Sembra assurdo, purtroppo accade ovunque, nemmeno raramente. Il problema dei bambini dimenticati in auto dovrebbe essere confinato nei romanzi dell’orrore, tanto illogico appare un fatto del genere. Come può un genitore essere distratto al punto di dimenticare il proprio figlio in macchina, come se fosse una borsa? Sembra impossibile che il senso di responsabilità sia ridotto a dimensioni così microscopiche. Quale appuntamento o preoccupazione può essere più importante? Quale posto occupano i figli nella testa di certe persone? Perché li fanno, verrebbe da chiedersi. Ma il problema esiste.
Le cronache hanno raccontato più volte casi di bambini piccoli dimenticati in estate nell’auto chiusa e lasciata sotto il sole, morti perché dopo pochi minuti la temperatura dell’abitacolo aveva raggiunto temperature da forno. Negli Stati Uniti addirittura è accaduto che la madre scellerata fosse una pediatra, talmente presa dal resto del mondo che mentre lei era nello studio a curare i figli degli altri, il proprio cuoceva in macchina. E’ auspicabile che le autorità vietino a quella donna anche solo di avvicinarsi ad un bambino da ora in poi, altro che pediatra.
Al giorno d’oggi si sta affermando la preoccupante tendenza di pensare che la tecnologia possa sostituire la responsabilità individuale. Sempre negli Usa, è nata un’azienda intorno ad un dispositivo chiamato Sense A Life (non è ancora in produzione, la compagnia è in fase di raccolta finanziamenti). Funziona così: si installano due sensori nell’auto, uno sul sedile del guidatore e un altro su quello dove è montato il seggiolino. I sensori sono collegati ad un trasmettitore. Quando viene rilevato che il sedile guida è vuoto ma quello del seggiolino no, viene inviato un messaggio al cellulare del genitore. Se non ci sono risposte, viene inviato un messaggio ad altre persone comprese in una lista predeterminata (l’altro genitore, parenti, eccetera). Evidentemente i produttori contano sul fatto che è improbabile che qualcuno dimentichi il telefono. Il figlio sì, lo smartphone mai. E’ triste e facile stabilire cosa sia più importante nella testa di certa gente.
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