Il premier Abiy Ahmed ha reso noto che è verranno avviate le trattative di pace con l’Esercito di Liberazione attualmente presente nella sua regione d’origine.
I colloqui di pace tra l’Etiopia e i ribelli Oromo si terranno in Tanzania. Dal 2018 iin Oromia sono aumentati gli scontri e la violenza, la speranza è di riuscire a stabilire la pace nella regione.
Nelle ultime ore il premier dell’Etiopia, Abiy Ahmed, ha reso noto che sono stati fatti importanti passi avanti per riportare la pace sull’intero territorio nazionale.
Da quando è salito al potere, nell’anno 2018, ad Oromia, sua regione di origine, è aumentata la violenza e gli scontri, da tempo perciò le forze di sicurezza federali e anche quelle locali si scontrano con l’Esercito di Liberazione Oromo, conosciuto anche con l’acronimo Ola o come ribelli Oromo.
Nei prossimi giorni saranno avviati i colloqui di pace che porteranno l’Etiopia ad una ritrovata serenità, almeno questo è l’augurio e la speranza di molti.
I colloqui si terranno in Tanzania, che è un Paese esterno ed estraneo al conflitto. Quest’ultima nazione si occuperà di fare da mediatore tra le due parti, al momento però non si sa ancora chi sarà effettivamente il mediatore ufficiale incaricato.
Le parole del premier: “Il governo e il popolo etiope hanno un disperato bisogno di questo negoziato”.
Sono stati gli stessi parlamentari dell’Oromia a sollecitare il premier verso l’apertura dei colloqui in questa regione, a seguito dei colloqui e della firma della pace nel Tigray avvenuta lo scorso dicembre 2022, e di cui i negoziati si sono svolti a Pretoria nel Sudafrica.
Secondo gli analisti l’Etiopia non può andare verso una riconciliazione nazionale se non viene ristabilita la pace ad Oromia che è la regione più popolosa della nazione ed è anche la regione che circonda Addis Abeba, la capitale.
Quando nel 2018 il premier fu eletto molti dei ribelli Oromo avevano accettato il nuovo premier, forse proprio perché anche lui veniva da quella regione, a non accettare però il suo ruolo è stato l’Esercito di Liberazione Oromo, che dopo questo rifiuto è cresciuto ulteriormente.
Ad oggi però le condizioni sono diverse Abiy Ahmed ha teso la mano verso l’Esercito di Liberazione Oromo e secondo il quotidiano Addis Standard i ribelli hanno confermato che saranno presenti e partecipi ai colloqui di pace.
Una pace che arriverà dopo tre lunghi anni di conflitti e combattimenti intensi tra le forze governative e i ribelli Oromo. L’inizio delle trattative è stato più volte sollecitato soprattutto dal presidente della regione Oromia, Shimeles Abdisa che è molto vicino al premier.
Il Premier ha necessità di riconciliare la nazione e di portare la pace in tutte le zone. A seguito della guerra che si è scatenata nella regione in Tigray molti Paesi hanno scelto di interrompere le relazioni bilaterali e questo ha portato anche all’interruzione degli aiuti economici.
Oggi Ahmed ha bisogno di ristabilire la sua credibilità non solo all’interno della sua nazione ma anche a livello mondiale, ha perciò bisogno della pace anche nella regione Oromia.
C’è però una grande problematica da affrontare per il governo di Addis Abeba l’Esercito di Liberazione Oromo è ancora “un’organizzazione terroristica”.
I colloqui che si apriranno nei prossimi giorni in Tanzania dovranno perciò portare anche a sciogliere questa problematica altrimenti le trattative verso la pace non potranno proseguire.
La stessa situazione si era verificata con il Tigray e il Fronte di Liberazione del popolo del Tigray, conosciuto con l’acronimo Tpif. In questa occasione i colloqui sono andati a buon fine grazie al governo che ha tolto dalla lista nera il Tpif, non ritenendolo più un’organizzazione terroristica.
Altra mossa importante in questo caso è stato decidere di nominare uno degli anziani ribelli come capo della regione del Tigray. Questi cambiamenti e decisioni hanno portato alla firma del trattato di pace lo scorso anno.
Ora ci si aspetta che possa avvenire altrettanto anche nella regione dell’Oromia, e sarebbe per il premier una grande conquista trattandosi di un importante regione e di un ulteriore passo avanti per la riconciliazione dell’intera Etiopia.
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