Il reato di autoriciclaggio si appresta a entrare nell’ordinamento giuridico italiano, ma ancor prima della sua approvazione è al centro di aspre polemiche. La necessità di istituire un reato che punisca chi ricicla il denaro proveniente da attività illecite, è essenziale per chi combatte le mafie e contrasta l’evasione fiscale. I due temi sono fondamentali per il risanamento dell’economia italiana, colpita alla base dalla criminalità e da un’evasione che tocca punte esasperanti: il vero problema è capire se il nuovo strumento giuridico risponde alle reali necessità.
Il disegno legge è ora fermo al Senato dopo l’approvazione della Camera e dopo le modifiche apportate dalla Commissione Finanze di Montecitorio. Le differenti impostazioni con cui si è affrontata la vicenda corrono il rischio di bloccare l’iter, nonostante la maggioranza punti alla sua approvazione entro fine anno. Per questo l’ha inserito nel ddl sulla voluntary disclosure, il rientro dei capitali dall’estero fortemente voluto dal ministro Pier Carlo Padoan. In tutto questo si inseriscono le polemiche e le contrarietà arrivate dopo la modifica votata dalla Camera che hanno sintetizzato due posizioni molto lontane. Il risultato è una proposta che tenderebbe a svuotare lo stesso reato di autoriciclaggio. Vediamo il perché.
Il testo
Il testo arriva al Senato dopo una lunga battaglia in Commissione alla Camera che ha prodotto una sintesi tra due posizioni, quella più garantista e quella più dura. Lo studio presentato dal magistrato Francesco Greco, uno dei maggiori esperti sul campo in fatto di riciclaggio e autoriciclaggio, avrebbe dovuto chiarire le reali richieste degli organi inquirenti che ogni giorno si trovano a combattere questi fenomeni. Le pressioni delle forze di opposizioni, dei penalisti e la ricerca di una norma che fosse tecnicamente ineccepibile, hanno portato invece a una modifica che rischia di snaturare l’intento primario, ossia colpire chi ripulisce il denaro sporco.
Riassumendo, le due posizioni contrapposte vedono da una parte chi vuole punire l’autoriciclagggio solo per reati supposti con pene superiori ai cinque anni (reati di mafia per lo più), dall’altra chi vuole estenderlo ai reati economici anche con pene inferiori ai 5 anni.
Per superare l’impasse, ora l’articolo 648-ter.1 del codice penale in materia di autoriciclaggio stabilisce due pene diverse: carcere da 1 a 4 anni quando il reato presupposto ha pene inferiori ai 5 anni di reclusione; carcere da 2 a 8 anni nei restanti casi.
Infine, l’inserimento del “comma del godimento” per cui l’autoriciclaggio cade se “il denaro, i beni o altre utilità vengono destinate all’utilizzazione o al godimento personale”.
Questo il testo modificato dalla Camera:
“Art 648-ter.1. — (Autoriciclaggio) Si applica la pena della reclusione da due a otto anni e della multa da euro 5.000 a euro 25.000 a chiunque, avendo commesso o concorso a commettere un delitto non colposo, sostituisce, trasferisce ovvero impiega in attività economiche o finanziarie denaro, beni o altre utilità provenienti dalla commissione di tale delitto, in modo da ostacolare concretamente l’identificazione della loro provenienza delittuosa. Si applica la pena della reclusione da uno a quattro anni se il denaro, i beni o le altre utilità provengono dalla commissione di un delitto non colposo punito con la reclusione inferiore nel massimo a cinque anni.
Fuori dei casi di cui ai commi prece- denti, non sono punibili le condotte per cui il denaro, i beni o le altre utilità vengono destinate alla mera utilizzazione o al godimento personale.
La pena è aumentata quando i fatti sono commessi nell’esercizio di un’attività bancaria o finanziaria o di altra attività professionale.
La pena è diminuita fino alla metà per chi si sia efficacemente adoperato per evitare che le condotte siano portate a conseguenze ulteriori o per assicurare le prove del reato e l’individuazione dei beni, del denaro e delle altre utilità provenienti dal delitto.
Si applica l’ultimo comma dell’articolo 648”
Le critiche e i rischi
Le critiche alla modifica del testo sono molte e arrivano da più parti, ma hanno una comune preoccupazione: evitare l’ennesima legge truffa che negli intenti vuole punire e nella pratica non fa nulla.
Prendiamo la doppia sanzione. Nei primi casi, quelli puniti con la reclusione da 1 a 4 anni, non sarà possibile utilizzare le intercettazioni e la custodia cautelare. Non solo. Perché si dovrebbe punire in misura minore chi mette in piedi una truffa da milioni di euro per intascarsi i soldi dei fondi europei rispetto a chi trasferisce cifre più piccole, nell’ordine di qualche migliaio di euro provenienti da un peculato? In entrambi i casi si tratta di persone che hanno usato soldi provenienti da reati: allora perché punirli in maniera diversa se il reato è lo stesso (ripulire soldi sporchi)?
Quanto al “comma del godimento”, non se ne capisce davvero l’utilità. In questo modo si dice agli evasori o ai colletti bianchi che lavorano per le mafie che se usano i soldi sporchi per farsi i fatti propri, magari comprandosi una casa, non verranno puniti per autoriciclaggio.
Un cortocircuito che vanifica lo stesso impianto della legge, nata per contrastare l’immissione di denaro illecito nell’economia. I più garantisti hanno sostenuto il comma per evitare di punire due volte una persona per lo stesso fatto: in pratica l’uso del denaro improprio viene visto come una conseguenza inevitabile dello stesso reato e, finché viene usato per cose proprie, (case, vacanze, studi per i figli e via dicendo) non dovrebbe essere un aggravante.
Il reato di autoriciclaggio però nasce proprio con l’intento di portare allo scoperto chi nasconde la provenienza illecita del denaro, chi ripulisce soldi sporchi mettendoli in circolo senza più collegamenti con i reati con cui sono stati ottenuti.
In questo modo si offre una scappatoia istituzionalizzata: se con i soldi della tangente, dello spaccio di droga, dell’usura e dell’evasione ti fa una villa faraonica non sei punibile.
Giuseppe Cascini, sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Roma, fa un esempio che chiarisce la pericolosità della norma. Secondo il magistrato, l’autoriciclaggio merita una sanzione autonoma a prescindere dall’uso che si fa del denaro allo stesso modo in cui “la merita l’autore di un omicidio che faccia sparire il cadavere per sottrarsi alle indagini”.
Insomma, ci sono ancora troppi nodi irrisolti che rischiano di mandare in fumo un’occasione imperdibile di cui il Paese ha bisogno da tempo.
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