Approda oggi in pre Consiglio dei ministri la proposta denominata Autonomia differenziata, la bozza presentata dal ministro Roberto Calderoli. Approfondiamo i suoi punti per capire di cosa si tratta.
L’Autonomia Differenziata, bozza di legge proposta dal ministro per gli affari regionali e le autonomie Roberto Calderoli, arriva oggi in Pre Consiglio, prima di essere approvata definitivamente dal governo.
Dal giorno della sua proposta, alla fine del 2022, questa bozza è stata a lungo discussa, soprattutto per le possibili disparità territoriali che potrebbe andare a peggiorare. Ma vediamo meglio di cosa si tratta e quali sono i suoi punti focali.
Che cosa significa Autonomia differenziata?
La proposta denominata Autonomia differenziata si basa innanzitutto su un tema centrale, molto caro a Roberto Calderoli e alla Lega Nord: la disciplina dell’autonomia dei territori italiani, un provvedimento che secondo alcuni potrebbe davvero spaccare in due il nostro Paese.
Attualmente il terzo comma dell’articolo 116 della Costituzione prevede che una serie di materie che non sono affidate in via esclusiva allo Stato centrale, possano essere “demandate alla competenza di ogni singola Regione a statuto ordinario”.
Queste materie sono diverse e sono indicate ai commi 2 e 3 dell’articolo 117, come ad esempio l’ organizzazione della giustizia di pace, le norme generali sull’istruzione, la tutela di ambiente e tante altre.
Ora, alla fine dello scorso anno, il ministro Roberto Calderoli ha avanzato una proposta di riforma per l’Autonomia differenziata, presentata durante la Conferenza Stato-Regioni.
Questa prevede che le Regioni potranno, a loro volta, trasferire le funzioni agli enti amministrativi più vicini ai cittadini, ovvero i Comuni, le Città metropolitane e le Province.
I Lep e la spesa storica
Si parla poi di Lep (Livelli essenziali delle prestazioni), uno dei punti più dibattuti e controversi di questa bozza di legge.
In merito a questi ultimi, infatti, l’esecutivo avrà tempo 12 mesi per decidere quali saranno i livelli minimi essenziali delle prestazioni, che dovranno poi essere rispettati dalle Regioni nella gestione delle competenze.
Questo in modo tale da riuscire ad avere una sorta di uniformità in Italia, in particolare su temi importanti come la scuola, la salute, l’ambiente e i beni culturali.
Il testo prevede che, trascorso questo anno, se i Lep non verranno definito le competenze passeranno direttamente ai governatori delle Regioni.
Nella bozza dell’Autonomia differenziata si parla anche dei finanziamenti: nel testo si stabilisce che le risorse necessarie alle Regioni verranno attribuite secondo il criterio della spesa storica.
Cosa vuol dire? Che chi ha speso di più negli anni per i servizi che corrispondono alle funzioni riceverà di più, mentre al contrario chi ha speso meno riceverà di meno.
Questo punto è stato molto dibattuto, poiché si pensa che la conseguenza potrebbe essere quella di assicurare più finanziamenti al Nord che al Sud, poiché le regioni settentrionali hanno più risorse e una spesa storica più alta.
Il valore dei fondi verrà deciso da una Commissione paritetica Stato-Regione. La spesa storica dovrebbe, poi essere superato con la determinazioni di costi standard e fabbisogni standard.
Le polemica per l’Autonomia differenziata
Come anticipato, ci sono state diverse polemiche su questa proposta di riforma portata avanti da Roberto Calderoli e dalla Lega, sopratutto nel mondo politico.
La paura per un’Italia “spaccata” è quella di molti, come per il Presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca, che ha già annunciato di essere contrario alla bozza di riforma perché “un passo indietro preoccupante”.
Per Stefano Bonaccini del PD, invece, serve una “legge quadro, con cui vengano definiti i livelli essenziali di prestazioni, il coinvolgimento del Parlamento e va eliminata la questione dei residui fiscali”.
I parlamentari campani, poi, già il mese scorso sono esplosi contro il ministro Calderoli e la sua proposta, annunciando di essere pronti a lottare per difendere il Sud se questa riforma passerà il vaglio del governo.
Ora non resta che restare a vedere cosa succederà al Consiglio dei Ministri, se la bozza dell’Autonomia differenziata passerà o se ci saranno ulteriori modifiche.