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Secondo il candidato del centrodestra in Lombardia, Attilio Fontana, la Costituzione Italiana certificherebbe l’esistenza delle razze. L’ex sindaco di Varese è finito nella bufera dopo aver parlato di “difesa della razza bianca” in merito alla questione migranti: con il passare dei giorni le polemiche non sembrano ancora placate, anche perché lo stesso Fontana ha tirato in ballo la Carta Costituzionale in sua difesa. Intervenuto a Fatti e misfatti su Tgcom24 ha infatti dichiarato che “si dovrebbe anche cambiare la Costituzione perché è la prima a dire che esistono le razze”. Stessa tesi è stata sostenuta anche da Alessandro Sallusti nello scontro tv con Marco Travaglio a Di Martedì, citando l’articolo 3 della Costituzione. Il giorno dopo sono però arrivate le scuse di Fontana: “Mi dolgo, espressione infelice”.
Sia Fontana che Sallusti, nel difendere l’espressione “difesa della razza bianca”, hanno tirato in ballo l’articolo 3 della Costituzione che recita: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”. Come è chiaro dallo stesso testo, la Costituzione Italiana non certifica l’esistenza delle razze, men che meno il concetto di “difesa” di una razza su un’altra, visto che certifica l’uguaglianza di tutti davanti alla legge, senza distinzioni, ma usa il termine in senso comune, cioè a indicare il colore della pelle o la provenienza geografica.
Il concetto di razza infatti non esiste e a dirlo è la scienza: a livello genetico tutti gli essere umani sono uguali, a cambiare sono solo i tratti somatici.
Lo stesso Fontana ha chiesto scusa per quella che definisce un’espressione infelice. “Partiamo dal presupposto che sicuramente ho usato un’espressione infelice e sbagliata, questo l’ho detto nell’immediato e lo ribadisco in questa sede. In merito però credo sia meritevole di essere oggetto di attenzione. Io credo che questa immigrazione incontrollata rischi di creare dei grossi problemi al futuro del nostro Paese, questo è il significato di quello che volevo dire. Ho usato un’espressione sbagliata e di questo mi dolgo”, ha dichiarato.
Tutto è nato dalla frase rilasciata da Attilio Fontana, candidato del centrodestra per la Regione Lombardia ed ex sindaco leghista di Varese il 15 gennaio.
Intervenuto a Radio Padania, il successore di Roberto Maroni per la corsa al Pirellone usa parole durissime contro il fenomeno migratorio e soprattutto si rifà al presunto concetto di “razza”, cardine delle politiche razziste che hanno portato ai massacri del Novecento, dal fascismo al nazismo. “Noi non possiamo accettare tutti perché, se dovessimo farlo, vorrebbe dire che non ci saremmo più noi come realtà sociale, come realtà etnica”, ha sostenuto l’ex primo cittadino varesino, insistendo sul concetto di etnia, la “nostra razza bianca”.
Le parole di Fontana hanno scatenato un vespaio di polemiche. Nell’intervista radiofonica, Fontana ha esplicitato il suo parere sul fenomeno migratorio, in linea con la politica leghista. “Loro sono molti più di noi, più determinati nell’occupare questo territorio di noi. Noi, di fronte a queste affermazioni, dobbiamo ribellarci, non possiamo accettarle: qui non è questione di essere xenofobi o razzisti, qui è questione di essere logici, razionali”, ha insistito Fontana.
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Secondo il candidato di centrodestra, “dobbiamo fare delle scelte: decidere se la nostra etnia, la nostra razza bianca, la nostra società deve continuare a esistere o la nostra società deve essere cancellata: è una scelta”.
“Se la maggioranza degli italiani dicesse ‘Vogliamo auto-eliminarci’, vorrà dire che noi – quelli che non vogliono – ce ne andremo da un’altra parte”, ha poi aggiunto, parlando di una “realtà irraccontabile”. Per l’ex primo cittadino, “dire ‘Noi riteniamo giusto che possano essere accolti mille, centomila, un milione, cento milioni'”, dovrebbe dire “quanti migranti noi vogliamo fare entrare, come li vogliamo assistere, che lavori vogliamo trovare loro, che case vogliamo dare loro, che scuole”: a quel punto, secondo Fontana, il governo dovrebbe sottoporre un progetto “ai propri cittadini” tramite un voto.
“Fare il discorso demagogico e assolutamente inaccettabile secondo cui dobbiamo accettarli tutti … È chiaro che è un discorso di fronte al quale bisogna reagire, bisogna ribellarsi”, la sua chiosa.
Immediate le reazioni dell’opposizione, in particolare del PD che corre in Lombardia con Giorgio Gori su cui la sinistra non ha trovato la convergenza, come su Nicola Zingaretti nel Lazio. In tanti sui social si sono scagliati contro le sue parole, ma c’è anche chi ha chiesto il parere di Liberi e Uguali e Possibile che hanno paragonato il candidato del centrosinistra a Fontana.
Gori ha poi risposto alle frasi del suo avversario. “Campagna elettorale: c’è chi parla di forconi e razza bianca. Noi parliamo di formazione, lavoro, crescita, Europa”, scrive su Twitter il sindaco di Bergamo.
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Nel pieno delle polemiche è arrivato un tentativo di passo indietro da parte di Fontana. “È stato un lapsus”, ha detto a margine di un incontro con la Onlus ‘Cancro Primo aiuto’ a Briosco (Monza). Il suo sarebbe stato “un errore espressivo: intendevo dire che dobbiamo riorganizzare un’accoglienza diversa che rispetti la nostra storia, la nostra società”.
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