Giorgia Meloni definisce il percorso per arrivare all’approvazione dell’Autonomia differenziata: la posizione dei partiti e dell’opposizione.
Mercoledì a Palazzo Chigi gliesponenti della maggioranza hanno discusso sulle nuove riforme istituzionali, tra Meloni, Tajani e Salvini, per definire il percorso che porterà anche all’approvazione della legge sull’Autonomia differenziata. Le posizioni dei partiti al governo e gli assist inaspettati dall’opposizione.
Si sono riuniti nella serata di ieri, mercoledì 18 gennaio, i vertici della maggioranza al governo. Antonio Tajani, insieme a Matteo Salvini e Giorgia Meloni, per discutere sulla possibile approvazione della legge che al momento è solo una bozza ma che la Premier ha recentemente cominciato a guardare con maggior concretezza. Si tratta dell’Autonomia differenziata per le Regioni, volute da Roberto Calderoli.
Una proposta che potrebbe portare immense crepe tra Nord e Sud, regioni povere e più ricche, ma guai a chiamarla “spacca Italia” – pena la querela del ministro Calderoli in persona.
Ma sorvolando sulle presunte prese di posizione nei confronti dei “giornali del Sud” del leghista, l’obiettivo del governo reale è quello di poter concedere poteri alle regioni con una legge che dovrà essere approvata dalla maggioranza assoluta dei membri di Camera e Senato.
Non è difficile immaginare che siano state Emilia-Romagna, Lombardia (sotto forti pressioni della Lega) e Veneto già nel 2017 a premere per una maggiore autonomia. Ma dopo il governo Gentiloni le trattative si erano arenate. Il governo di centro-destra attuale, forte della spinta leghista, ha ripreso in pugno la questione, con l’intento da parte di FdI di accontentare gli alleati per poi farsi ritornare il favore sul presidenzialismo.
La situazione dunque, in maggioranza, sembra essere ben delineata. Senza dubbio capofila troviamo la Lega, che con Salvini e Calderoli guida la schiera di favorevoli insieme a un entusiasta Luca Zaia e al presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana.
Tra i più cauti al momento troviamo il vicepresidente Tajani, che nella mattinata di oggi su Rai3 ha parlato anche di alcune riserve iniziali sulla bozza di Calderoli. Perplessità adesso però superate, dopo la discussione di Palazzo Chigi. Critiche arrivano da Fabio Rampelli di Fratelli d’Italia, Il vicepresidente della Camera infatti ha parlato di un argomento molto caro al suo gruppo, ossia che la proposta debba andare di pari passo con il presidenzialismo.
Ma i se giochi sembrano fatti al governo, all’opposizione pare esserci qualche sorpresa. Una situazione “controversa” infatti da parte dei partiti come Pd è arrivata, soprattutto per quanto riguarda la futura di Bonaccini, prima favorevole all’Autonomia con la sua Emilia-Romagna, poi contrario con la sua candidatura alle primarie del Pd.
Anche lo stesso governatore della Campania, che insieme a quello della Puglia Michele Emiliano, si era detto assolutamente contrario alla proposta – sempre in quota Pd – pare adesso aver aperto alle discussioni della bozza.
L’Alleanza Verdi-Sinistra è sicuramente lo schieramento più contrario, insieme al Movimento Cinque Stelle. Carlo Calenda ancora invece si riserva critiche al governo miste a complimenti, di quando in quando. Il leader di Azione ha parlato di confusione del governo, e che non ci dovranno essere “fughe in avanti sull’autonomia senza discussioni di federalismo”.
Nel suo programma il Pd si divide, tra alcuni concetti di autonomia come i livelli essenziali di prestazione, il potenziamento dei fondi per colmare quelle differenze tra regioni, ma si blocca davanti a temi come sanità e istruzione. E’ quanto affermato da Bonaccini, che però nel 2018 aveva spinto per avere per la sua Emilia-Romagna ben altri accordi dallo Stato in termini di autonomia.
Il Movimento Cinque Stelle invece con Giuseppe conte aver affermato di essere favorevole all’autonmia, salvo criticare in questi mesi le proposte di Calderoli. Il leader dei pentastellati aveva detto che non era “una bandiera regionale, ma una riforma necessaria”.
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