Si indaga sul ruolo che Abdel Touil Majid, il giovane marocchino arrestato nel milanese, avrebbe potuto avere nell‘attentato al museo del Bardo di Tunisi. Gli inquirenti cercano di capire il ruolo di questo ragazzo di 22 anni soprattutto alla luce di quanto sta emergendo al seguito del suo arresto. Il 22enne, quarto figlio di una famiglia residente da anni in Italia con regolare permesso di soggiorno, il giorno dell’attentato in Tunisia era in Italia. A dirlo sono le insegnanti del Cpia, Centro Provinciale Istruzione Adulti, di Trezzano sul Naviglio, paese dell’hinterland milanese, dove Adbel sta frequentando un corso di lingua italiana: lo ha iniziato il 6 marzo, il 12 e il 16 marzo risulta in classe, come da registro compilato, così come il 19. L’attentato è avvenuto il 18 marzo: come è possibile che Abdel fosse in classe la mattina successiva?
La madre Fatima lo difende. Il giorno della strage, dice, era con lei a casa. La donna, che lavora come badante e abita a Gaggiano con gli altri tre figli, è sicura della sua innocenza. “Mio figlio non è per niente d’accordo con la jihad, con la lotta armata, lo so, anche quando c’è stato l’attentato a Tunisi era con me, ne abbiamo parlato, c’è un errore, siamo sicuri, e la verità verrà fuori“, ha dichiarato ai media che l’hanno raggiunta. Anche il giovane si professa innocente dal carcere di San Vittore in cui è rinchiuso.
Eppure, le autorità tunisine sono certe che sia lui il quarantasettesimo membro del gruppo terroristico. Che ruolo ha avuto? Come è possibile che sia riuscito a entrare e uscire dall’Italia due volte senza un documento? C’è infatti anche questo aspetto. È stata la madre Fatima a recarsi qualche settimana fa dai Carabinieri per denunciare lo smarrimento del passaporto del figlio. Adbel è arrivato sulle coste italiane a bordo di un barcone e aveva con sé un documento, sporco, fradicio, bagnato dalle intemperie e dall’acqua del mare. Quel foglio non era più utilizzabile, anche perché il giovane aveva ricevuto il foglio di espulsione dal prefetto di Agrigento. Sono ancora tanti i punti non chiari in questa vicenda e gli inquirenti stanno indagando per capire chi sia davvero Abdel.
L’arresto
Il giovane di 22 anni di origine marocchina è stato arrestato nella notte di martedì dalla Digos a Gaggiano, in provincia di Milano, con l’accusa di essere coinvolto nell’attentato al museo del Bardo a Tunisi che il 18 marzo scorso costò la vita a 24 persone, tra cui 4 italiani. Lo ha annunciato la Polizia di Stato: il 22enne era ricercato dalle autorità tunisine che lo ritengono uno dei responsabili dell’assalto al museo.
“Ha funzionato tutto il sistema“, ha spiegato Maurizio Romanelli, sostituto procuratore di Milano, in conferenza stampa. Il fascicolo è stato aperto a Roma e, dal capoluogo lombardo, è stato effettuato l’arresto nell’ambito della collaborazione tra le due Procure. Touil Abdel Majid, questo il nome, era ricercato a livello internazionale per l’attentato al Museo del Bardo, come confermato da Bruno Megale, Capo della Digos milanese.
Le indagini erano partite dal comune di Legnano per poi spostarsi a Gaggiano dove vivono la madre e i fratelli del giovane: i famigliari vivono da tempo in Italia con regolari permessi di soggiorno, mentre l’arrestato era stato identificato a Porto di Empedocle lo scorso mese e raggiunto dall’ordine di espulsione. I reati che gli vengono contestati vanno dall’omicidio volontario all’attentato e, secondo le indagini, avrebbe avuto un ruolo primario nell’organizzazione della strage.
Secondo la ricostruzione degli inquirenti, il giovane era entrato da irregolare in Italia il 17 febbraio nel porto siciliano a bordo di un barcone: qui era stato identificato con altre 97 persone e poi raggiunto da un decreto di espulsione firmato dal prefetto di Agrigento. Un mese dopo sarebbe stato a Tunisi per l’attentato: da lì sarebbe rientrato nel nostro Paese sempre in maniera irregolare.
La dinamica dell’attentato
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Una sparatoria a Tunisi nei pressi del Parlamento al museo del Bardo ha portato almeno a 24 morti, almeno 17 dei quali sarebbero turisti, oltre 50 i feriti. Il numero delle vittime è stato confermato dal ministro dell’Interno tunisino in conferenza stampa: il premier tunisino Habib Essid ha specificato che ci sono anche italiani tra le vittime. La notizia conferma quanto aveva già annunciato un corrispondente di Al Jazeera che aveva parlato di due morti tra i nostri connazionali: la Farnesina ha accertato le vittime il giovedì mattina. Si parla di quattro morti tra gli italiani: le vittime sono Orazio Conte, Francesco Caldara, Antonella Sesino e Giuseppina Biella. Tra le vittime si contano turisti di nazionalità francese, colombiana, giapponese, polacca, australiana, spagnola e due cittadini tunisini. Nella capitale del paese è arrivato un team dell’Unità di crisi della Farnesina per tutti gli accertamenti e per aiutare i feriti e le famiglie delle vittime, come ha spiegato il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni.
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Secondo le fonti, 3 terroristi che indossavano le uniformi dell’esercito, hanno cercato di fare irruzione nel Parlamento, ma, bloccati dalle forze dell’ordine, hanno preso di mira un pullman davanti al museo del Bardo, prendendo in ostaggio molti turisti. All’interno del museo del Bardo, al momento dell’attacco, sarebbero stati presenti più di 200 persone. Secondo una tv araba satellitare, l’attentato sarebbe stato rivendicato dall’Isis, ma non ci sono ancora fonti ufficiali a proposito.
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Tra le vittime ci sono idipendenti del Comune di Torino che erano in viaggio con alcuni colleghi a bordo della nave Costa Fascinosa di Costa Crociere. Al momento risultano 4 italiani tra le vittime. “E’ possibile che le vittime italiane siano quattro, ma per l’identificazione attendiamo una conferma ufficiale“, ha detto Gentiloni. Le vittime erano a Tunisi come tappa della crociera nel Mediterraneo: in serata, l’imbarcazione ha lasciato il porto della capitale tunisina.
In serata la popolazione di Tunisi è scesa in piazza a protestare contro l’attacco a opera dei terroristi e a esprimere la loro solidarietà alle vittime, in una vicinanza con i paesi europei ed extraeuropei che stanno contando le loro vittime. Nel momento degli spari, un’altra reazione è arrivata dai parlamentari tunisini che, chiusi in Parlamento, hanno cantato tutti in piedi l’inno nazionale.
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Tra i capi di governo che hanno espresso la loro vicinanza al governo tunisino c’è anche Matteo Renzi. “Il presidente del Consiglio condanna con fermezza gli atti criminali di Tunisi che vedono, purtroppo, coinvolti anche cittadini italiani ed esprime vicinanza al governo e alle autorità tunisine di fronte a un attacco tanto sanguinoso e alla minaccia terroristica in Africa e nel mondo“, si legge in una nota di Palazzo Chighi. Anche la Francia, toccata in prima persona dal terrorismo dopo gli attacchi a Charlie Hebdo, ha espresso vicinanza e solidarietà al governo di Tunisi.
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Dura condanna è arrivata anche dal Capo dello Stato, Sergio Mattarella che ha espresso “sgomento” per quanto accaduto. “Esprimo a nome mio personale e di tutto il popolo, la più netta e ferma condanna per un gesto vile e odioso, commesso ai danni di persone inermi, in spregio alle più elementari norme di convivenza civile e rispetto della vita umana”, ha detto il Presidente della Repubblica. “L’Italia – ha concluso Mattarella – non si farà intimorire da atti tanto barbari e continuerà a lavorare con determinazione, insieme alla comunità internazionale, contro ogni forma di terrorismo“.
Il blitz
Le operazioni delle forze dell’ordine sono scattate quasi nell’immediato con un blitz all’interno del museo per liberare gli ostaggi. Il direttore del museo del Bardo ha annunciato su Twitter che al momento la situazione è sotto controllo. I primi lanci d’agenzia hanno chiarito che dopo il blitz il bilancio provvisorio sarebbe stato di 18 morti e 21 feriti: tra le vittime anche tre attentatori e un poliziotto. Fonti di sicurezza hanno riferito alla Efe che uno dei presunti responsabili dell’attacco era stato fermato, mentre gli altri due erano stati circondati in edifici che appartengono al Parlamento. Secondo le fonti locali, più di 90 turisti, per la maggioranza italiani e polacchi, sono stati liberati dalle forze dell’ordine.
La società di navigazione Costa Crociere ha poi richiamato a bordo tutti i turisti giunti oggi a Tunisi con la Costa Fascinosa. “Costa Crociere sta monitorando attentamente la situazione a Tunisi dopo le notizie riportate dai media su un attacco terroristico a Tunisi“, si legge in un comunicato emesso dalla compagnia. “Durante la sosta alcuni ospiti di Costa Fascinosa hanno fatto un tour della città. La compagnia è in stretto contatto con il ministero degli Esteri italiano, con le autorità locali, con il comandante della nave e con l’agente portuale locale per verificare la situazione e il suo evolversi, e raccogliere ulteriori informazioni“, conclude la nota.
L’attacco
Secondo ciò che hanno raccontato i testimoni, tutto sarebbe iniziato quando 3 uomini armati di kalashnikov avrebbero tentato di fare irruzione nella sede del Parlamento. All’interno del Parlamento si stava discutendo una legge antiterrorismo. Sono intervenute le forze dell’ordine, bloccando i terroristi, i quali hanno rivolto così le loro mire al museo del Bardo, che si trova a poche centinaia di metri dal Parlamento. All’interno del museo erano presenti almeno 200 turisti. Alcuni di loro sono stati presi in ostaggio e tra di essi anche turisti italiani, che erano arrivati con la nave Costa Fascinosa e provenivano da Palermo, in attesa di ripartire per Palma di Maiorca.
Interventi anche in Parlamento, dove gli agenti della sicurezza hanno fatto in modo che i deputati non lasciassero l’aula. Si era pensato anche di evacuare l’edificio. Un tweet della deputata Sayida Ounissi ha confermato che il panico è stato enorme e tutto sarebbe successo mentre era in corso l’audizione delle forze armate sulla legge antiterrorismo.
Poche ore prima dell’attacco era stato dato l’annuncio dell’eliminazione di una cellula jihadista alla periferia nord di Tunisi. Si trattava di un gruppo di persone che erano in contatto con terroristi tunisini ancora attivi in Siria e che avrebbero avuto il compito di reclutare giovani da mandare a combattere.
Le testimonianze
Molto drammatica è stata la testimonianza di un’italiana, torinese, che ha detto a chiare lettere come tutti stanno sparando e ha richiesto aiuto. Ha aggiunto che si trattava di una comitiva di circa 50 persone. Ha detto che in una stanza c’erano 6 italiani e in un altro stanzone molti di più. La testimonianza della donna di Torino ha fatto riferimento a 2 persone morte e a 3 feriti. Ecco le sue parole: “Qui stanno sparando a tutti, vi prego aiutateci. Eravamo una comitiva di una cinquantina di persone. Qui nella stanza siamo in sei italiani, di là nello stanzone sono molti di più. Due persone sono morte. Altre tre sono rimaste ferite“.
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