Avvelenamento alimentare: cosa fare? Può capitare di incorrere in questa condizione in seguito al consumo di cibi contaminati da batteri o da tossine. I sintomi consistono in nausea, vomito, crampi addominali e senso di malessere generale. Quando ci troviamo in una situazione di questo genere, è meglio intervenire in maniera tempestiva, anche per poter richiedere il soccorso medico necessario. Fondamentale sarebbe puntare sulla prevenzione, evitando i cibi poco cotti ed altri suscettibili di contaminazione. Tuttavia, se il problema si presenta, alcune strategie si rivelano molto importanti.
Cibi da evitare
Bill Marler, avvocato che da moltissimi anni lavora nel campo dei processi legati all’avvelenamento e all’alterazione dei cibi, ha fornito delle indicazioni molto utili su alcuni cibi da evitare, per non rischiare di ritrovarsi alle prese con l’avvelenamento alimentare:
- ostriche crude – negli ultimi anni le intossicazioni sono aumentate a causa del riscaldamento globale dei mari, che ha determinato lo svilupparsi di molti microbi nocivi;
- verdure pretrattate – i rischi di contagio sono maggiori rispetto alle verdure lavorate in casa, perché le macchine che le tagliano e le lavorano potrebbero non essere state pulite bene;
- germogli crudi – meglio cuocere i germogli prima di consumarli, per evitare il rischio di contagio da salmonella o da escherichia coli;
- carne al sangue – è meglio cuocere la carne almeno a 70 gradi, per eliminare completamente gli eventuali batteri. Anche in questo caso il rischio è di contrarre salmonella o escherichia coli;
- uova crude – meglio non rischiare nemmeno con le uova crude, anch’esse causa frequente di intossicazioni;
- latte non pastorizzato – secondo Marler, consumare latte non pastorizzato significherebbe esporsi maggiormente al pericolo di batteri, virus e parassiti.
Cosa fare
Prima di passare a trattare i sintomi dell’avvelenamento alimentare, è opportuno essere consapevoli di che cosa abbia provocato il problema. Ripensiamo a quello che abbiamo mangiato nelle ultime ore e verifichiamo se anche altre persone in famiglia che l’hanno consumato abbiano gli stessi problemi. In molte situazioni potrebbe essere necessario chiamare il medico, specialmente se la vittima dell’avvelenamento è un bambino piccolo, se è una donna in gravidanza, se ha più di 65 anni, se ha mangiato pesci o funghi velenosi o se presenta delle manifestazioni sintomatologiche gravi, come perdita di sangue, difficoltà respiratorie e svenimenti.
Se la situazione è meno grave, possiamo provvedere con dei rimedi che possono aiutare ad alleviare i sintomi. E’ opportuno non mangiare alimenti solidi, fino a quando non ci si sente meglio. Il contrario potrebbe far aumentare il vomito e la diarrea. E’ essenziale bere acqua, per evitare la disidratazione, oppure ci si può aiutare con tisane, come il tè alla menta, che ha proprietà calmanti nei confronti dello stomaco. Riposiamo più che possiamo, per alleviare il senso di stanchezza e di debolezza causato dall’intossicazione. In questo modo l’organismo si riprenderà più velocemente.