Con la diffusione di strumenti e piattaforme tecnologiche i bambini sono spesso immersi per lunghe ore negli schermi di computer, TV, smartphone, ecc. con danni per la loro salute spesso sottovalutati da genitori ed educatori.
Questo è ciò che emerge da un sondaggio a stelle e strisce condotto dal CS Mott Children’s Hospital, l’ospedale pediatrico dell’Università del Michigan, su un campione di più di duemila genitori di ragazzi tra i 3 e i 18 anni d’età.
Bisogna ammetterlo: i computer e loro derivati più o meno tascabili (tablet, smartphone, console per videogiochi) hanno in molti casi sostituito baby sitter, nonni e altre relazioni di cura più tradizionali.
Non di rado, di fronte alle lamentele dei bambini o alla scarsità di tempo dei genitori, si delega allo schermo, coi suoi colori, movimenti e grafiche accattivanti, il ruolo di intrattenitore e, a volte, educatore dei più piccoli.
Questa pratica ha destato l’interessa dell’ospedale pediatrico dell’Università del Michigan, Stati Uniti, che ha deciso di intraprendere un sondaggio tra il popolo delle mamme e papà americane non tanto sugli effetti psico-sociali delle ore trascorse in interazioni puramente digitali ed incorporee, bensì sugli effetti misurabili di tale esposizione sulla vista dei ragazzi.
Dallo studio sembra emergere una impreparazione su conseguenze e rischi di tale abitudine primariamente tra gli stessi genitori.
Innanzitutto il dato aggregato forse più inaspettato: circa una coppia su due afferma di non aver mai preso in considerazione le ricadute dell’utilizzo frequente e spesso continuato degli schermi a cristalli liquidi o simili sugli occhi dei propri figli. Non solo: un genitore su sette dichiara di non portare il/la bambino/a dall’oculista per un controllo di routine da almeno due anni.
Dati questi che per gli esperti denotano una sottovalutazione, se non addirittura una svalutazione, del problema per la futura salute degli occhi di infanti e non.
Benessere visivo che viene insidiato dall’esposizione alla luce innaturale degli schermi, i quali aumenterebbero, in proporzione con il tempo di utilizzo, il rischio di miopia. Al contrario aria aperta e luce solare, illuminazioni più naturali ed evolutivamente sopportate dall’occhio umano, non innescherebbero tali dinamiche di allerta.
Tuttavia la scarsa considerazione del pericolo, frutto, come emerge dal sondaggio, di ignoranza sul tema, genera inazione a riguardo oppure rimedi poco incisivi, se non lesivi, per la vista dei bambini.
Quindi, nonostante la necessità di ulteriori e più approfonditi studi, gli schermi di computer e derivati possono innescare problemi fisici oltre che sociali e relazionali: è ora compito dei genitori, date le evidenze scientifiche, saper mediare tra potenzialità e gioie offerte dai nuovi mezzi senza però andare a pregiudicare il benessere dei ragazzi.
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