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Attentato in Germania, camion a Berlino contro mercatino di Natale

La Germania ripiomba nella paura terrorismo. Nella serata di lunedì 19 dicembre, un camion si è schiantato sulla folla vicino a un mercatino di Natale a Berlino. 12 persone sono morte, mentre i feriti sono 48. Il fatto è accaduto nella zona del viale Kurfuerstendamm, dove il camion ha travolto le persone al mercatino di Breitscheidplatz, di fronte a uno dei monumenti simbolo della capitale tedesca, la chiesa bombardata di Gedachtniskirche. Le autorità hanno confermato che si tratta di un attentato e tutti gli elementi riconducono all’estremismo islamico. L’agenzia Amaq ha diramato la rivendicazione dell’Isis . Il tir, di un’azienda polacca, era passato anche dall’Italia: a bordo l’autista, nazionalità polacca, morto nell’impatto. Un secondo uomo, un cittadino pakistano richiedente asilo, è stato arrestato a poca distanza dal luogo della strage ma rilasciato perché non coinvolto nella strage. Il killer è in fuga, forse armato: si teme sia già all’estero. La polizia tedesca ha spiccato un mandato di arresto internazionale. Anche un’italiana risulta scomparsa.

Le indagini sono in corso. Si cerca di capire se ci sia anche un terzo uomo in fuga: le ricerche degli attentatori sono estese in tutta Europa, massima allerta in tutto il continente. Il pensiero non può non andare indietro di alcuni mesi, all’attentato di Nizza del 14 luglio 2016 dove morirono oltre 80 persone schiacciate da un tir impazzito guidato da un attentatore islamico.

Trovati documenti sul tir: si cerca un tunisino

Come già successo negli attentati di Parigi e Nizza, la polizia ha ritrovato un documento all’interno della cabina. Secondo quanto riferisce Der Spiegel, il documento è stato trovato sotto il sedile del conducente ed è intestato al cittadino tunisino Anis A., nato nel 1992 a Tataouine: l’uomo è cercato su tutto il territorio nazionale e non è escluso che possa essere tra i feriti. Il giovane sarebbe noto con due alias e diverse date di nascita, secondo i procuratori citati dai media. I documenti sono stati emessi nel distretto di Kleve, nella Renania Settentrionale-Vestfalia, dove la polizia avrebbe pianificato un blitz. Altri dettagli emergono dalla stampa tedesca: Bild riporta che il documento sarebbe un foglio d’espulsione, la cosiddetta Duldung. Si tratta di un documento che viene dato a chi si vede negato il permesso di soggiorno ma con decreto di espulsione temporaneamente sospeso in attesa di approfondimenti. Sulla sua identità però c’è ancora molta confusione: i media tedeschi parlano di otto identità diverse usate dal giovane e c’è chi, come la Sueddeutsche Zeitung ha fatto un ritratto abbastanza preciso. Anis A. ( o Amhed A. come riportano alcuni giornali) sarebbe stato giudicato pericoloso dalle autorità che lo conoscevano come soggetto a rischio per i legami con il predicatore Abu Walaa, accusato di estremismo islamico e arrestato a novembre con altri quattro uomini.

L’identikit del killer

Le ricerche dell’attentatore proseguono in tutta Europa: secondo gli inquirenti potrebbero essere due i killer, forse armati e forse già all’estero. Nella scheda diffusa dalla polizia tedesca si legge che il ricercato Anis Amri ha 24 anni, è alto 178 centimenti e pesa circa 75 chili. ”Chi è in grado di fare rivelazioni sulla persona in foto?” si legge nella scheda-appello dove si offre una ricompensa di 100.000 euro per chi possa dare informazioni utili.

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L’Isis ha rivendicato l’attentato

L’agenzia di stampa Amaq, vicina a Daesh, ha diramato la rivendicazione dell’Isis per l’attentato di Berlino. Il comunicato ha definito l’autore della strage, usando il singolare, un “soldato dello Stato Islamico”. Come per tutte le rivendicazioni del gruppo terroristico sono in corso accertamenti da parte dell’intelligence.

Il vero eroe: l’autista polacco ha provato a fermare il tir

Si chiamava Lukasz Urban, aveva 37 anni ed era l’autista del tir usato per compiere la strage. Le indagini e gli esami autoptici sul suo corpo, ritrovato all’interno della cabina del camion, hanno ricostruito i suoi ultimi istanti di vita: l’uomo avrebbe cercato di fermare la folle corsa del tir. Secondo la ricostruzione, il camion avrebbe percorso dai 50 agli 80 metri prima di schiantarsi sulle strutture del mercatino. Urban era cugino del proprietario dell’azienda, Ariel Zurawski: tramite la sua testimonianza e i satelliti, gli inquirenti sono riusciti a ricostruire cos’è accaduto il giorno della strage. Urban era arrivato a Berlino nella mattina di lunedì 19 dicembre e aveva cercato di scaricare la merce in anticipo ma la società non gliel’aveva permesso perché la consegna era prevista per il martedì. I due cugini si erano sentiti al telefono verso mezzogiorno: Lukasz si era fermato in un parcheggio per mangiare un kebab. Alle 16 la moglie ha provato a richiamarlo senza ricevere risposta: il satellite ha confermato che qualcuno, non esperto, ha provato a far partire il camion alle 15.44, senza spostarlo. In seguito si sono registrati altri tentativi di accensione fino alle 19.34 quando il tir si è incamminato verso il centro di Berlino. Gli esami sul corpo di Urban hanno confermato che è stato picchiato prima di essere ucciso a colpi di arma da fuoco: avrebbe cercato di fermare il killer dal folle gesto, pagando con la vita.

I dubbi della Polizia sul primo fermo

Che si sia trattato di un attentato è ormai certo. La conferma è arrivata anche dal ministro degli Interni Thomas de Maiziere che, insieme alla Merkel, si è recato sul luogo della strage. I dubbi della Polizia tedesca si sono rivolti verso la persona fermata, il 23enne pachistano, che non sarebbe l’attentatore. De Maizière ha infatti aggiunto che il giovane fermato sarebbe originario della provincia pakistana del Baluchistan e parla un dialetto locale, per cui all’inizio è stato difficile anche trovare un interprete, ma ha dichiarato di non avere nulla a che fare con la strage. Il 23enne non compariva tra i sospetti per attività terroristiche ed era in attesa di completare la richiesta di asilo, ha aggiunto il ministro. Gli inquirenti temono che il vero attentatore possa essere ancora in fuga, almeno secondo quanto dichiarato da una fonte della sicurezza al Die Welt. “C’è la possibilità che non si tratti del vero responsabile. Al momento non abbiamo video dell’attentato. Vogliamo raccogliere eventuali registrazioni video di questo camion”, hanno dichiarato gli inquirenti alla stampa. “Dobbiamo ancora stabilire se vi siano più autori e se ci sono complici. Non sono state raccolte prove definitive”, hanno confermato. L’esame del Dna darà la conferma della sua estraneità ai fatti.

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Il tir rubato dai terroristi

Da quanto si apprende, il tir sarebbe partito dall’Italia per ritornare in Polonia: il tragitto prevedeva la sosta a Berlino per scaricare del materiale. Gli inquirenti hanno sospettato fin da subito che il camion sarebbe stato dirottato da due terroristi che avrebbero rubato il mezzo e sequestrato l’autista polacco poche ore prima della strage.

Il discorso della Merkel: ‘Uniti contro la paura’


Nella tarda mattinata di martedì 20, quando ormai è stato confermato che si tratta di un attentato, Angela Merkel si è rivolta alla nazione con un breve ma chiaro discorso. In piena campagna elettorale, i leader della destra, rappresentata dall’Alternative fur Deutschland, hanno già iniziato ad attaccare la politica d’accoglienza della cancelliera che però non ha fatto alcun passo indietro. La politica di accoglienza continuerà, ha ribadito, tracciando una netta separazione tra la sua azione e quella dei partiti populisti che soffiano sulla paura. “Penso a tutte le persone morte e coinvolte nell’attacco, agli amici e alle loro famiglie. Tutti noi, tutto il Paese è con tutti voi e speriamo che tutto venga risolto e soprattutto venga trovato il colpevole”, inizia la Merkel nel suo discorso al Paese. “Sappiamo che la persona che ha compiuto l’attentato aveva chiesto asilo in Germania come rifugiato”, ha chiarito. “Non vogliamo vivere con la paura o il male ci paralizzerà, anche se questo è un giorno molto duro. Ho totale fiducia nelle indagini. L’atto sarà punito con la forza delle nostre leggi”, ha concluso.


Il camion

Il mezzo utilizzato per l’attentato è un tir da 7,5 tonnellate con targa polacca. Al momento dello schianto il mezzo procedeva a luci spente ad almeno 40 km l’ora. Il camion era partito dall’Italia con un carico di acciaio diretto in Polonia. Il camion è di proprietà di un’azienda di trasporti di Danzica, che avrebbe perso i contatti con l’autista attorno alle 16:00 di lunedì pomeriggio. Il titolare dell’azienda di trasporti è il cugino dell’autista protagonista dello schianto.


(La zona dell’attentato)

Le analogie con Nizza

Anche in questo caso, come avvenuto a Nizza, il camion entrando in una zona pedonale non ha frenato e non ha deviato la sua corsa, ma ha tirato dritto con l’intenzione di uccidere. In questo caso però il guidatore e un complice sono scesi dall’abitacolo e si sono dati alla fuga, mentre un terzo uomo è morto sul camion. A Nizza invece l’attentatore è morto alla guida del mezzo.

Una giornata di sangue

Si tratta della terza notizia di sangue della giornata, dopo la sparatoria ad Ankara nella quale è stato ucciso l’ambasciatore russo in Turchia e dopo l’attentato al centro islamico avvenuto nella tarda serata a Zurigo.

Attentati contro i mercatini di Natale

Nei giorni passati l’Isis ha invitato a colpire gli occidentali proprio nei mercatini di Natale.
Lo scorso 26 novembre la polizia tedesca ha disinnescato una bomba in un mercatino di Natale a Ludwigshafen, nel sud ovest della Germania. L’attentatore era un ragazzino di 12 anni tedesco-iracheno aspirante jiadista per conto dell’Isis.

L’invito alla jihād universale

Quando un terrorista islamico integralista compie un attentato obbedisce a un precetto di Muhammed al-Adnani al-Shami, portavoce dello Stato Islamico, che in una registrazione audio del settembre 2014 invitò a colpire in ogni modo gli “infedeli” suggerendo anche di investirli con un’automobile: “Uccidete tutti i miscredenti e in qualsiasi modo, in particolare francesi ed europei, americani o canadesi, anche se sono dei civili. Fate ogni vostro sforzo per uccidere un americano o un francese oppure uno qualunque tra i loro alleati. Se non siete in grado di trovare una bomba o una pallottola, allora prendete una pietra e con quella spaccate le teste degli infedeli, sgozzateli con un coltello, gettateli da un dirupo, avvelenateli o investiteli con una automobile. Se non siete in grado di fare tutto ciò, bruciate le loro case e macchine, le loro attività commerciali, i loro campi. E se proprio non siete in grado di fare neanche questo, allora sputate loro in faccia”.

Le reazioni

Il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni su Twitter: “Dolore per la strage di Natale a #Berlino, vicinanza a Angela Merkel e a tutto il popolo tedesco”.
Il ministro degli Esteri Angelino Alfano su Twitter: “Spregevole attacco al cuore dell’Europa. Vicini a famiglie delle vittime, al Governo e al popolo tedesco colpito da questa tragedia #Berlino”.
L’alta rappresentante per la Politica estera dell’Unione europea Federica Mogherini su Twitter: “Scioccanti notizie da Berlino. L’Europa viene colpita ancora una volta. I nostri pensieri sono con tutte le vittime e le loro famiglie”.
Il presidente francese François Hollande su Twitter: “Esprimo la mia solidarietà e la mia compassione alla cancelliera Merkel, al popolo tedesco e alle famiglie delle vittime di Berlino”.

I precedenti attentati in Germania

La strage al mercatino di Berlino è l’ultimo attentato di una scia di sangue che ha terrorizzato la Germania nel 2016:
– il 25 luglio 2016 un kamikaze si è fatto esplodere in un locale nel centro di Ansbach;
– il 24 luglio 2016 a Reutlingen un uomo armato di machete ha ucciso una donna in una rosticceria;
– il 22 luglio 2016 una sparatoria a Monaco di Baviera ha visto protagonista un cittadino di origine iraniana;
– il 19 luglio 2016 un 17enne afghano ha ferito cinque persone a colpi d’ascia e coltello su un treno diretto in Baviera.


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Redazione

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