[didascalia fornitore=”altro”]La licenza di Akayed Ullah a sn, e la foto segnaletica a dx[/didascalia]
Il fallito attentato a New York alla stazione dei bus di Port Authority, in pieno centro di Manhattan, ha molti elementi discontinui con gli attacchi terroristici di matrice islamica degli ultimi tempi, a partire dall’attentatore, Akayed Ullah. 27 anni, dal Bangladesh e risiedente negli USA da 7 anni a Brooklyn, il suo profilo non corrisponde a quello degli altri attentatori che hanno insanguinato la Grande Mela e gli States, provenienti per lo più dalle ex repubbliche sovietiche (i fratelli Tsarnaev, responsabili dell’attentato di Boston erano ceceni, Sayfullo Saipov autore dell’attentato a New York di novembre era uzbeko). Ullah è bengalese, risiede da tempo negli USA con la famiglia, lavora e non ha particolari problemi: nonostante abbia detto di ispirarsi all’Isis, non risulta avere legami con gruppi terroristici (come gli altri attentatori) tanto che la stessa polizia bengalese ha confermato che non era nella lista dei terroristi. Agli investigatori ha detto di averlo fatto “per vendicare le bombe USA” in Siria e nei territori Isis. Chi è allora Akayed Ullah?
Il suo profilo sta emergendo dai media statunitensi che stanno ricostruendo la sua storia, così diversa da quella del “classico” terrorista Isis. La reazione di Donald Trump è invece stata uguale a quella dell’attentato di novembre: come allora, ha invocato la pena di morte e si è scagliato contro le politiche migratorie statunitensi. A detta del presidente USA, chi compie attentati terroristici “meritano la pena più pesante consentita dalla legge compresa la pena di morte nei casi appropriati. L’America deve sempre essere molto ferma contro il terrorismo e l’estremismo per assicurare che le nostre grandi istituzioni possano affrontare tutti gli atti malefici del terrore”, ha dichiarato in una nota della Casa Bianca per cui è necessario “distruggere l’ideologia del male”.
L’identikit di Akayed Ullah emerge dalle informazioni della Polizia di New York e da fonti giornalistiche e ufficiali. Originario del Bangladesh, era negli States dal 2011 grazie all’ F43 family immigrant visa, cioè il ricongiungimento familiare, come confermato dal portavoce dell’Homeland Security Tyler Houlton ai media. Il visto era illimitato anche perché era nipote di un cittadino americano. Dall’arrivo negli USA ha vissuto a Brooklyn, nel quartiere Flatlands, dove viveva con la sua famiglia in un appartamento su due piani, perquisito ieri dal NYPD.
Dal 2011 al 2015 ha lavorato come tassista presso la Taxi & Limousine Commission (TLC), senza rinnovare la licenza: negli ultimi due anni ha lavorato come elettricista, ma non ci sono altri dettagli in proposito. Secondo fonti investigative, di recente aveva svolto dei lavori elettrici alla stazione di Port Authority insieme al fratello, che vive nello stesso condominio.
Secondo diverse fonti giornalistiche e investigative, al momento dell’arresto ha dichiarato di essersi ispirato all’Isis, ma non risultano collegamenti con cellule terroristiche o personaggi legati alla propaganda di Daesh. Il governo bengalese ha condannato l’attentato di New York. “Il Bangladesh è impegnato nella sua politica di ‘tolleranza zero’ contro il terrorismo e condanna l’estremismo violento in tutte le forme o manifestazioni in qualsiasi parte del mondo, compreso quanto avvenuto lunedì mattina a New York”, si legge in una nota emessa dalle autorità locali.
La stessa polizia bengalese ha confermato che non era in alcuna lista di terroristi o soggetti pericolosi. Al momento dell’arresto, ha spiegato di aver letto della propaganda Isis, di aver trovato online le istruzioni per costruire la bomba e di aver agito “per vendicare i bombardamenti USA nei territori di Daesh”, in particolare in Siria; il suo, secondo fonti investigative e giornalistiche, doveva essere un attacco suicida.
Al momento è ricoverato al Bellevue Hospital, dove è curato per lacerazioni e ustioni alle mani e all’addome, ed è in stato di fermo.
Se ora non stiamo contando morti è perché la bomba era artigianale. Lo scoppio accidentale, mentre Ullah stava camminando in un tunnel pedonale della stazione, ha provocato solo 5 feriti lievi, compreso lo stesso attentatore. Come spiegato dal governatore di New York, Andy Cuomo, l’ordigno era “a bassa tecnologia” e con poca potenza distruttiva.
L’ordigno è una “pipe bomb”, una bomba tubo. Agli investigatori ha raccontato di aver usato del velcro e, con cerniere e fascette da elettricista, ha costruito una sorta di cintura esplosiva che si è messo addosso, realizzata con una batteria da 9 volt, fiammiferi, un cavo rotto delle luci di Natale e un tubo recuperato in un cantiere dove ha lavorato di recente.
L’esplosione, a suo dire, sarebbe stata voluta: a fargli decidere di azionare l’ordigno sarebbero state le decorazioni natalizie lungo il tunnel pedonale e il ricordo degli attentati di Natale dell’Isis, a partire dalla strage al mercatino di Berlino, anche se gli investigatori propendono per lo scoppio accidentale.
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