La polizia inglese smetterà di condividere informazioni con l’intelligence USA dopo la fuga di notizie sull’attentato alla Manchester Arena, costato la vita a 22 persone. La decisione, fa sapere la BBC, arriva dopo la pubblicazione di dettagli della bomba sulla prima pagina del New York Times e per evitare che ulteriori rivelazioni compromettano l’indagine. I funzionari inglesi hanno chiarito che le 36 ore chieste per la non divulgazione di notizie sono necessarie per l’elemento sorpresa e che ora potrebbero esserci gravi difficoltà. Ancora più grave il fatto che la pubblicazione sia avvenuta dopo l’avvertimento del segretario per gli affari interni Amber Rudd, “irritata” dalla divulgazione da parte dei media USA dell’identità di Abedi prima ancora delle conferme ufficiali: Rudd aveva avvertito Washington che “non sarebbe dovuto accadere di nuovo“. Si attende ora il faccia a faccia tra Theresa May e Donald Trump in programma nel bilaterale al vertice NATO di Bruxelles.
Gli agenti inglesi sono più che irritati. “Siamo furiosi“, sono state le parole dette da una fonte di Palazzo al Guardian. Il governo inglese ha voluto chiarire che si tratta di una decisione presa dalla polizia di Manchester e che non c’è alcuna pressione da parte di Downing Street. “Questa è un’operazione di polizia“, ha dichiarato alla BBC un portavoce del governo.
I dettagli della bomba di Manchester sulla prima pagina del NYT
Che ci sia dietro o meno Downing Street, l’atteggiamento degli USA ha davvero fatto arrabbiare la Gran Bretagna e i rapporti tra i servizi d’intelligence dei due paesi potrebbero risentirne, tanto che May e Trump ne discuteranno nel prossimo bilaterale.
L’irritazione è a tutti i livelli, a partire dal sindaco di Manchester Andy Burnham che ha voluto incontrare l’ambasciatore e ha espresso enorme disappunto per un’azione che potrebbe compromettere le indagini. “Inaccettabile, arrogante, deve essere fermato subito“, si legge nel tweet del primo cittadino.
Unacceptable, arrogant and must stop immediately – Mayor's anger over leaks from US. Andy has raised this with the acting US Ambassador pic.twitter.com/kJhuVhTKVQ
— Mayor Andy Burnham (@MayorofGM) 25 maggio 2017
Non è neanche la prima volta che la stampa USA ha accesso a materiale delicato tramite i contatti con l’intelligence. Ian Blair, ex commissario della polizia metropolitana che diresse le indagini sull’attentato alla metropolitana di Londra ha dichiarato al Guardian che anche allora la sua indagine fu messa a rischio da fuga di notizie da parte dell’intelligence americana. “Sono convinto che questo caso non abbia niente a che fare con Trump“, ha confermato al quotidiano inglese ricordando che “successe esattamente la stessa cosa” nel 2005 quando i media americani pubblicarono il quadro completo di come erano state fatte le bombe. “Anche allora protestammo“, ha concluso.
A quanto pare, né le proteste di allora né quelle di oggi sono servite. Rudd avvertì gli USA di non far filtrare altre informazioni dopo che il nome di Abedi circolava sui media USA 24 ore dopo l’attacco alla Manchester Arena, in anticipo rispetto a quanto serviva alla polizia per le indagini. “Sono state presentate proteste a ogni livello di rapporti tra le autorità britanniche e le nostre controparti statunitensi. È inaccettabile“, ha chiarito una fonte di Whitehall al Guardian.
La Gran Bretagna ha uno scambio continuo di informazioni con gli Stati Uniti grazie al Five Eyes, accordo di condivisione delle informazioni che coinvolge Regno Unito, USA, l’Australia, il Canada e la Nuova Zelanda.
Non è solo la pubblicazione delle foto sul New York Times a irritare il Regno Unito. Le immagini sono diventate di dominio pubblico, scatenando anche commenti pericolosi per l’esito delle indagini come il presidente della commissione Sicurezza interna della Camera Usa, il repubblicano Mike McCaul.
Secondo lui l’esplosivo usato per l’attentato di Manchester sarebbe il famigerato perossido di acetone (Tatp), lo stesso usato dall’Isis negli attacchi di Parigi e a Bruxelles. Secondo McCaul sarebbe “un classico usato dai terroristi” e il fatto che la bomba fosse “sofisticata” farebbe pensare non a un “lupo solitario“, ma un “network, una cellula di terroristi ispirati all’Isis“, come di fatto sostengono anche le autorità inglesi. I dettagli però potrebbero aver allarmato l’artificiere dell’ordigno di Manchester sulle cui tracce c’è da giorni la polizia di Manchester.