L’avvelenamento da tallio è un problema di salute salito alla ribalta delle cronache dopo il caso avvenuto a Monza nell’ottobre 2017, con il decesso di due vittime a causa di questo metallo malleabile, i cui sali vengono utilizzati in diversi prodotti di uso comune: nel caso specifico è possibile che le tracce di tallio che hanno causato l’avvelenamento siano state contratte per via aerea attraverso il guano di piccione presente nel fienile della casa di campagna delle vittime, oppure a causa di prodotti alimentari avariati. Il tallio torna però a far parlare di sé con un nuovo caso a Nova, dove la gente esasperata chiede una risposta alle autorità. Dopo la morte di Patrizia Del Zotto, 62enne di Nova Milanese e suo padre, Giovanni Battista Del Zotto, di 94 anni, cerchiamo di spiegare cause, sintomi e cura dell’avvelenamento da tallio, poiché la possibilità di rimanere intossicati è assai più elevata di quanto si potrebbe pensare.
Avvelenamento da tallio: cos’è?
Il tallio, o per meglio dire il solfato di tallio, è un materiale assai subdolo in quanto è incolore, insapore e si scioglie con facilità in acqua, e non a caso è stato spesso materia di romanzi gialli per il suo essere un potente veleno che può facilmente condurre al decesso, se non riconosciuto e curato in tempo. L’avvelenamento da tallio fa il suo corso da 7 a 10 giorni, dunque non lascia tracce immediate attraverso i sintomi: questo accade perché l’organismo umano non riconosce immediatamente il tallio, che si sostituisce al potassio nei processi enzimatici come quelli del cervello e dei muscoli, e finisce poi nell’intestino, dove viene riassorbito dando vita a un circolo vizioso, e spesso nefasto. Per morire di avvelenamento da tallio basta infatti l’ingestione di un grammo, più difficile stabilire con precisione il quantitativo letale attraverso l’esposizione e l’esalazione al solfato di tallio.
Avvelenamento da tallio, sintomi
Dopo aver visto cos’è l’avvelenamento da tallio, i sintomi diventano decisivi perché, se si riconosce in tempo, è possibile intervenire tempestivamente per curare l’intossicazione: la malattia si manifesta attraverso forti dolori addominali, accompagnati da vomito, diarrea, febbre, tachicardia e sanguinamento intestinale. Il difficile da capire è ovviamente che questi sintomi siano figlie dell’ingestione del tallio e non di altre patologie che presentano problematiche simili, proprio perché come abbiamo detto questo veleno è di difficile riconoscibilità: maggiormente peculiari diventano allora i sintomi in seconda battuta, quali perdita di capelli e peli, tremori, stato confusionale e atassia, ovvero la perdita del coordinamento muscolare.
Come si cura l’avvelenamento da tallio
Se preso in tempo, l’avvelenamento da tallio si può curare effettuando terapie specifiche mediante sostanze che contrastano l’attività del veleno: una volta confermata la concentrazione del metallo attraverso semplici analisi del sangue, si può procedere alla cura che prevede la somministrazione di un emetico, ossia una sostanza che induce a vomitare, oppure lassativi o una lavanda gastrica nei casi più estremi. Per impedire che il tallio venga riassorbito dall’intestino si utilizza una sostanza ‘chelante’ come il blu di Prussia o ferrocianuro di potassio.
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