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Niente da fare per nessun’altro. Sono loro, Giusy Versace e Raimondo Todaro, i vincitori di Ballando con le Stelle 10. La finale di quest’ultima edizione ha decretato trionfatori la campionessa paralimpica e il ballerino professionista con passato illustre nel programma TV di Rai 1 condotto da Milly Carlucci. Lei è stata scelta alle battute finali con il 56% del tele-voto, battendo un’altra coppia di talento, quella formata da Andrew Howe e Sara Di Vaira, lui ha un passato da record a Ballando, visto che lo ha già vinto per ben quattro volte. L’ultima? L’anno scorso con Elisa Di Francisca.
Una coppia che ha saputo reggere sin da subito la tensione della pista, anche quando Giusy Versace – – ricorderete – perse una delle protesi in diretta TV. Anche quello, nel bene e nel male, è stato un episodio che ha rafforzato la sinergia tra i due in pista, aprendosi continuamente all’ipotesi che ogni cosa sarebbe potuta succedere. E così è stato. Ieri sera, ad esempio, durante la puntata finale di Ballando con le Stelle, non sono state poche le prove che la campionessa paralimpica ha dovuto affrontare: dal Cha cha cha alla Rumba, passando per la Samba.
Una prima manche con esibizione e punteggio assegnato dalla giuria (che le ha dato ben 50 punti, il totale dei 5 dieci datele da Ivan Zazzaroni, Fabio Canino, Carolyn Smith, Raphael Amargo e Guillermo Mariotto), ma, una seconda, decisamente differente in quanto a preferenze dei giudici, che hanno dato pienamente fiducia all’attore Giulio Berruti in gara con Samanta Togni – terzo classificato insieme all’altra coppia, quella di Giorgia Surina e Maykel Fonts, a cui è andato anche il tesoretto cumulato grazie ai ballerini per una notte, gli ospiti d’onore Ambra Angiolini, Lillo e Greg e Paola Minaccioni.
Se ad Andrew Howe con Sara Di Vaira è andata la medaglia d’argento, a Berruti Togni il premio Miglior Esibizione dell’anno, mentre alla coppia Giorgio Albertazzi ed Elena Coniglio il riconoscimento Premio Emozione, per l’adrenalina regalata sul palco di Rai 1 – prima che l’attore abbandonasse in corso d’opera, ufficialmente per via dei troppi impegni.