Il ministro Calderoli, durante la conferenza Stato- Regioni, ha presentato una bozza di riforma il cui scopo è quello di spingere verso un percorso di decentramento delle varie competenze che oggi sono attribuite alla Podestà tra territorio e stato.
Una proposta che non sembra essere stata accettata da tutti i governatori anche perché non va a fissare i Lep, ossia i livelli essenziali di prestazioni, i quali devono essere rispettati per tutte le materie nell’intero Paese.
Incontra già alcuni problemi il Ministro degli affari regionali Calderoli. Ha appena proposto la bozza di decreto che ha il compito di disciplinare la riforma dell’autonomia differenziata dei vari territori italiani, un argomento intorno al quale si è acceso un vero e proprio dibattito politico.
Vincenzo De Luca, il presidente della Campania, ha affermato che si tratta di “un provvedimento che genera il caos e spacca in due il Paese”, invece, il presidente della Puglia, Emiliano, afferma che si tratta di un rischio di trovarsi di fronte ad una vera e propria Babele di regole.
Ma di cosa si parla nel momento in cui si fa riferimento ad autonomia differenziata? In base a ciò che afferma il terzo comma dell’articolo 116 della Costituzione, una legge che è stata modificata poi nel 2001, si fa riferimento ad una serie di materie che sono non sono affidate esclusivamente allo stato centrale ma che possono essere gestite autonomamente da ogni singola regione.
Tali leggi sono approvate dalle camere a maggioranza assoluta dei componenti. Le materie che possono essere attribuite alle regioni sono descritte all’interno dei Commi due e tre dell’articolo 117 della Costituzione.
In poche parole si fa riferimento all’organizzazione delle norme Generali sull’istruzione, sull’organizzazione della giustizia e pace, sui rapporti internazionali, sulla tutela di ecosistemi, ambienti e beni culturali, sulla tutela e sulla sicurezza del lavoro, sulla salute, sulla ricerca tecnologica e scientifica per sostenere l’innovazione dei vari settori produttivi, sul governo del territorio, sulla protezione civile, sugli aeroporti e porti civili e sulle reti di navigazione e trasporto.
E’ loro compito anche organizzare altri elementi importanti come la produzione, la distribuzione e il trasporto dell’energia, l’ordinamento della comunicazione, la finanza pubblica insieme al sistema tributario, la previdenza complementare e integrativa e i costi di risparmio insieme alle casse rurali e alle aziende di credito, la promozione e l’organizzazione di attività culturali ed infine gli enti di credito agrario e fondiario.
Il ministro Calderoli ha quindi presentato una bozza di riforma durante la conferenza Stato-Regioni.
Questa, in poche parole, prevede che ogni regione avrà la possibilità di trasferire le varie funzioni presso gli enti più vicini ai cittadini.
Nella bozza in questione però si è accennato anche ai Lep, ossia i livelli essenziali delle prestazioni. Si tratta però di uno dei punti su cui alcuni elementi del governo sembrano non essere d’accordo.
In poche parole sarà di 12 mesi il tempo massimo di ogni esecutivo utile per determinare i livelli essenziali e minimi delle varie prestazioni che dovranno essere rispettati da ogni regione per quanto riguarda la gestione di ogni competenza.
Così facendo si potrà avere un’uniformità nell’intero paese in aree cruciali come potrebbe essere quello dell’ambiente, della salute, della scuola e dei beni culturali.
Questa parte della bozza è stata accolta positivamente anche se poi, parlando dei Lep a livello governativo, le cose cambiano. I
l testo infatti prevede che, al termine di un anno di scadenza, le varie competenze saranno trasmesse automaticamente ai governatori.
Si è affrontato poi anche il capitolo dei finanziamenti all’interno della bozza. Infatti è possibile leggere che le risorse che le regioni dovranno utilizzare debbano essere date in base al criterio della spesa storica.
In poche parole, le regioni che hanno speso di più negli anni passati hanno la possibilità di ricevere più fondi per quel settore in particolare.
Sarà compito della commissione paritetica Stato- Regione ad approvare il valore preciso dei fondi. Nel corso dei successivi 12 mesi, i fabbisogni standard e i costi standard verranno così determinati. Sarà questo il compito della commissione tecnica la quale, attraverso la collaborazione della società per gli studi di settore, con la struttura tecnica di supporto alla conferenza delle regioni e delle province autonome e con l’istat, potrebbe riuscire a quantificare l’intera spesa.
La bozza proposta dal Ministro Calderoli sembra però non essere stata apprezzata da tutti in egual modo.
Infatti, il governatore pugliese Emiliano, afferma che risulta essere impossibile immaginare la modifica della Costituzione senza che esista una legge cornice che abbia il compito di stabilire quali sono le materie incluse e quali quelle che poi vengono messe da parte “È escluso ad esempio che scuola, energia o trasporti possano esser oggetto di una delega alla Regioni. Ecco perché insistiamo che prima delle intese vengano individuati i Lep”.
Emiliano quindi è convinto che questa bozza andrà proprio a violare le basi fondamentali della Costituzione e ad incidere sull’intesa dopo che questa è stata sottoscritta.
Inoltre, molti sono i governatori che hanno paura che tale proposta, nel caso in cui entri in essere, possa svantaggiare ancora di più il Mezzogiorno.
Calderoli però afferma che non esiste una spaccatura tra nord e sud perché c’è la paura che al sud qualcuno posso trovare un vantaggio a discapito di altri.
L’augurio del ministro degli affari regionale è che ognuno possa trovare un vantaggio, che sia grande o piccolo.
Calderoli, prima dell’incontro che si è tenuto durante la giornata di ieri, aveva cercato di smorzare il più possibile i toni “Quella sul tavolo è una bozza di lavoro per iniziare a confrontarci e lavorare. Auspico che la versione definitiva di questo testo possa essere scritta con il contributo di tutte le Regioni, perché questa è una bozza aperta ad ogni tipo di proposta”
De Luca però sembra essere deciso nel fatto di richiedere formalmente che il disegno di legge possa essere ritirato annunciando quindi di essere intenzionato a far fronte unito insieme ad altre regioni tra cui la Basilicata, Calabria, Lazio, Puglia e Molise.
Ci sono altri politici favorevoli tra cui i leghisti Luca Zaia e il governatore dell’Emilia Romagna, Stefano Bonaccini a cui si è aggiunto anche il presidente della Toscana Eugenio Giani. Alla lista c’è anche il nome di Giovanni Toti, il governatore della Liguria.
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