Parliamo di vetture che non fanno del comfort la loro principale virtù. Parliamo delle auto più scomode di sempre, le macchine che, quando si scende, la nostra schiena ringrazia. Le auto di oggi ci hanno abituato piuttosto bene, con livelli di comodità degni di questo nome anche sulle vetture più piccole, quelle che una volta non erano certamente grandi viaggiatrici. Il progresso nella taratura delle sospensioni, nell’insonorizzazione, nell’eliminazione delle vibrazioni moleste, nella realizzazione dei sedili hanno reso piacevoli anche i viaggi su auto tutto sommato piccole o economiche. Ma chi ha qualche annetto in più sulle spalle o, comunque, chiunque abbia avuto modo di provare qualche vettura d’altri tempi ha perfettamente in mente quanto fosse diverso un tempo questo discorso.
In primo luogo, una prima forma di scomodità che spesso si tende a non considerare riguarda l’assenza del climatizzatore, o dell’aria condizionata. Quando si deve affrontare un lungo viaggio in autostrada, magari quello per andare in vacanza, con una temperature di oltre trenta gradi all’esterno, cosa c’è di meglio se non impostare il climatizzatore ad una temperatura bella fresca? Si viaggia rilassati e i chilometri vanno via come niente. Un tempo, però, non era così semplice: anche solo le auto di 20 o 25 anni fa non avevano di serie il climatizzatore. Questo significa che in città si poteva rimediare abbassando il finestrino, ma in autostrada significava patire il caldo.
Le auto sportive, poi, per poter godere di ottime doti stradali devono sacrificare il comfort molto spesso. Oggi di meno, ma un tempo molto di più avere un’auto sportiva significava voler male alla propria schiena. Per parlare di auto relativamente vicine a noi, si possono citare le piccole sportivette come la Mini Cooper S (o John Cooper Works) o la Renault Clio RS.
Negli anni Ottanta o Novanta le auto più piccole, seppur geniali per la città, non erano certo capionesse di comodità. Fare un viaggio un po’ più lungo con loro, non che fosse impossibile, ma risultava sicuramente impegnativo. Chiunque abbia avuto modo di viaggiare molto con una Fiat Panda prima serie o con una Fiat Cinquecento (quella degli anni Novanta), tanto per fare due esempi noti a tutti, sa di cosa stiamo parlando. Rumorosità e sedili poco imbottiti erano forse tra i problemi principali.
Ma tornando ancora più indietro negli anni, le “piccole” di un tempo, che un tempo erano delle normali utilitarie, viste con gli occhi di oggi sono delle pulci di lamiera. Una Fiat 500 o una Fiat 600, entrambe prima serie, non solo erano rumorose e poco comfortevoli, ma erano anche piccole internamente. All’epoca non ci si rendeva molto conto di tutto questo, perchè lo standard era quello, ma rispetto a come siamo abituati oggi c’è un vero abisso di differenza. Senza contare che erano anche auto con una velocità massima ridotta, quindi un viaggio diventava letteralmente interminabile. Possiamo citare vari modelli, più o meno datati, che sono accomunati da queste caratteristiche: Autobianchi Bianchina, Citroen 2CV o Mehari, Renault R4, ecc.
Altra categoria che merita un posto nel discorso delle auto più scomode di sempre è quella dei fuoristrada. Fuoristrada, eh, non SUV. Stiamo parlando dei 4×4 vecchia maniera, duri e puri, capaci di attraversare percorsi in offroad veramente impegnativi senza il minimo problema, cosa che con le sport utility di oggi possiamo solo sognarci. Sono auto pensate per il fuoristrada e che, giustamente, sacrificano la comodità in favore della praticità. Rumorose, scomode su strada, lente e con interni spartani: un viaggio con loro non è certamente piacevole. Si pensi ad esempio alla prima Fiat Campagnola, alla Jeep CJ o ai primi Land Rover Defender (Serie I, II o III).
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