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Il ballottaggio delle elezioni amministrative 2016 del capoluogo piemontese è chiuso: Chiara Appendino, l’esponente del Movimento 5 Stelle, è il nuovo sindaco di Torino con il 54,56% delle preferenze. Piero Fassino, volto storico dei Dem, perde definitivamente la poltrona di primo cittadino, su cui sedeva dal 2011, ottenendo il 45,44% delle preferenze. La città sabauda si trova dinanzi a una svolta storica: i sostenitori del M5S subito dopo il voto si sono messi in marcia per le vie del centro, con bandiere e al grido ‘onestà, onestà!’.
Osvaldo Napoli, candidato sindaco al primo turno per Forza Italia, dinanzi alla vittoria del M5S ha dichiarato: ‘I voti all’Appendino sono chiaramente contro il Partito Democratico, nello specifico proprio contro Matteo Renzi. Il non voto a Fassino esprime la necessità di cambiamento degli elettori’.
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Roma e Milano hanno catalizzato l’attenzione dei media e della politica per mesi, lasciando quasi in disparte Torino che invece ha riservato le sorprese più grandi. La rielezione di Fassino sembrava cosa semplice: vero che da tempo i dati vedevano nella candidata grillina l’unica sfidante di un certo peso, ma in pochi si aspettavano un risultato di tale portata.
CHIARA APPENDINO
Per il Movimento 5 Stelle, la candidata sindaco Chiara Appendino, consigliera comunale uscente, è stata la donna giusta su cui puntare. Scelta dagli attivisti in assemblea all’unanimità, ma senza le votazioni online, imprenditrice nell’azienda di famiglia, la neomamma (si è recata alle urne con la figlia Sara nata a gennaio) è riuscita a conquistare molti torinesi e non solo i delusi del PD: la sua proposta è piaciuta alla città, soprattutto nelle zone meno centrali, dove il disagio sociale è più palpabile e dove il voto ha premiato il movimento di Grillo. Una grillina anomala, come molti l’hanno definita: niente urla e strepiti o attacchi agli avversari, solo discorsi con parole chiare e toni pacati, la Appendino è riuscita a far esultare anche il numero uno del movimento, Beppe Grillo, che sui social ha rimarcato lo storico risultato raggiunto da questa trentenne contro un politico di lunga data come Fassino. Ora che Chiara Appendino ce l’ha fatta, in che direzione condurrà Torino?
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PIERO FASSINO
Ha cercato sino all’ultimo la riconferma per il Partito Democratico, Piero Fassino, 66 anni, eletto nel 2011 al primo turno con una coalizione di centrosinistra, ma non ce l’ha fatta. Ex ministro, ex segretario dei DS, uomo di punta del PD, attuale presidente dell’ANCI, sostenuto dallo stesso Matteo Renzi, il sindaco uscente è un veterano della politica nazionale. Se avesse vinto, aveva promesso che avrebbe stilato un accordo con i sindacati, perché la parola d’ordine in questa Italia del 2016, ancora sotto scacco della crisi economica, è garantire il lavoro, soprattutto ai giovani, contrastare la disoccupazione e tornare nuovamente a crescere. Nonostante il rilancio della città firmato dalle recenti amministrazioni di sinistra, il problema per il PD rimangono le periferie, dove il partito di Renzi ha preso molti meno voti degli anni passati, cedendo il passo al M5S. “Il voto riflette una situazione di crisi sociale che in questi anni si è sentita in Europa, in Italia e nelle grandi città“, è stato il suo primo commento al termine della giornata elettorale. Che qualcosa sia cambiato anche a Torino ormai è una certezza.
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