polizia del New South Wales, ha spiegato che non è stato ancora effettuato un contatto diretto con l’uomo armato all’interno del locale. Il capo delle forze dell’ordine ha affermato che si tratta di un solo uomo armato: “Abbiamo mobilitato centinaia di agenti, l’0biettivo è di concludere la vicenda in modo pacifico”. Inoltre Scipione ha affermato che in città non ci sono altre condizioni preoccupanti in corso. L’ufficiale ha parlato anche della bandiera con la scritta in arabo: “L’abbiamo vista, stiamo cercando di capire che cosa rappresenti, ma non intendo speculare oltre al momento”.


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Le reazioni

Il Gran Mufti di Australia, Ibrahim Abu Mohamed, ha espresso parole di condanna nei confronti della presa degli ostaggi. Attraverso un comunicato è stato detto: “Il Gran Mufti e il Consiglio nazionale degli Imam condannano questo atto criminale in modo chiaro e ribadiscono che questo genere di azioni è condannato dall’Islam, nello specifico e in generale”. Su diversi siti, invece, sono comparsi alcuni messaggi che inneggiano al sequestratore. Un commento di un lettore sul sito della tv al-Jazeera recita: “Oh eroi, uccidete tutti gli ostaggi. L’Australia e tutti i Paesi del mondo devono capire che sono stati loro a iniziare”.

Lorena Cacace

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