In un periodo di così forte tensione e morte tra russi ed ucraini, sorprende la sortita spionistica della scorsa notte in Albania, dove tre individui, due russi e un ucraino, sono stati arrestati mentre ispezionavano di nascosto una fabbrica di armi.
I tre sono stati intercettati domenica e sono ora indagati per definire l’evento, il movente e i possibili mandanti. Le indagini saranno svolte dalle forze dell’ordine albanesi, coadiuvate dai servizi segreti ed antiterrorismo di Tirana.
I fatti prendono corpo a Gramsh, città nel cuore dell’Albania a circa 80km dalla capitale Tirana. Qui sorge una fabbrica produttrice di armi e materiale bellico in funzione dal 1962.
Il complesso, durante il periodo comunista della Repubblica Popolare albanese che resse le istituzioni dal 1946 al 1991, era effettivamente impegnato nella produzione di fucili d’assalto e Kalashnikov. Tuttavia, con la fine dei regimi socialisti e delle tensioni sul continente europeo, la fabbrica è stata riconvertita divenendo un luogo dove smantellare o riparare armi in disuso o malfunzionanti.
Nel corso della notte di domenica alcune guardie sul posto hanno sorpreso due uomini, un russo ed un ucraino, ed una donna russa intenti a ispezionare e scattare foto all’edificio. Ne è seguito uno scontro nel quale alcuni sorveglianti sono stati colpiti da uno spray neuroparalizzante in possesso dell’uomo russo: in ogni caso i tre sono stati fermati e arrestati.
Per ora si sa poco sull’identità dei sospetti e sulle loro intenzioni: il primo ministro albanese Edi Rama ha fatto trapelare solo la possibile accusa di spionaggio pendente sui tre, dedicando poi un pensiero di vicinanza alle guardie ferite nelle colluttazioni notturne.
Da quello che filtra, si tratterebbe di tre giovani: il cittadino russo, identificato con le iniziali MZ, avrebbe 24 anni; ST, la compatriota russa, 33; infine l’ucraino FA avrebbe 25 anni.
La vicenda potrebbe essere legata al conflitto russo-ucraino e alle attività di spionaggio e guerra non convenzionale spesso utilizzate dal Cremlino. In particolare l’Albania potrebbe risultare un teatro caldo per la questione Kosovo: lo stato resosi indipendente dalla Serbia nel 2008 presenta una popolazione a maggioranza albanese la quale sembrerebbe anelare ad un ricongiungimento con Tirana. Ciò vede l’opposizione di Belgrado, la quale è storicamente un alleato di Mosca e mantiene mire egemoniche sull’area.
A sostegno di tale ipotesi vi sono gli scontri di fine luglio proprio sul confine serbo-kosovaro che hanno portato molti a leggere l’azione come una richiesta della Russia al governo serbo volta a creare un ulteriore scenario di tensione in Europa.
Al di là delle possibili interpretazioni, che attualmente sono più congetture, solo le indagini delle autorità albanesi potranno fare maggior luce su un evento sicuramente preoccupante ma parimenti insolito, viste le nazionalità delle tre spie coinvolte ed il coevo scenario bellico nell’Est Europa.
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