Rimane l’emergenza del rincaro dei prezzi, ma le priorità del Governo sono chiare: dalla riforma costituzionale all’autonomia differenziata.
Duri i sindacati e i partiti all’opposizione, mentre continuano i “negoziati” in maggioranza tra presidenzialismo e autonomia differenziata. Calderoli elogia De Luca, che sarebbe “favorevole”; Bonaccini dai due volti.
Inizia tra molte problematiche, su tutte aumento dei prezzi, benzina e inflazione, la partita a scacchi della maggioranza. Le priorità di questo governo, dopo i primi mesi di assestamento, stanno finalmente emergendo e sui banchi di Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia compaiono autonomia differenziata e riforme costituzionali.
Sarà questo il braccio di ferro interno sul quale gireranno le decisioni dei partiti di maggioranza, pronti ad accordi e concessioni probabilmente per ottenere ognuno i propri obiettivi: quelli della Lega l’autonomia, quelli di Giorgia Meloni la riforma, appunto.
Alla vigilia della ripresa dell’attività parlamentare però, opposizione e sindacati provano a far tornare con i piedi per terra Presidente del Consiglio e colleghi, premendo sulle vere necessità di un Paese che rischia la recessione. Ne è convinto anche Carlo Calenda, che predica cautela su proposte di autonomia e si proietta in un 2023 “ancora più difficile di quello appena trascorso”. Dello stesso avviso anche il segretario Cisl Luigi Sbarra, che parla di una situazione pesante, con milioni di famiglie in gravissima difficoltà: “Questo sarà l’inverno più duro degli ultimi trent’anni“.
Altrettanto duro l’attacco di Antonio Misiani, responsabile Economia del Pd, che parla di un governo che “Non sa che pesci prendere, fuori dal mondo“. E ancora Sergio Costa, parlamentare Cinque Stelle, che descrive il governo italiano lontano dalle fasce deboli.
Insomma, a detta di opposizione e sindacati, chi governa al momento avrebbe ben altre necessità – tradotto – autonomia, nomine e presidenzialismo.
Proprio sull’autonomia l’ipotesi è quella di un testo preliminare entro la fine di gennaio, quando i partiti di maggioranza al governo entreranno nel vivo della loro personalissima partita a scacchi interna. La bozza, che ha diviso e fatto discutere, ha trovato anche estimatori dal versante di sinistra, ma ancora il governo non si esprime e prende tempo.
La volontà della premier dunque sembra quella già ampiamente ipotizzata, ossia di far camminare a braccetto la proposta di Roberto Calderoli con quella delle riforme istituzionali. Il presidenzialismo quasi mai accennato in campagna elettorale – a discapito degli strilli su bollette e rincari – torna al primo posto dell’agenda di Fratelli d’Italia consapevole però che un ddl di riforma costituzionale necessiterebbe tempistiche molto più lunghe. Dunque lo scenario che si prefissa potrebbe essere quello di un reciproco consenso, congelando per un momento gli attriti.
Intanto Roberto Calderoli è tornato a parlare della sua proposta, definendo i timori dell’opposizione e della “stampa del Sud” come “ideologici“. L’ennesima contestazione alla contestazione piuttosto audace da parte del ministro per gli Affari Regionali di quota Lega, partito che nella sua più radicale ideologia per l’appunto prevede come noto sia l’autonomia dall’Italia che la denigrazione per il Sud.
Ma tornando alla bozza, proprio Calderoli ha chiamato in causa il governato della Campania. Secondo il ministro, Vicenza De Luca sarebbe favorevole alla proposta “così come altri esponenti del Pd”. Un confronto con il presidente della Regione iniziato, secondo il leghista, “in maniera aspra” con la richiesta dell’inserimento di determinati requisiti nel Testo.
Lo stesso Vincenzo De Luca che meno di un mese fa, insieme al Presidente della Puglia Emiliano, si era elargito a capofila tra le Regioni contrarie alla bozza? Lo stesso Vincenzo De Luca che per primo aveva pronunciato la frase incriminata “manovra spacca Italia“(che tanto fastidio ha dato a Calderoli solo quando è stata riportata dai quotidiani e che è pronto a combattere a costo anche di battaglie legali)?. Dovranno sicuramente seguire chiarimenti.
Ma che diversi esponenti del Pd propendano verso l’autonomia non è certo un segreto. A far discutere soprattutto la posizione alquanto ambigua dell’esponente dem Bonaccini. Al presidente dell’Emilia-Romagna la proposta di Calderoli piace, ma con la candidatura alle primarie del partito probabilmente affermarlo è diventato sempre più arduo.
Da candidato tira il freno, ad esempio su istruzione e sanità che possano diventare oggetto di passaggio di competenza tra Stato e Regioni, ma nel 2018 le richiedeva per la sua Emilia Romagna. Da amministratore degli affari regionali strizza l’occhio a Calderoli. Un Bonaccini di lotta e uno di governo insomma, a seconda delle sedi.
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