“L’aumento Iva è confermato in attesa di misure alternative”. E non solo: anche le accise sono destinate a salire: nel Def “lo scenario tendenziale incorpora gli incrementi dell’Iva e delle accise dal 2020-2021”.
In audizione sul Def davanti alle commissioni Bilancio di Camera e Senato, il ministro dell’Economia Giovanni Tria certifica quello che tutti temevano, ovvero un aumento dell’Iva se il governo non dovesse essere in grado di invertire la poco incoraggiante rotta già tracciata dal Documento di economia e finanza, ovvero debito oltre il 132% del PIL, crescita allo 0,1% e deficit al 2,4%.
Con una situazione del genere l’aumento dell’Iva è inevitabile, al fine di non far saltare i conti pubblici e di non intervenire con la scure per tagliare servizi e sgravi. A meno che, sia chiaro, il governo non dovesse essere in grado di invertire la rotta.
Le dichiarazioni di Tria causano mal di pancia e malumori ai due vicepremier. Di Maio ripete come un mantra che l’aumento dell’Iva non ci sarà: “Con questo governo non ci sarà nessun aumento dell’Iva, deve essere chiaro. Finché il M5S sarà al governo non ci sarà nessun aumento dell’Iva, al contrario. L’obiettivo è ridurre il carico fiscale su famiglie e imprese. Serve la volontà politica. Noi ce l’abbiamo. Mi auguro ce l’abbiano anche gli altri. Fermo restando che ci sono già soluzioni sul tavolo volte ad evitare un aumento”.
E Matteo Salvini, dal canto suo, si associa al collega minimizzando i rischio di aumenti di Iva e accise.
Ma quanto vale l’aumento Iva? Una media di 538 euro a famiglia. Maggiormente colpiti liberi professionisti e imprenditori (857 euro), le famiglie lombarde lombarde (658) e trentine (654 euro).
Però, forse, c’è di che gioire. Parlando dei dati del primo bimestre 2019 Tria tira un sospiro di sollievo e parla di segnali “incoraggianti” dal momento che “la produzione ha invertito il trend negativo” e questi elementi “lasciano ritenere che la previsione per il 2019 sia equilibrata”.
Tria evidenzia quelli che sono “i pilastri dell’azione governativa: rafforzare l’inclusione e ridurre il gap di crescita” con gli altri Paesi europei “e il rapporto debito Pil”
Come? Tramite “il rilancio degli investimenti pubblici come fattore fondamentale”, in sinergia con sostegni alle imprese per l’innovazione tecnologica.
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