La famiglia dovrebbe biologicamente costituire il luogo dedicato all’accudimento dei propri figli. Ma molto spesso diventa teatro di maltrattamenti plurimi e ripetuti. Nell’immaginario collettivo l’amore madre-figlio rappresenta un binomio inscindibile. Del resto, è proprio la madre ad esercitare un potere senza confini: è lei che decide chi far nascere e come farlo vivere.
In questo tipo di scenario, esistono diverse modalità con le quali una madre può diventare maltrattante. E sussistono altrettanti modi con i quali può diventare cattiva e produrre distruzione. Spesso in maniera irreversibile.
Ha ventisette anni la donna che spruzzava ripetutamente deodorante spray sul corpo della figlia di diciassette mesi. Nel suo cellulare sono state rinvenute ottanta foto delle gravi ustioni arrecate sul corpicino della neonata. Foto che inviava alla pediatra affinché potesse anche lei provare ad accertarne le presunte cause.
Al vaglio degli inquirenti, però, ce ne sarebbero settemila di scatti. “Non ho mai voluto farle del male, non pensavo che usare quel prodotto potesse provocarle un malessere. Ero stata io a portarla in ospedale quando stava male”.
La piccola, ricoverata almeno tre volte in tre diversi ospedali lombardi, non era riuscita inizialmente a far capire le ragioni alla base delle lesioni che aveva sul corpo. Motivo che ha indotto ad un certo punto i medici a denunciare i fatti alla procura. L’indagine è stata lampo. Difatti, grazie alle intercettazioni e alle telecamere situate nella camera dove la donna era ricoverata con la figlia, è stato riscontrato che era la stessa a spruzzare lo spray sul corpo della figlia. Anche quando lei piangeva.
Una storia umanamente incomprensibile e inaccettabile. Una madre che provoca gravi ustioni con il deodorante ad una bambina di diciassette mesi. Gravi e ripetute. Settemila foto in grado di attestare quello scempio. In carcere dal tre febbraio con l’accusa di maltrattamenti in famiglia – secondo le indagini i maltrattamenti erano iniziati quando la figlia aveva solo due mesi – i legali della donna hanno fatto sapere che chiederanno per lei una consulenza psichiatrica.
Ci sono buone ragioni per preoccuparsi. I plurimi episodi maltrattanti sono gesti razionali? Quel che è certo è che sono molto rari i casi nei quali gli episodi in parola sono riconducibili alla patologia psichiatrica. Tutto, difatti, ruota in genere attorno alla capacità della madre di attingere alle proprie risorse interiori. Spesso perché in preda a disturbi di matrice depressiva.
La quasi totalità delle madri maltrattanti hanno abilità limitate nel comportarsi da persone adulte e frequentemente presentano caratteristiche personologiche spiccatamente immature. Incapaci di sopravvivere e di far fronte alle esigenze quotidiane delle creature che hanno messo al mondo. Sostanzialmente tutti episodi sintomatologici che si distinguono per intensità, durata, gravità. Ma tutti designano la possibile vulnerabilità della donna in un periodo di profonda ricostruzione e riorganizzazione psichica attorno ad una nuova vita che dipende interamente da lei. E dalla sua stabilità psicofisica.
La disperazione può essere tale da tradursi in violenza? La risposta è più drammatica di quanto si pensi. Difatti, ripetutamente i maltrattamenti scaturiscono da ragioni futili, impercettibili per chi è integro dal punto di vista personologico. Un pianto, un lamento. Esternazioni che appaiono insormontabili per una madre che versa di per sé in condizioni, pregresse e spesso non curate, di forte disagio psicologico. Nel caso della madre ventisettenne lo schema si è ripetuto almeno settemila volte. Come testimoniano gli episodi di ustioni da lei immortalati negli scatti del suo smartphone.
Il problema è più grave di quanto istituzionalmente e socialmente preso in considerazione. Difatti, le donne che vivono momenti emozionalmente precari sono sicuramente più esposte ad incorrere nel dramma della depressione post partum. Un male che va ad aggravare gli equilibri non solo personali, ma anche familiari. Alimentando così un circolo vizioso senza uscita. Un circolo vizioso che, frequentemente, è foriero di patologie depressive. Ciò perché assumere il ruolo di madre catapulta improvvisamente in mondi inglobanti e sconosciuti. In dimensioni capaci di sollevare questioni di “inadeguatezza materna”.
Torniamo alla cronaca. Secondo gli inquirenti la donna, che ha dichiarato di voler profumare la figlia con il deodorante, praticava quelle lesioni per far si che la piccola rimanesse ricoverata in ospedale. Un indicatore quest’ultimo che, se confermato, avvalorerebbe la pista della depressione post partum o comunque di un forte disagio interiore. In questa circostanza, la depressione non può e non deve essere una scusante. Non può esserlo per un sistema che dovrebbe prendersi cura di chi genera la vita.
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