Un problema che sembrava essere stato accantonato. Ma invece, eccolo di nuovo che si ripresenta, portando agitazione in tutto il settore dell’allevamento avicolo. Torna l’aviaria e sale la preoccupazione.
È il Ministero della Salute a guardare e a sottolineare la necessità di ulteriori controllo per evitare che ci siano allevamenti a rischio. Cerchiamo di capire insieme.
Aviaria: allarme in tutto il mondo
Sembrava essere un allarme che l’Organizzazione Mondiale della Sanità aveva lanciato solo nelle zone del Sud America, ma non è del tutto così. L’influenza aviaria si sta diffondendo sempre di più e risulta essere in aumento anche nel nostro Paese.
Il virus H5N1 fra gli uccelli selvatici: c’è il rischio che, questi, possano trasmetterlo agli allevamenti dei polli. Questo è ciò che sta emergendo dai dati del Centro di referenza nazionale ed europeo per l’influenza aviaria presso l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie.
È stata una nota, diramata dal Ministero della Salute pochi giorni fa, nella quale si sottolinea la necessità di sorvegliare ancora di più, rafforzandola, i volatici selvatici per evitare che questi possano entrare, in qualunque modo e maniera, in contatto con animali d’allevamento. La conseguenza è quella di applicare misure di biosicurezza negli allevamenti avicoli.
Gli uccelli selvatici sono in repentino aumento e questo fa salire l’attenzione quanto la preoccupazione di una nuova epidemia di aviaria fra gli allevamenti di polli. Dopo il salto di specie nei visoni allevati, cresce l’attenzione delle autorità sanitarie proprio sulle mutazioni di questo virus: sono proprio le mutazioni che potrebbero favorire il passaggio ai mammiferi e all’uomo.
Come abbiamo accennato, non è soltanto l’Italia ad esser nuovamente preoccupata per il nuovo avvento di un’altra possibile influenza aviaria, ma è un qualcosa a livello internazionale e globale.
I casi confermati di trasmissione dell’H5N1, estremamente patogeno, dagli uccelli in alcune specie di mammiferi, ha portato l’Organizzazione Mondiale della Sanità ad invitare tutti i Paesi ad alzare il livello di allerta proprio sul possibile arrivo di una nuova pandemia di influenza nella popolazione sostenuta da un virus di origine aviarie.
È possibile il contagio da uccelli a uomo?
Nel mese di luglio dello scorso anno, già incominciava ad intuirsi qualcosa di una ripresa dell’influenza aviaria, ma si trattava di focolai isolati, individuati in Olanda e nel Regno Unito.
Ma, di specifico, che cos’è l’influenza aviaria e quando è stata individuata per la prima volta? Nel nostro Paese venne isolata, per la prima volta, più di un secolo fa. Si tratta di una malattia degli uccelli, che viene causata da un virus dell’influenza di tipo A. Può variare nella sua patogenicità, che può esser alta, media o bassa.
Man mano che si è diffusa in tutto il mondo, l’influenza aviaria è stata capace di contagiare tutte le specie di uccelli possibili. Nel 1997 è stato indentificato il ceppo più preoccupante, l’H5N1, diventato tale per la sua capacità di mutare rapidamente. Il salto di specie, lo si è avuto nel 2003, quando il virus stesso, mutando, ha avuto la capacità di contagiare gatti e topi, diventando così estremamente pericoloso anche per la specie umana.
E, di recente, è stata anche documentata la capacità di questo virus di contagiare anche l’uomo.