Austria, chi ha votato il Partito della birra e perché?
Il Partito della birra, contro ogni aspettativa, ha riscosso un enorme successo durante le elezioni in Austria. Il numero degli elettori è stato di gran lunga superiore rispetto a quanto si sperava.
Il Partito della Birra ha riscosso un enorme successo durante le elezioni in Austria, superando tutte le aspettative. I sondaggi parlavano del 5%, ma in realtà alla fine la percentuale dei votanti si è attestata intorno all’8,4%.
Il successo del Partito della Birra in Austria
Chi vuole essere governato dal partito della birra? A quanto pare l’8,4% degli austriaci. Qualcuno, all’indomani delle elezioni italiane, potrebbe dire: “Come biasimarli”. Eppure quello che sembra uno scherzo – anche non di ottimo gusto – è la pura realtà, ed è comunque la rappresentazione concreta di cosa accade quando la satira si fonde con la vita vera.
Era il 2015 quando Dominik Wlazny, in arte Marco Pogo, decise di fondare questo partito. Il motivo? Porsi esattamente al centro, a metà strada tra destra e sinistra. Il suo fondatore, 35enne laureato in medicina, musicista di professione, nella sua vita di salti mortali ne ha fatti eccome. Dapprima ha deciso di riporre il camice al chiodo per potersi dedicare alla sua passione più grande, quella per la musica, che lo ha portato a diventare frontman di un gruppo punk rock, i Turbobier. Poi ha deciso di dedicarsi alla politica, mettendo su un partito da zero.
Forse a qualcuno il nome “Partito della birra” potrà non sembrare affatto nuovo. C’è da dire che nei primissimi anni ’90 una cosa analoga accadde in Polonia, con il Partito Polacco degli Amici della Birra che ottenne il 2,97% dei voti alle prime elezioni libere dopo la fine del comunismo. In questo caso, però, il partito ebbe vita breve: prima si divise in due fazioni, chiamate Birra Grande e Birra Piccola, poi dopo un paio di anni si sciolse del tutto.
Questo caso è un po’ diverso, perché il movimento continua a esistere e a resistere al tempo. Anzi, quello che all’inizio per l’outsider era un mero progetto satirico, è ben presto divenuto un partito vero e proprio. E, secondo molti, quello che è accaduto durante le presidenziali ha superato ogni aspettativa.
I sondaggi parlavano del 5%, ma sappiamo che questo dato è stato di gran lunga superato. “La spina della birra che sta al centro di ogni bar”, come goliardicamente aveva definito la genesi del nome del partito il suo stesso fondatore, ha riscosso più successo di quanto ci si poteva aspettare e questo è un dato di fatto oggettivo. Ma perché? E, soprattutto, chi sono stati i maggiori elettori?
L’identikit degli elettori
Diciamo subito che il partito della birra è stato superato solo da Van der Bellen, che ha vinto con il 56,2% e da Walter Rosenkranz, il nazional-conservatore esponente dell’Fpö, che ha raggiunto il 17,9%. Wlazny ha guadagnato il terzo posto, la medaglia di bronzo insomma, considerando inoltre che a Vienna ha superato anche il “secondo classificato”, ma probabilmente ha vinto molto di più.
Eppure pare che questo risultato abbia sorpreso anche lo stesso fondatore del partito, che dopo lo spoglio ha detto: “Grazie. Sono senza parole. In queste elezioni sono arrivato terzo e a Vienna secondo dopo Van der Bellen, davanti all’Fpö. Tra gli under 30 ci sarebbe stato addirittura un ballottaggio tra me e Van der Bellen. Grazie a tutte le persone che mi hanno dato fiducia e mi hanno votato. Questo significa molto per me”.
Il partito della birra non doveva neanche finire tra i candidati: doveva essere un mezzo di promozione dei Turbobier, che se ne erano serviti per lanciare il loro primo album, Irokesentango. Eppure ci è finito e ha anche guadagnato consensi.
Strano si potrebbe pensare, se si considerano le promesse fatte in caso di vittoria. Dalla costruzione di una fontana di birra nel centro della capitale austriaca, all’abolizione delle tasse sulle bevande per i bar e i ristoranti, fino ad arrivare al sostegno dei cittadini che hanno “meno talento nel bere”, le promesse fatte erano (quasi) tutte di questo genere.
Ma c’è spazio anche per iniziative serie, come implementare gli aiuti di Stato per aiutare la cultura, che ha risentito particolarmente della crisi post pandemia, ospitare i profughi ucraini, ma anche introdurre dei test attitudinali obbligatori per i politici (cosa che qualcuno aveva pensato ironicamente di fare anche in Italia).
Per non parlare dei valori su cui il partito si basa, tra cui spicca la “libera scelta della varietà delle bionde”. E degli slogan, come “Vivi e lascia vivere (tranne i bevitori di Radler)” Sembra tutto così surreale, eppure questi sono fatti reali, concreti. Ma chi ha votato il partito della birra?
Tra i più grandi sostenitori del partito della birra ci sarebbero soprattutto gli under 30. Ma se dovessimo disegnare un loro identikit dettagliato, dovremmo partire dal fatto che la maggior parte di loro sono elettori di sinistra anti-establishment, che quindi volevano opporsi fortemente a Van Der Bellen.
La cosa più incredibile è che questa non è neanche la prima volta che il partito guadagna consensi. Già un paio di anni fa, durante le statali, era riuscito a far eleggere 11 consiglieri distrettuali. Ma all’epoca i voti avevano raggiunto solo l’1,8%.
Ma cosa accadrà adesso? Il partito mira comunque a restare apolitico, quindi a continuare a collocarsi in un ambito a metà tra la satira e la verità.
Anna Gaia Cavallo
Mi chiamo Anna Gaia Cavallo, ho 30 anni, sono nata a Salerno e lì ho vissuto fino ai miei 18 anni. Poi il viaggio verso Siena per l'università, la laurea in economia e gestione d'impresa e poi il ritorno nella mia città natale. Qui, dopo un anno di lavoro nel settore economico, ho capito che non era questa la strada giusta per me e ho deciso di seguire quella che era sempre stata la mia più grande passione fin da piccola: la scrittura.
A quel punto ho lasciato tutto quello che avevo costruito nei sei anni precedenti e ho intrapreso un altro percorso, quello che mi ha portato a diventare giornalista.
Iscritta all'albo dei pubblicisti della Campania dal 2019, dopo aver attraversato diversi mondi, sono approdata sul pianeta Nanopress nel 2022 come editor e qui amo occuparmi di cronaca e attualità, ma quando mi capita di scrivere di musica raggiungo il massimo del piacere.