Fa discutere in Gran Bretagna il caso di una bambina cristiana di cinque anni data in affido a due famiglie musulmane di stretta osservanza che le avrebbero negato il crocifisso e imposto di parlare l’arabo perché non di lingua inglese. Il caso è stato sollevato dopo che il Times ha preso visione dei documenti dei servizi sociali di Tower Hamlets, borgo a est di Londra che rientra nella cintura cittadina. Secondo il racconto del quotidiano, la piccola sarebbe stata data in affido nell’arco di sei mesi a due famiglie di fede islamica radicale, dove le donne indossano il niqab o il burqa, non si parla inglese ed è vietato mangiare maiale.
La vicenda sta facendo molto discutere. Il Times avrebbe visionato un rapporto confidenziale, redatto da un supervisore dei servizi sociali, che descriveva la bambina in lacrime e chiedeva di non mandarla a casa da quella famiglia perché “non parlano inglese“.
Per due volte dunque, la bambina sarebbe stata affidata a due famiglie di stretta osservanza musulmana: la prima volta per 4 mesi in una famiglia dove la madre indossava il niqab, la tunica che lascia scoperti solo gli occhi, mentre ora vive da due mesi con un’altra famiglia dove la madre affidataria indossa il burqa quando esce a passeggio con lei.
Alla bambina, sempre secondo il rapporto confidenziale visionato dal Times, sarebbe stata tolta la catenina col crocifisso, eliminato il maiale dalla dieta (e quindi il suo piatto preferito, la pasta alla carbonara) e imposto di imparare l’arabo.
La piccola avrebbe poi aggiunto che la madre affidataria le avrebbe detto che “il Natale è stupido” e che le donne europee sono “stupide alcoliste“.
“È una bambina bianca nata in questo paese, parla inglese come prima lingua, ama il calcio, possiede un passaporto britannico ed è stata battezzata in una chiesa“, ha commentato la madre naturale al Times. “Ha già subito un grave trauma per la separazione dalla sua famiglia e ora si trova intrappolata in un modo dove tutto è estraneo e inconsueto“.
Non si hanno altri dettagli sulla vicenda, a partire dal motivo dell’affidamento ai servizi sociali e soprattutto il perché sia stata affidata a contesti familiari così lontani dalla sua origine. Come ricorda la stampa inglese, l’affidamento dei minori in Gran Bretagna è regolato dal The Children Act del 1989 che impone di prendere in considerazione “l’appartenenza religiosa, razziale, culturale e linguistica” dei minori nello scegliere le famiglie affidatarie.
Contattati dal Times, i servizi sociali di Tower Hamlets non hanno rilasciato commenti e non hanno voluto discutere i dettagli del caso. Un portavoce dei servizi sociali ha rilasciato un commento generico al Telegraph in cui conferma di “non commentare singoli casi” e ricorda come il “servizio di assistenza del Tower Hamlets Council offre una casa amorevole e stabile per centinaia di bambini ogni anno“, dando “assolutamente importanza al background dei bambini e alla loro identità culturale“.
Sempre il Telegraph ricorda che Tower Hamlets è una delle zone con più diversità culturale nel paese, con solo il 31 per cento della popolazione inglese e bianca al momento del censimento del 2011. Ciò non toglie, come ricorda la stampa britannica, che la maggioranza della popolazione è bianca e cristiana ed è quindi più probabile che un bambino proveniente da una minoranza, come quella musulmana, sia affidato a famiglie bianche e cristiane, lontane dal suo background e identità.