Continuano ad addensarsi nubi scure sul governo francese dopo l’attentato di Nizza. La funzionaria comunale Sandra Bertin ha raccontato di aver subito pressioni dal ministro dell’Interno e della Polizia per cancellare i filmati e falsificare il rapporto sulla sera del 14 luglio, quando un terrorista a bordo di un camion ha fatto strage lungo la Promenade des Anglais. Le dichiarazioni della donna, responsabile del sistema di videosorveglianza del Comune di Nizza, confermano che quella maledetta sera il lungomare non era presidiato a dovere.
Qualche giorno fa il quotidiano Liberation ha scritto che c’era solo un’auto della Polizia a bloccare l’ingresso all’area pedonale. E che non si è quindi potuto impedire al tir guidato da Mohamed Lahouaiej Bouhlel di falciare e uccidere 84 persone. Senza dimenticare le polemiche scatenatesi poche ore dopo l’attentato, quando si è scoperto che il terrorista aveva potuto circolare liberamente sul lungomare, facendo dei sopralluoghi, nonostante il divieto di transito. Gli è bastato fingere di dover consegnare dei gelati.
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“Non avremmo potuto impedire al camion di tornare sul lungomare”
E ora scoppia un nuovo scandalo. Sandra Bertin ha rilasciato un’intervista al Journal du Dimanche in cui accusa Polizia di Stato e governo di voler nascondere la verità, insabbiando la propria responsabilità. Cancellando filmati e falsificando documenti ufficiali. La donna ha innanzitutto spiegato che, anche se il camionista fosse stato multato o segnalato alla Polizia Municipale per l’infrazione, non si sarebbe potuto impedire che tornasse sul lungomare: “Se lo avessimo visto sulla Promenade attraverso le nostre videocamere, avremmo rilevato l’infrazione per poi trasmetterla alla Procura che avrebbe deciso se procedere o meno. Ma questo non gli avrebbe impedito di ritornare. I sette chilometri della Promenade sono coperti da una decina di videocamere. Di infrazioni del codice stradale ce ne sono tutti i giorni, ma non sanzioniamo tutti”. Perché un camion così grosso non ha destato sospetti? “Tutti i giorni passa un mezzo di quel peso per approvvigionare hotel e stabilimenti balneari. Non sarà né il primo né l’ultimo mezzo di quella portata, sulla Promenade”.
Le pressioni da Polizia di Stato e Governo
La parte scottante arriva dopo, quando la Bertin racconta di essere stata messa in contatto con il ministero dell’Interno francese attraverso un commissario mandato apposta al Centro di sorveglianza urbana: “Ho avuto a che fare con una persona frettolosa che mi ha chiesto un rapporto indicante i punti di presenza della Polizia municipale, le barriere, e che, nel dispositivo di sicurezza, si vede anche la Polizia di Stato in due punti. Gli ho risposto che avrei scritto solo quello che avevo visto. O che forse c’era la Polizia di Stato, ma non mi è apparsa nei video. Quella persona mi ha quindi chiesto di inviare per posta elettronica una versione modificabile del rapporto per non ribattere tutto”.
Dopo essere stata tormentata per un’ora, alla funzionaria è stato ordinato di indicare sullo schermo le posizioni specifiche della Polizia di Stato, anche se non l’aveva vista: “Alla fine, ho inviato per email una versione Pdf non modificabile e una modificabile. Poi, qualche giorno dopo, la sottodirezione antiterrorismo mi ha chiesto di cancellare i nastri di sei videocamere menzionate nel mio rapporto, quelle relative alla strage. Ci hanno richiesto, in quanto necessario per l’indagine, di estrarre otto giorni di registrazione di 180 videocamere. E ora bisognerebbe cancellarne alcune per impedirne la diffusione al pubblico… Eppure, il Csu esiste da sei anni senza avere mai subito la benché minima fuga di immagini”.
Dichiarazioni scottanti, costate alla donna la denuncia da parte del ministro dell’Interno Bernard Cazeneuve. Dichiarazioni che rischiano però di mettere con le spalle al muro il governo francese: se ci fosse stata più polizia, la strage non sarebbe avvenuta o si sarebbero potuti almeno limitare i danni.
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