La flotta di Renault Clio consegnata in questi giorni va ad aggiungersi ad un numero molto elevato di modelli che accompagnano le attività della Polizia di Stato da quasi un secolo, da quel 1919 quando venne istituito il Dipartimento della pubblica sicurezza, alle dipendenze del ministero dell’Interno; a quel momento infatti si può ricondurre la nascita della Polizia nella struttura operativa anche ai giorni nostri. Andiamo dunque a ripercorrere, in una immaginaria parata, le fasi salienti della storia degli automezzi della Polizia italiana.
Una carrellata di tutti i mezzi richiederebbe un libro. Limitiamoci quindi ai modelli principali successivi al secondo conflitto mondiale, quelli che più abbiamo visto sulle strade: per cui le auto in dotazione a Reparto celere, Polizia stradale e le famose pantere della Squadra volante.
IL DOPOGUERRA – DALLA JEEP ALL’ALFA 1900, POI LA GIULIETTA
Cominciamo quindi proprio dai primi anni del dopoguerra. La produzione industriale italiana è ancora a singhiozzo dopo i bombardamenti e la riconversione verso l’economia civile va a rilento. Gli aiuti americani consistono anche in una fornitura di una serie di fuoristrada militari, la Jeep Willys. Era rossa e veniva usata soprattutto dalla Celere. Data la povertà di mezzi economici, si riciclava tutto ciò che capitava. Quindi il 1° settembre 1945 la Questura di Milano poté dotare la neonata Squadra volante della prima auto, grazie ad un bottino di guerra. Era infatti una Lancia Augusta del 1937, catturata a due soldati tedeschi in fuga.
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La prima vera auto di pattuglia fu l’Alfa Romeo 1900, entrata in servizio nel 1952 con l’istituzione della Squadra volante. Dotata di radio, permise agli agenti di muoversi in perlustrazione per le città, mentre prima dovevano stazionare vicino ad un telefono pubblico in attesa di comunicazioni dalla centrale. Il motore potente da 80 cavalli consentiva di inseguire efficacemente i banditi. La sua velocità e il colore nero le diedero il soprannome di “Pantera“, che appunto diventò il simbolo della Volante.
Ancora per tutti gli anni ’50 la Polizia mantenne in servizio di tutto. Dalla Fiat 1100 a qualche Topolino, dalla Alfa Matta (cioè la AR 51, la versione italiana della Jeep) alla nuova Fiat 600, molto usata negli appostamenti. Nel 1957 cominciò ad entrare in servizio la Giulietta, seguita dalla Giulietta TI da 74 cavalli. In questo periodo il colore d’ordinanza diventa il grigio-verde militare.
GLI INSEGUIMENTI LEGGENDARI SULLA FERRARI DI SPATAFORA
Arrivano gli anni ’60, le esigenze di velocità crescono, perché i banditi cominciano a fare uso di auto truccate. L’Alfa Romeo provvede nel 1960 con la 2000 Sprint e nel 1962 con la 2600 Sprint: quest’ultima era un vero bolide per l’epoca, 145 cavalli e 200 Km/h di velocità massima. Date le alte prestazioni e la difficoltà nel padroneggiare auto simili (non esisteva l’elettronica e i freni erano spesso un’illusione), si cominciò a far frequentare dei corsi specializzati di guida agli agenti piloti.
Ora dobbiamo soffermarci su una pagina che nell’ambiente è diventata una leggenda. Nel 1960 la Questura di Roma disponeva di una sola Volante. Ma l’attività criminale stava compiendo una grande escalation. Nel 1962 il capo della Polizia Angelo Vicari convocò gli uomini della Squadra mobile romana e in un’accesa riunione chiese loro di cosa avessero bisogno per potenziare il reparto. Un brigadiere, quasi sfidandolo, gli rispose: “Di una Ferrari“. Quel brigadiere era Armando Spatafora, che in seguito sarà promosso maresciallo. L’episodio è stato narrato nel libro “Il poliziotto con la Ferrari“, scritto dalla figlia Carmen.
Vicari riuscì effettivamente a dotare la Mobile della capitale di una incredibile Ferrari 250 GTE nera, un bolide da 280 Km/h. Solo Spatafora, in virtù della fama guadagnata in anni di spericolati inseguimenti a bordo dell’Alfa 1900, fu autorizzato a guidarla, insieme ad altri tre colleghi. Venne inviato a Maranello per affinare una tecnica di guida già eccellente. Da ricordare l’inseguimento leggendario, sempre raccontato nel libro della figlia, dello “Zoppo”, un criminale molto abile al volante: il bandito sfrecciava su un’Alfa 2500 rossa, Spatafora e la “sua” Ferrari si lanciarono e lo seguirono anche attraversando la scalinata di Trinità dei Monti, giù dalla quale finalmente “Armandino”, come veniva soprannominato dai colleghi, riuscì a bloccarlo ed arrestarlo. Il cinema riprese questa vicenda nel film dle 1977 “Poliziotto sprint” con l’indimenticabile Maurizio Merli.
GIULIA E LE SUE EREDI
Nella metà degli anni ’60 s’impone la Giulia, un’auto entrata nel mito anche per le imprese compiute dai militari della Polizia e delle altre forze dell’ordine. Ma le città diventano sempre più affollate, i lunghi inseguimenti uomo contro uomo non sono più possibili. Le autopattuglie usano la “difesa a zona”, creando una vasta rete avvalendosi di comunicazioni perfezionate e fermando i banditi tramite posti di blocco.
Negli anni ’70 arriva l’Alfetta, altra auto indimenticabile dalle mille qualità. In questo periodo cambia la livrea, che diventa l’attuale bianca e azzurra. L’Alfetta resiste fino alla fine degli anni ’80, affiancata dalla rinata Giulietta e, in compiti secondari, da Alfasud e 33. Siamo quasi ai giorni nostri. L’Alfa Romeo introduce la 75 e nel frattempo passa alla Fiat. Dopo arriveranno 155, 156 e 159.
LE AUTO DI OGGI – ANCHE LA LAMBORGHINI
Attualmente la Polizia ha un parco automezzi molto variegato in quanto a marche. Oltre a diverse Fiat, troviamo Seat Léon, BMW 320, perfino una Peugeot 508 RXH, la prima vettura ibrida in dotazione. E l’ultima arrivata Renault Clio. Le vetture speciali non si sono esaurite con la Ferrari di Spatafora. Anche la Lamborghini è entrata in questa rassegna, donando prima una Gallardo, poi una Huracàn.
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