La leader birmana, Aung San Suu Kyi è stata rilasciata dalla prigione per essere trasferita in un edificio governativo, questa notizia è stata riportata dai media locali in seguito ad alcune dichiarazioni di un membro del suo partito che è voluto rimanere anonimo.
La donna era stata condannata a 33 anni di carcere ma oggi ha 78 anni, e forse questo ha reso necessario il suo trasferimento. La leader birmana fu arrestata in seguito al colpo di Stato che ci fu nel 2021 per mano dell’esercito della Birmania.
Aung San Suu Kyi, leader birmana e premio Nobel, fu estromessa dalla sua carica con un colpo di Stato militare avvenuto nel 2021 e venne trasferita all’interno di una prigione.
Secondo quanto riportato da un funzionario del suo partito la leader birmana è stata trasferita dalla prigione in cui si trovava ad un edificio governativo dove già avuto modo di incontrare diverse personalità.
Afp ha riportato le esatte parole del funzionario del partito della Lega nazionale per la Democrazia che è voluto rimanere in anonimo: “Daw Aung San Suu Kyi è stata trasferita in una sede di alto livello lunedì sera”.
L’ultima volta che la donna fu vista fu dopo il putch che avvenne il 1° febbraio del 2021, fu immortalata in foto molto sgranate che furono riportate dai media statali. La donna in quell’occasione si trovava all’interno di un’aula di tribunale.
La donna fu condannata a 33 anni di carcere con l’accusa di corruzione e altri reati che le sono stati imputati. Ad oggi ha 78 anni ed è stata trasferita in quello che viene definito un complesso per vip che si trova a Napypyidaw.
Il 1° febbraio del 2021 ci fu il colpo di Stato militare che portò la nazione nel totale scompiglio, la leader birmana fu arresta e condannata e dal Paese fuggirono circa un milione di persone.
Il colpo di Stato servì a rovesciare il governo da poco riconfermato guidato da Aung San Suu Kyi e fu messo in atto dalle forze armate della Birmania.
Durante le elezioni legislative birmane che si tennero nel 2020 vinse il partito della Lega Nazionale per la Democrazia. Fu una vittoria schiacciante contro il partito dell’Unione della Solidarietà e dello Sviluppo che era molto vicino all’esercito birmano e che ottenne pochi voti.
All’inizio del 2021 Min Aung Hlaing, capo delle forze armate contestò i risultati del ballottaggio chiedendo la riverifica, se ciò non fosse avvenuto minacciò che sarebbe intervenuto direttamente l’esercito.
La commissione elettorale negò ogni accusa e il 1° febbraio del 2021 ci fu il colpo di Stato che portò all’arresto della leader birmana e di alcuni dei suoi collaboratori.
Fu dichiarato lo stato di emergenza per un anno e il potere fu consegnato nelle mani del capo delle forze armante, il generale Min Aung Hlaing.
Giustificarono il colpo di Stato con la necessità di dare stabilità alla nazione e accusarono la commissione elettorale di non aver agito per porre rimedio alle irregolarità che c’erano state durante le elezioni.
Dopo sei mesi dal colpo di Stato fu sostituito il Consiglio di Amministrazione dello Stato e fu introdotto un governo di transizione in cui Min Aung Hlaing si affermò come primo ministro del Paese. Ad oggi è ancora lui a guidare la nazione.
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